L'ordine
di Caltanissetta invita gli organi costituzionali a verificare perché
il testo discrimina e viola la Costituzione. La legale: il
provvedimento farà crescere i clandestini, non i rimpatri
Stefano
Miliani
Il
decreto sull'immigrazione e la sicurezza del governo Salvini-Di Maio
(con Giuseppe Conte come loro portavoce) contiene "profili di
incostituzionalità" che gli organi costituzionali dovrebbero
verificare: a metterlo nero su bianco, è la Commissione Consiliare
"Diritti Umani e Diritto dell'Immigrazione" nel Consiglio
dell'Ordine degli Avvocati di Caltanissetta, quindi un organismo in
grado di analizzare a fondo le leggi. Al contempo un gruppo di legali
della città siciliana invita con un suo documento a rendersi conto
di quanto accade e a mobilitarsi contro quel testo perché
discriminatorio. Ne parla qui Delia Perricone, componente della
Commissione Consiliare. La legale si occupa di immigrazione e che
ricorda come, una volta minati i diritti di una categoria, anche le
altre categorie in futuro rischiano.
Avvocata,
il decreto per voi ha profili di incostituzionalità? Abbiamo
analizzato le diverse disposizioni e il decreto presenta diversi
punti di criticità costituzionale. Tra questi abroga la
protezione umanitaria, amplia i tempi di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri, si riforma la cittadinanza con misure fortemente restrittive fino alla previsione della revoca.
protezione umanitaria, amplia i tempi di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri, si riforma la cittadinanza con misure fortemente restrittive fino alla previsione della revoca.
In
che modo viola la Costituzione? Nel
prevedere l'obbligo di allontanamento del richiedente asilo quando vi
sia una condanna di primo grado, non definitiva quindi e in pendenza
di un procedimento. Ciò significa che se chi richiede protezione fa
un'audizione in commissione e questa gli nega una forma protezione,
il richiedente può impugnare l'atto e presentare ricorso. Chiarisco:
con il decreto qualora vi sia una sentenza primo grado di condanna
per quei reati il richiedente dovrà lasciare il territorio
nazionale, ma la nostra Costituzione prevede il principio di non
colpevolezza fino a che la condanna non è passata in giudicato cioè
non è definitiva. Così questo principio vale solo per i cittadini
italiani.
E
quindi? Cosa succede?
Quindi discrimina tra un sistema di diritto che varrà per i
cittadini italiani e non vale più per i cittadini stranieri. Si crea
anche un pregiudizio al diritto di difesa che va garantito, come
prevede sempre la Costituzione. Quando il richiedente dovrà
allontanarsi dal territorio non potrà impugnare una condanna di
primo grado e non può esercitare pienamente il diritto di difesa. La
possibilità di un esito positivo in secondo grado o in Cassazione
rimane pertanto solo per i cittadini italiani.
Perché criticate questo impianto? Tutto l'impianto non sta bene. Si vuole ingenerare l'equivoco che limitando o negando l'esercizio dei diritti a quei cittadini si regolarizzerà il fenomeno migratorio. Non è così, è un equivoco di fondo: è una lettura errata pensare che aumentando i provvedimenti di espulsione aumenteranno i rimpatri.
Perché criticate questo impianto? Tutto l'impianto non sta bene. Si vuole ingenerare l'equivoco che limitando o negando l'esercizio dei diritti a quei cittadini si regolarizzerà il fenomeno migratorio. Non è così, è un equivoco di fondo: è una lettura errata pensare che aumentando i provvedimenti di espulsione aumenteranno i rimpatri.
Per
quale motivo? Perché
per eseguire le espulsioni occorre che il cittadino straniero vada
identificato dal paese di origine dal quale l'Italia dovrà ottenere
l'identificazione. Invece la maggior parte delle espulsioni non viene
eseguita perché con moltissimi paesi non esiste rapporto di
bilateralità con noi, non c'è interlocuzione. E altri paesi con cui
questo rapporto c'è hanno assunto un atteggiamento di chiusura. È
un equivoco pensare che più provvedimenti di espulsione porteranno
più rimpatri. La vera soluzione è favorire i rapporti di
bilateralità con quei paesi che offrono garanzie di sicurezza per le
persone: solo così si potrà procedere a regolarizzare il fenomeno.
L'aumento
dei provvedimenti di espulsione quali conseguenze avrà? Poiché
non potranno essere eseguiti aumenteranno i clandestini: a quel punto
sfuggiranno a ogni controllo e non potranno essere rimpatriati. Già
succede oggi: molti destinatari accumulano più di un provvedimento
ma rimangono perché non si può procedere, perché manca un rapporto
con il paese di origine.
Un
gruppo di voi avvocati di Caltanissetta invita alla mobilitazione
sociale: per quali ragioni? Lo
facciamo in condivisione con gli appelli di diversi organismi: è
importante una presa di posizione collettiva soprattutto per
divulgare una corretta informazione. I sostenitori del decreto
purtroppo sono destinatari di una cattiva o di un'errata
informazione. Tra l'altro un'altra conseguenza del decreto sarà che
aumenteranno i contenziosi giudiziari.
Non
vedete un'opposizione politica adeguata? Penso
che la necessità di una presa di posizione investa in generale i
cittadini, al di là di una militanza politica che non dovrebbe
condizionare quando si parla di violazione di diritti e principi
costituzionali. Non è una questione politica, nel senso ideologica,
certo non partitica. Penso ci debba essere un movimento al di fuori
dei partiti: occorre una presa di coscienza dei cittadini. Come
avvocati abbiamo sentito questo dovere in ossequio alla nostra
professione, per salvaguardare i principi costituzionali: noi
dovremmo essere un presidio contro gli attacchi anche legislativi
verso i diritti fondamentali, è un dovere.
Adesso
si violano i diritti dei cittadini stranieri: domani potrà accadere
anche ai cittadini italiani?
Certo, nessuno è al riparo. Compromettere i diritti verso determinate categorie non può portare a un rafforzamento dei diritti, anzi porta a una frattura e vale per qualunque categoria: oggi tocca ai i cittadini stranieri migranti ma il discorso può essere generalizzato per chiunque. Il decreto ha introdotto un doppio sistema di diritto: uno per i cittadini stranieri che non avranno i diritti costituzionali, un altro sistema per i cittadini italiani. Così si viola anche il principio di non discriminazione e da italiani dobbiamo sentirci esposti.
Certo, nessuno è al riparo. Compromettere i diritti verso determinate categorie non può portare a un rafforzamento dei diritti, anzi porta a una frattura e vale per qualunque categoria: oggi tocca ai i cittadini stranieri migranti ma il discorso può essere generalizzato per chiunque. Il decreto ha introdotto un doppio sistema di diritto: uno per i cittadini stranieri che non avranno i diritti costituzionali, un altro sistema per i cittadini italiani. Così si viola anche il principio di non discriminazione e da italiani dobbiamo sentirci esposti.
Chi
ha aderito al vostro appello? Una
cosa è il comunicato della commissione, che ha avvertito un dovere
da professionisti del diritto; un'altra cosa è il documento redatto
da singoli avvocati del settore immigrazione al quale hanno aderito
anche associazioni fuori del territorio. D'altro canto Caltanissetta
è fortemente interessata al fenomeno migratorio, ha una delle
pochissime sedi del Cpr, il Centro permanenza rimpatri, che a breve
riapre. Il Foro ha ritenuto necessario intervenire perché abbiamo
notato una grande disinformazione, vengono divulgati messaggi errati
dal punto di vista giuridico.
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