Dal
panettiere senegalese pestato a Sondrio alla donna Nord Africana
malmenata a Roma per un parcheggio. La scia di violenze percorre tutto
lo stivale destando timori
Sondrio, 18 Ottobre
Lui stava andando al lavoro, panettiere di 28 anni di origine senegalese. Loro stavano tornando da una festa in paese. Lo hanno insultato per il colore della pelle, lo hanno circondato e poi lo hanno aggredito a calci e pugni. Il «tiro al nero» questa volta è avvenuto sabato poco dopo le 2 di notte a Morbegno, alle porte della Valtellina. Mame Serigne Gueye stava andando verso il panificio della città dove lavora.
Lui stava andando al lavoro, panettiere di 28 anni di origine senegalese. Loro stavano tornando da una festa in paese. Lo hanno insultato per il colore della pelle, lo hanno circondato e poi lo hanno aggredito a calci e pugni. Il «tiro al nero» questa volta è avvenuto sabato poco dopo le 2 di notte a Morbegno, alle porte della Valtellina. Mame Serigne Gueye stava andando verso il panificio della città dove lavora.
SABATO NOTTE era in
corso una sagra di paese, Cantine a Morbegno, che celebra vini e salumi
locali. I ragazzi che hanno aggredito Mame Serigne Gueye avevano passato
la serata in piazza. La
vittima ha raccontato ai soccorritori di essere stata insultata per il colore della pelle, poi circondata.
Dalle parole
alle mani è stato tutto molto veloce. Spintoni, calci, il tentativo di
reagire del 28enne, poi il pugno all’occhio destro che lo ha fatto
finire a terra col volto insanguinato.vittima ha raccontato ai soccorritori di essere stata insultata per il colore della pelle, poi circondata.
A QUEL PUNTO ha ripreso
in mano il telefono cellulare caduto a terra e ha chiamato i
carabinieri. Gli aggressori sono stati individuati dopo aver visionato
le telecamere di sorveglianza della zona e grazie alla descrizione fatta
dalla vittima. Si tratta di due giovani del posto, denunciati per
lesioni. Uno dei due si era fato medicare perché si sarebbe ferito
durante l’aggressione. La vittima è stata medicata e dimessa con una
prognosi di alcuni giorni.
GLI INSULTI sarebbero
arrivati da un gruppetto di giovani, l’aggressione fisica l’avrebbero
fatta le due persone identificate e denunciate. Dopo la festa si sono
accanite su una persona che stava solo andando al lavoro nella
panetteria del paese dove probabilmente comprano il pane anche loro. La
pelle nera non gli è andata giù. A Morbegno qualcuno dice «sono cose da
bulli dopo una festa». Il comune però non è di quelli turboleghisti. La
maggioranza è una coalizione civica, più vicina al centro destra che
alla sinistra, ma non su posizione estreme. Il centro sinistra ha
governato in passato, a Morbegno come nel capoluogo Sondrio, passato al
centro destra a giugno di quest’anno.
LA VALLE è di quelle
spigolose, dove il leghismo è diffuso, ma anche l’associazionismo e il
terzo settore. Forza Nuova aveva lanciato due anni fa le ronde sui treni
che recentemente abbiamo rivisto a Bergamo. «Passeggiate per la
sicurezza» che però non si sono mai ripetute, di fatto uno spot
comunicativo del partito. Ora la Valle si interroga se qualcosa stia
cambiando o se l’aggressione a Mame Serigne Gueye resterà un brutto
episodio isolato.
IL SINDACO ANDREA RUGGERI
ha condannato quanto successo e ha rivendicato l’installazione delle
telecamere che hanno filmato il pestaggio. «Serve la condanna unanime di
tutte le forze politiche, anche se purtroppo va sottolineato che chi ha
responsabilità di Governo, come il ministro Salvini, non fa niente per
prevenire situazione simili, ma anzi getta benzina sul fuoco» ha
commentato il Pd regionale. Condanna di quanto accaduto anche dalle
altre forze di opposizione, silenzio dalla destra che governa la
Lombardia.
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Trento, 17 Ottobre
Mamadou, 25 anni, origini senegalesi, vive a Bolzano da 15 anni. Lavora per un’azienda che monta forni. Sale sul Flixbus Trento-Roma. Ha il biglietto, come gli altri passeggeri. Rispetto a loro, però, Mamadou è nero. Quando prova a sedersi al posto assegnato, una signora italiana lo insulta: «Qui no, vai via, in fondo, sei di un altro colore e di un’altra religione».
La signora non cambia idea. Arriva la polizia e le prende i documenti. Il ragazzo viene spostato in fondo, vicino ad Elena, studentessa che poi denuncia l’episodio su Facebook. Nel post scrive: «Come si dice “al peggio non c’è mai fine” perché il peggio arriva: viene chiamata addirittura la polizia! Il ragazzo continua a piangere, è stanco. La polizia arriva e fortunatamente tutto si risolve spostando di posto il ragazzo, facendolo sedere vicino a me»
Mamadou, 25 anni, origini senegalesi, vive a Bolzano da 15 anni. Lavora per un’azienda che monta forni. Sale sul Flixbus Trento-Roma. Ha il biglietto, come gli altri passeggeri. Rispetto a loro, però, Mamadou è nero. Quando prova a sedersi al posto assegnato, una signora italiana lo insulta: «Qui no, vai via, in fondo, sei di un altro colore e di un’altra religione».
La signora non cambia idea. Arriva la polizia e le prende i documenti. Il ragazzo viene spostato in fondo, vicino ad Elena, studentessa che poi denuncia l’episodio su Facebook. Nel post scrive: «Come si dice “al peggio non c’è mai fine” perché il peggio arriva: viene chiamata addirittura la polizia! Il ragazzo continua a piangere, è stanco. La polizia arriva e fortunatamente tutto si risolve spostando di posto il ragazzo, facendolo sedere vicino a me»
Trento, 17 Ottobre
Uno studente indiano, che frequenta l’università (a breve si laureerà ingegneria meccatronica), è stato fatto cadere e poi colpito a calci nei dintorni della residenza dove abita.
Gli aggressori si sono limitati a picchiarlo senza portargli via nulla.
Il ragazzo ha informato del fatto l’università, raccontando che il movente dell’aggressione è di tipo razziale. «Lo studente – ha comunicato l’ateneo – ha manifestato all’Università quanto è successo». Secondo i media locali l’aggredito avrebbe sporto denuncia in questura. Il ragazzo ha inoltre ricevuto tempestivamente la telefonata della prorettrice Barbara Poggio, che ha espresso la massima solidarietà a nome di tutto l’Ateneo, ribadendo la natura odiosa e intollerabile del gesto.
Uno studente indiano, che frequenta l’università (a breve si laureerà ingegneria meccatronica), è stato fatto cadere e poi colpito a calci nei dintorni della residenza dove abita.
Gli aggressori si sono limitati a picchiarlo senza portargli via nulla.
Il ragazzo ha informato del fatto l’università, raccontando che il movente dell’aggressione è di tipo razziale. «Lo studente – ha comunicato l’ateneo – ha manifestato all’Università quanto è successo». Secondo i media locali l’aggredito avrebbe sporto denuncia in questura. Il ragazzo ha inoltre ricevuto tempestivamente la telefonata della prorettrice Barbara Poggio, che ha espresso la massima solidarietà a nome di tutto l’Ateneo, ribadendo la natura odiosa e intollerabile del gesto.
Bari, 15 Ottobre
Un bambino di otto anni e mezzo sta tornando a casa dall’abitazione del professore dove frequenta il doposcuola. Vede un gruppo di ragazzini che stanno sporcando le macchine parcheggiate con una bomboletta bianca.
Li invita a smetterla. Quelli, invece di fermarsi, gli rispondono mostrando la bomboletta: «Sei nero, ora ti facciamo diventare bianco». Lo inseguono, lo rincorrono fino alla casa in cui vive con la madre, una donna italiana che ha avuto il bambino con un uomo della Costa d’Avorio.
La donna ha denunciato altri episodi di razzismo precedenti, all’interno della scuola del figlio. Atti e aggressioni che hanno costretto la famiglia a cambiare l’istituto scolastico.
Un bambino di otto anni e mezzo sta tornando a casa dall’abitazione del professore dove frequenta il doposcuola. Vede un gruppo di ragazzini che stanno sporcando le macchine parcheggiate con una bomboletta bianca.
Li invita a smetterla. Quelli, invece di fermarsi, gli rispondono mostrando la bomboletta: «Sei nero, ora ti facciamo diventare bianco». Lo inseguono, lo rincorrono fino alla casa in cui vive con la madre, una donna italiana che ha avuto il bambino con un uomo della Costa d’Avorio.
La donna ha denunciato altri episodi di razzismo precedenti, all’interno della scuola del figlio. Atti e aggressioni che hanno costretto la famiglia a cambiare l’istituto scolastico.
Varese, 14 Ottobre
Emanuel, ventottenne di origini nordafricane che da 10 anni vive in Italia, lavora presso un supermercato Carrefour. Fa il cassiere.
Durante il suo turno di lavoro, si trova di fronte una donna quarantenne che gli dice: «Non voglio essere servita da un negro». Il ragazzo invita la cliente a concludere i suoi acquisti, ma lei insiste e continua a insultarlo con frasi razziste. Quando sente che i colleghi stanno chiamando la polizia, gli lancia addosso anche una lattina di birra, danneggiando la cassa.
La donna viene denunciata: le telecamere di videosorveglianza hanno ripresa l’intera scena. Il cassiere – invece, e per fortuna, riceve numerosi attestati di solidarietà.
Emanuel, ventottenne di origini nordafricane che da 10 anni vive in Italia, lavora presso un supermercato Carrefour. Fa il cassiere.
Durante il suo turno di lavoro, si trova di fronte una donna quarantenne che gli dice: «Non voglio essere servita da un negro». Il ragazzo invita la cliente a concludere i suoi acquisti, ma lei insiste e continua a insultarlo con frasi razziste. Quando sente che i colleghi stanno chiamando la polizia, gli lancia addosso anche una lattina di birra, danneggiando la cassa.
La donna viene denunciata: le telecamere di videosorveglianza hanno ripresa l’intera scena. Il cassiere – invece, e per fortuna, riceve numerosi attestati di solidarietà.
Lucca, 12 Ottobre
Un ragazzo nato e cresciuto a Lucca da genitori dello Sri Lanka che frequenta un istituto superiore del capoluogo ha ricevuto insulti razzisti su un autobus della città toscana. Un autista della Ctt Toscana Nord prima avrebbe detto al ragazzo di stare in piedi perché non c’erano posti a sedere.
Poi, quando il giovane ha trovato un sedile libero, è arrivato l’insulto: «Ma vieni dal cimitero? Puzzi di morto! C’è un tanfo di morto! Che cosa ti sei messo? Non ti puoi sedere, puzzi di morto». Nessuno dei passeggeri è intervenuto. Secondo il ragazzo – che ha raccontato ai giornali locali l’episodio – «Forse non hanno sentito o forse hanno preferito far finta di niente. Una cosa del genere non mi era mai successa».
Un ragazzo nato e cresciuto a Lucca da genitori dello Sri Lanka che frequenta un istituto superiore del capoluogo ha ricevuto insulti razzisti su un autobus della città toscana. Un autista della Ctt Toscana Nord prima avrebbe detto al ragazzo di stare in piedi perché non c’erano posti a sedere.
Poi, quando il giovane ha trovato un sedile libero, è arrivato l’insulto: «Ma vieni dal cimitero? Puzzi di morto! C’è un tanfo di morto! Che cosa ti sei messo? Non ti puoi sedere, puzzi di morto». Nessuno dei passeggeri è intervenuto. Secondo il ragazzo – che ha raccontato ai giornali locali l’episodio – «Forse non hanno sentito o forse hanno preferito far finta di niente. Una cosa del genere non mi era mai successa».
Lucca, 6 Ottobre
Una ragazza di origini haitiane, Judith Romanello, di 20 anni, che si era presentata a un colloquio di lavoro, non ha ottenuto il posto per discriminazione razziale.
In cerca di un’occupazione a Venezia, ha risposto a un annuncio per un impiego da cameriera in un ristorante.
La giovane si è presentata al colloquio, ma una volta visto il colore della sua pelle la risposta del datore è stata: «Ah, ma sei nera? Scusa, non è per cattiveria – ha detto l’uomo – ma io non voglio persone di colore nel ristorante, potrebbe far schifo ai miei clienti, potrebbe far schifo che tocchi i loro piatti». Judith ha poi postato un video sui social nel quale ha raccontato l’episodio, raccogliendo attestati di solidarietà.
Una ragazza di origini haitiane, Judith Romanello, di 20 anni, che si era presentata a un colloquio di lavoro, non ha ottenuto il posto per discriminazione razziale.
In cerca di un’occupazione a Venezia, ha risposto a un annuncio per un impiego da cameriera in un ristorante.
La giovane si è presentata al colloquio, ma una volta visto il colore della sua pelle la risposta del datore è stata: «Ah, ma sei nera? Scusa, non è per cattiveria – ha detto l’uomo – ma io non voglio persone di colore nel ristorante, potrebbe far schifo ai miei clienti, potrebbe far schifo che tocchi i loro piatti». Judith ha poi postato un video sui social nel quale ha raccontato l’episodio, raccogliendo attestati di solidarietà.
Padova, 4 Ottobre
È successo a Montagnana, provincia di Padova. «Non vogliamo essere serviti da un cameriere di colore», è quello che si è sentito rispondere da due clienti un ragazzo.
La coppia, una volta entrata, si è seduta e ha chiesto di essere servita. Si è avvicinato un giovane dalla pelle scura, un dettaglio che non è piaciuto ai clienti, tanto da rifiutarsi di essere serviti da lui.
L’aggressione verbale si è svolta sotto gli occhi di una sua collega, Laura, che non ci ha pensato due volte: «Potete anche andare via – ha detto – qui noi non serviamo clienti razzisti». Il fatto, segnalato su Facebook dalla stessa Laura, ha suscitato la solidarietà dei cittadini.
È successo a Montagnana, provincia di Padova. «Non vogliamo essere serviti da un cameriere di colore», è quello che si è sentito rispondere da due clienti un ragazzo.
La coppia, una volta entrata, si è seduta e ha chiesto di essere servita. Si è avvicinato un giovane dalla pelle scura, un dettaglio che non è piaciuto ai clienti, tanto da rifiutarsi di essere serviti da lui.
L’aggressione verbale si è svolta sotto gli occhi di una sua collega, Laura, che non ci ha pensato due volte: «Potete anche andare via – ha detto – qui noi non serviamo clienti razzisti». Il fatto, segnalato su Facebook dalla stessa Laura, ha suscitato la solidarietà dei cittadini.
Genova, 4 Ottobre
«Tornatene al tuo paese» hanno gridato mentre picchiavano e rapinavano un cittadino ivoriano nei pressi del centro di Genova.
La vittima stava camminando nei dintorni del quartiere Dinegro – vicino al centro storico genovese e alla zona del porto del capoluogo ligure, quando quattro italiani, lo hanno attaccato, insultandolo per il colore della pelle. Secondo le ricostruzioni l’uomo è stato prima circondato e offeso con frasi come «Torna a lavorare nei campi, negro di m…» poi è stato immobilizzato e preso a calci e pugni. Prima di fuggire i quattro hanno strappato dalle tasche dell’uomo i documenti e il portafoglio. Gli aggressori secondo i testimoni hanno un età compresa tra i 20 e 25 anni.
«Tornatene al tuo paese» hanno gridato mentre picchiavano e rapinavano un cittadino ivoriano nei pressi del centro di Genova.
La vittima stava camminando nei dintorni del quartiere Dinegro – vicino al centro storico genovese e alla zona del porto del capoluogo ligure, quando quattro italiani, lo hanno attaccato, insultandolo per il colore della pelle. Secondo le ricostruzioni l’uomo è stato prima circondato e offeso con frasi come «Torna a lavorare nei campi, negro di m…» poi è stato immobilizzato e preso a calci e pugni. Prima di fuggire i quattro hanno strappato dalle tasche dell’uomo i documenti e il portafoglio. Gli aggressori secondo i testimoni hanno un età compresa tra i 20 e 25 anni.
Napoli, 2 Ottobre
È accaduto sull’autobus che da Benevento porta a Napoli. Un passeggero di origini asiatiche, presumibilmente pakistano, viene insultato e minacciato da un uomo italiano seduto accanto a lui: «Io sono italiano e tu mi fai schifo, ti taglio la testa, fammi vedere il biglietto, voi facce di m… ci avete rovinato, mi fai schifo a pelle, ti ammazzo di botte».
Interviene solo Giovanna, che prima ricorda come tutti gli altri passeggeri fossero «muti, impauriti, con gli occhi incollati sui telefonini, il muso al finestrino». Lei invece interviene chiedendo all’italiano di smetterla: «Non sei neanche il controllore», gli dice. L’uomo minaccia anche lei: «Tu a Napoli non ci arrivi, se ti incontro sei morta». Poi si arrende.
È accaduto sull’autobus che da Benevento porta a Napoli. Un passeggero di origini asiatiche, presumibilmente pakistano, viene insultato e minacciato da un uomo italiano seduto accanto a lui: «Io sono italiano e tu mi fai schifo, ti taglio la testa, fammi vedere il biglietto, voi facce di m… ci avete rovinato, mi fai schifo a pelle, ti ammazzo di botte».
Interviene solo Giovanna, che prima ricorda come tutti gli altri passeggeri fossero «muti, impauriti, con gli occhi incollati sui telefonini, il muso al finestrino». Lei invece interviene chiedendo all’italiano di smetterla: «Non sei neanche il controllore», gli dice. L’uomo minaccia anche lei: «Tu a Napoli non ci arrivi, se ti incontro sei morta». Poi si arrende.
Roma, 30 Settembre
Una donna nordafricana viene spinta e gettata a terra da un uomo italiano nei pressi di Piazza Bologna.
All’origine dell’aggressione un diverbio per un parcheggio. La donna, infatti, occupava un posto auto in attesa del fratello, che stava arrivando in macchina. L’uomo, un cinquantenne romano, vedendo il posto vuoto le ha intimato di spostarsi immediatamente.
Dopo una serie di offese a sfondo razzista come «tornatene al tuo paese», la donna è stata colpita ed è caduta a terra.
Il diverbio è continuato – e come ha denunciato la donna sui social, in precedenza «nessuno è intervenuto» – tra l’aggressore e il fratello della vittima, sopraggiunto nel frattempo.
Una donna nordafricana viene spinta e gettata a terra da un uomo italiano nei pressi di Piazza Bologna.
All’origine dell’aggressione un diverbio per un parcheggio. La donna, infatti, occupava un posto auto in attesa del fratello, che stava arrivando in macchina. L’uomo, un cinquantenne romano, vedendo il posto vuoto le ha intimato di spostarsi immediatamente.
Dopo una serie di offese a sfondo razzista come «tornatene al tuo paese», la donna è stata colpita ed è caduta a terra.
Il diverbio è continuato – e come ha denunciato la donna sui social, in precedenza «nessuno è intervenuto» – tra l’aggressore e il fratello della vittima, sopraggiunto nel frattempo.
a cura di @redazione da il manifesto
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