"...io ho effettuato la
battitura, perché io non ho mai negato di averla effettuata, anzi ho
portato, a dimostrazione del fatto che questa battitura non è stata
fatta soltanto in quelle 6 volte, ma in altre 40 e più volte, anche
tutte le notifiche di sanzioni disciplinari che ho avuto.
Io ho fatto una protesta prolungata per 6 mesi per
sottrazione di materiale cartaceo dalla mia cella, che includeva
anche atti giudiziari - che però, agli occhi della polizia
penitenziaria, erano esclusivamente pensiero mio, dal momento che
erano presentati in occasione di processi da parte mia o da parte dei
miei compagni in altri processi - e quindi non scevri di quella
tutela di cui comunque godono gli atti giudiziari detenuti in cella,
e che, nel momento in cui invece mi furono restituiti, motivarono
l'interruzione della protesta, perché questa qui era una protesta
chiaramente contro il personale penitenziario e comunque chi aveva
comandato loro di farlo, e che non aveva più motivo di esistere nel
momento in cui mi era stato restituito.
Che
cosa c'è dietro tutto quello che è successo?
Il
motivo della denuncia è il presunto disturbo del sonno, della quiete
degli altri detenuti. Questo disturbo è un disturbo che a me non è
stato testimoniato nei fatti. Certo, io non posso dire che
qualcuno non possa essersi lamentato in privato con qualcuno, ma
certamente non lo ha fatto in pubblico, perché se lo avesse fatto,
certamente non avrei interrotto la protesta, ma l'avrei organizzata
diversamente.
Non
ho avuto cognizione di un presunto disturbo della quiete e non perché
non potessi pensare che il rumore può arrecare del fastidio! Se è
per questo noi abbiamo avuto anche delle proteste perché è cambiato
l'orario di accensione e spegnimento delle televisioni, che prima
venivano spente alle 3 di notte, ora sono spente a mezzanotte, e ci
sono state delle proteste notturne, cioè alla mezzanotte, effettuate
da una parte del maschile, ma né io né nessun'altra si è sognata
di lamentarsi del fatto che altri prigionieri facessero questa
protesta perché, se si ritiene che è giusto difendere i propri
diritti, chiaramente si è d'accordo a prescindere, si sopporta il
fastidio che si può avere, che è un fastidio comunque limitato
rispetto a quello che può capitarci in termini di non tutela dei
nostri diritti, in una condizione in cui l'integrità personale è
soggetta a interpretazioni.
E
quando dico integrità personale, e qui soprattutto io mi sto
allargando un po' ma è impossibile non farlo, è comunque
necessario avere un limite. Lo dico anche da me, cioè nel senso che
io stessa ho dovuto valutare quale fosse una protesta opportuna e
quindi fino a dove mi potessi spingere naturalmente. Non per quelle
che potevano essere le conseguenze limitate su di me, ma per quello
che è giusto e proporzionato fare!
Appunto,
quando si parla di integrità personale, chiaramente è nel merito,
per quello che è la mia soggettività, non soltanto la mia
incolumità fisica! E nemmeno la mia sopravvivenza, come può essere
ritenuto in parte del diritto che si è andato affermando in questi
anni, o addirittura meno di una sopravvivenza, come in parte abbiamo visto in ambito anglosassone, per cui ci può essere il fenomeno
degli omicidi di stato, consentiti da una commissione di giuristi
segreta.
Integrità
personale per me è anche tutto quello che sono soggettivamente,
quello che penso.
Perché
il motivo della mia opposizione al decreto è stata la sostanziale
legittimità della mia protesta, non il fatto che io non l'avessi
compiuta!
E
quindi è ovvio che ora io voglia argomentare il motivo della sua
legittimità! E trovo il motivo della sua legittimità sostanziale
nel fatto che io comunque ho difeso la mia integrità soggettiva! E
l'integrità soggettiva sappiamo che nel contesto del 41 bis è
dubbio che cosa significhi!
Perché
nel momento in cui a me
è vietato di parlare, così come lo è alle altre detenute
- proprio ieri sono stati fatti dei rapporti disciplinari perché
qualcuno del personale penitenziario ha ritenuto che una detenuta di
un gruppo di segregazione parlasse con un'altra detenuta di un altro
gruppo di segregazione, dopodiché non è detto che lo abbiano fatto
davvero, perché la voce si diffonde e non è che si capisce bene
tutto, oppure, come il rumore si è diffuso in
occasione delle proteste, ma a me nessuno è potuto venire a dirmi: "guarda, mi stai disturbando, non lo fare!", e quindi io non posso presumere che ci sia un disturbo per il solo fatto che c'è
un atto materiale di protesta.
Perché,
come è successo tante altre volte, questo non ha arrecato questo
disturbo a quanto pare, o comunque non ha arrecato un disturbo tale
da essere un illecito penale, perché, come abbiamo visto, per 40 e
più altre volte non lo è stato, nonostante questa mia pratica sia
stata sanzionata più di 50 volte, ma solo 6 sono state denunciate al
Tribunale.
Allora,
se non viene rispettata l'integrità soggettiva e quindi non solo
fisica, non solo l'incolumità fisica del prigioniero, dal momento
che invece ognuno di noi è un soggetto, è naturale che si difenda e
che metta in atto le pratiche che sono possibili e che ritiene
proporzionate per difendere la propria integrità.
Quindi
chiaramente si tratta di criteri che ognuno ha per definirla. Il
legislatore, o comunque sia l'esecutivo, non ha lo stesso criterio
che ho io di integrità soggettiva, perché ha ritenuto possibile
vietare la parola, e finora non c'è stata nessuna pronuncia, nessuna
istanza giudiziaria superiore che dicesse: "sì, è giusto"
o "non è giusto" quello che ha fatto il legislatore nel
2009 quando ha vietato la parola fra le persone...
Signor
Giudice, ma se il legislatore non avesse vietato la parola a me
qualcuno lo avrebbe detto che stavo disturbando, ad esempio!...
Dopodiché
chiaramente io difendo il mio, non solo diritto, ma anche dovere,
perché non solo è un mio diritto difendere la mia integrità
personale, ma è anche un dovere politico, perché io sono una
rivoluzionaria e chiaramente non ammetto che ci sia un tentativo di
coercire la soggettività altrui, questo non lo ammetto e quindi è
un mio dovere anche difenderla da un punto di vista sociale".
Applausi
Giudice:
"che sono questi applausi?"
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