PICCOLA STORIA DI ORDINARIA REPRESSIONE
DEL NEMICO
Margherita Calderazzi è una
sindacalista dello Slai Cobas in prima fila nelle lotte di lavoratori
e lavoratrici dell'ILVA di Taranto.
Nel 2010 era fra coloro che occuparono una piazza a Taranto con la Tenda dei Disoccupati Organizzati. In quell'occasione i vigili urbani vengono inviati a provocare chi stava dando luogo alla protesta. Margherita ha parole poco cortesi nei confronti del comandante dei vigili urbani e questo la denuncia per oltraggio.
Viene assolta in primo grado perchè viene riconosciuto il contesto conflittuale in cui è maturato il fatto. In appello viene condannata, ma ci si aspetta che la pena, come succede di solito per reati così lievi, venga scontata con lavori socialmente utili.
Ma Margherita non è una cittadina comune e non fa parte del consorzio degli avvelenatori di Taranto che non hanno fatto neanche un giorno di arresto per i loro crimini.
Viene fatto notare al giudice che è attiva nei movimenti femministi e proletari, che nel corso delle lotte sindacali ha insultato altri sindacalisti, che è considerata pericolosa dalla polizia tanto che non è potuta andare a manifestare contro il G8 a Taormina a causa di un foglio di via.
Così per un insulto alla divisa dovrà farsi un mese di arresti domiciliari.
Il diritto penale del nemico non è fatto solo di accuse roboanti di terrorismo o di condanne ad innumerevoli anni di carcere.
Esso vive anche di una quotidiane e anonime limitazioni disciplinari nei confronti degli indesiderati, di misure di prevenzione, di daspo, di sanzioni economiche o, come in questo caso di una misura cautelare piccola e sproporzionata che serve a sottrarre dalle lotte autunnali dei lavoratori di Taranto una sua potenziale animatrice.
Solidarietà a Margherita Calderazzi!
Nel 2010 era fra coloro che occuparono una piazza a Taranto con la Tenda dei Disoccupati Organizzati. In quell'occasione i vigili urbani vengono inviati a provocare chi stava dando luogo alla protesta. Margherita ha parole poco cortesi nei confronti del comandante dei vigili urbani e questo la denuncia per oltraggio.
Viene assolta in primo grado perchè viene riconosciuto il contesto conflittuale in cui è maturato il fatto. In appello viene condannata, ma ci si aspetta che la pena, come succede di solito per reati così lievi, venga scontata con lavori socialmente utili.
Ma Margherita non è una cittadina comune e non fa parte del consorzio degli avvelenatori di Taranto che non hanno fatto neanche un giorno di arresto per i loro crimini.
Viene fatto notare al giudice che è attiva nei movimenti femministi e proletari, che nel corso delle lotte sindacali ha insultato altri sindacalisti, che è considerata pericolosa dalla polizia tanto che non è potuta andare a manifestare contro il G8 a Taormina a causa di un foglio di via.
Così per un insulto alla divisa dovrà farsi un mese di arresti domiciliari.
Il diritto penale del nemico non è fatto solo di accuse roboanti di terrorismo o di condanne ad innumerevoli anni di carcere.
Esso vive anche di una quotidiane e anonime limitazioni disciplinari nei confronti degli indesiderati, di misure di prevenzione, di daspo, di sanzioni economiche o, come in questo caso di una misura cautelare piccola e sproporzionata che serve a sottrarre dalle lotte autunnali dei lavoratori di Taranto una sua potenziale animatrice.
Solidarietà a Margherita Calderazzi!
TARANTO: UN MESE DI DOMICILIARI PER
MARGHERITA CALDERAZZI (SLAI COBAS – SINDACATO DI CLASSE)
Repressione
e mondo del lavoro.
E’
ai domiciliari, per un mese, Margherita Calderazzi,
coordinatrice nazionale dello Slai
cobas
per il sindacato di classe e storica compagna di lotta all’Ilva
di Taranto.
La
misura è in esecuzione di una condanna emessa a seguito della
lotta del 2010 per il lavoro dei Disoccupati Organizzati di Taranto,
quando per mesi i senza lavoro della città montarono una tenda sotto
il Comune, più volte sgomberata dai vigili urbani e puntualmente
rimessa dai solidali.
L’allora
responsabile dei vigili tarantini denunciò Margherita
e altri compagni di lotta per presunte…ingiurie. Inviata
immediatamente a processo, Margherita venne assolta in primo grado,
ma condannata poi in secondo
grado per oltraggio a pubblico ufficiale
ad un mese di detenzione. Il Tribunale però, anziché optare per
l’affidamento ai servizi sociali, come sembrava scontato, ha
disposto i domiciliari.
La
corrispondenza da Taranto con Ernesto Palatrasio, del coordinamento
nazionale Slai Cobas per il sindacato di classe.
RADIO
ONDA D'URTO BRESCIA
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