Diossina a
Seveso: 40 anni dopo
class action contro l’ex Icmesa
class action contro l’ex Icmesa
In diecimila citano la multinazionale svizzera. Danni
morali, a dicembre l’udienza. Secondo il Comitato 5D l’azione non è scaduta,
per le interruzioni della prescrizione
di Federico Berni
È come se la nube tossica non si fosse ancora dissolta. Trentanove anni dopo quel giorno di luglio del 1976, è ancora battaglia nelle aule giudiziarie. E stavolta sono in 10mila. Per la precisione 10.174 persone aderenti al Comitato 5D, quello che si batte per i diritti dei cittadini di Seveso, Meda e Cesano Maderno (in provincia Monza e Brianza) danneggiati dagli effetti della diossina sprigionatasi
quasi 40 anni fa da un reattore dello stabilimento medese della Icmesa Di questi, 4.646 sono ancora soggetti a periodici controlli ospedalieri. È la più grande «azione collettiva» risarcitoria di sempre: i componenti del Comitato contro la multinazionale svizzera Givaudan Hoffman La Roche, la proprietaria di Icmesa. La prossima data di una vicenda giudiziaria tormentatissima, è quella del 10 dicembre, davanti al tribunale civile di Monza. Il capitolo è sempre lo stesso: i risarcimenti dei danni morali «da sempre sostenuti», per i fatti di 40 anni fa. La storia è tristemente famosa. Alle 12.37 del 10 luglio 1976 gli operai che in quel momento si trovano in fabbrica per lavori di manutenzione sentono un forte sibilo, seguito dalla visione di un forte getto di vapore che per una ventina di minuti fuoriesce dalle condotte di scarico del reparto «B». Si forma una nuvola densa di veleni che da Meda soffia verso Sud-Est in direzione Seveso, e che va ad ammorbare i terreni, gli alberi, e la salute delle persone. Soprattutto la pelle di tanti bambini, che vivranno da allora con i segni della cloracne sul volto. I più esposti intraprenderanno un duro percorso di interventi di chirurgia estetica.
26 ottobre
2015
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