lunedì 26 ottobre 2015

pc 26 ottobre - DOPO 40 ANNI LA POPOLAZIONE DI SEVESO, E DINTORNI, CHIEDE GIUSTIZIA PER LA DIOSSINA DELL'ICMESA



Diossina a Seveso: 40 anni dopo
class action contro l’ex Icmesa
In diecimila citano la multinazionale svizzera. Danni morali, a dicembre l’udienza. Secondo il Comitato 5D l’azione non è scaduta, per le interruzioni della prescrizione
di Federico Berni

È come se la nube tossica non si fosse ancora dissolta. Trentanove anni dopo quel giorno di luglio del 1976, è ancora battaglia nelle aule giudiziarie. E stavolta sono in 10mila. Per la precisione 10.174 persone aderenti al Comitato 5D, quello che si batte per i diritti dei cittadini di Seveso, Meda e Cesano Maderno (in provincia Monza e Brianza) danneggiati dagli effetti della diossina sprigionatasi
quasi 40 anni fa da un reattore dello stabilimento medese della Icmesa Di questi, 4.646 sono ancora soggetti a periodici controlli ospedalieri. È la più grande «azione collettiva» risarcitoria di sempre: i componenti del Comitato contro la multinazionale svizzera Givaudan Hoffman La Roche, la proprietaria di Icmesa. La prossima data di una vicenda giudiziaria tormentatissima, è quella del 10 dicembre, davanti al tribunale civile di Monza. Il capitolo è sempre lo stesso: i risarcimenti dei danni morali «da sempre sostenuti», per i fatti di 40 anni fa. La storia è tristemente famosa. Alle 12.37 del 10 luglio 1976 gli operai che in quel momento si trovano in fabbrica per lavori di manutenzione sentono un forte sibilo, seguito dalla visione di un forte getto di vapore che per una ventina di minuti fuoriesce dalle condotte di scarico del reparto «B». Si forma una nuvola densa di veleni che da Meda soffia verso Sud-Est in direzione Seveso, e che va ad ammorbare i terreni, gli alberi, e la salute delle persone. Soprattutto la pelle di tanti bambini, che vivranno da allora con i segni della cloracne sul volto. I più esposti intraprenderanno un duro percorso di interventi di chirurgia estetica.
E di voci maligne di paese, come ha raccontato il Corriere della Sera ad agosto, per aver ricevuto il risarcimento del danno. La vita delle persone e il territorio rimarranno segnati. La prima risposta della giustizia arriva nel 1983, con la condanna penale dei responsabili Icmesa per disastro colposo. Tre anni dopo, arriverà la conferma in Cassazione. Ma prima ancora erano intervenuti i primi accordi economici tra alcuni cittadini che si erano costituiti parte civile e l’impresa. Poi seguono altre azioni civili. Un’odissea di cause, pronunce, atti, sino alla beffa della Cassazione che nel 1997 condanna i cloracneici a restituire quanto ottenuto dal giudice di merito per «mancanza di danno morale risarcibile». E al ricorso respinto dal tribunale di Monza per i danni da mancata bonifica nel 2006. Ma la battaglia non è finita. A dicembre si torna in tribunale per una nuova udienza. Secondo il Comitato 5D l’azione non è ancora scaduta, per le interruzioni della prescrizione susseguitesi negli anni. E a questo si aggiunge il progetto di Pedemontana. Per la tratta B2, quella che collegherà Lentate sul Seveso a Cesano Maderno, si dovrà alzare il terreno di Seveso. «Tutti terreni nei quali vi è ancora oggi una grande quantità di diossina», spiega Gaetano Carro, presidente del Comitato 5D, 86 anni e nessuna voglia di mollare la lotta. Con Pedemontana, sostengono gli avvocati Marianna Ballerini e Daniela Corbini, i cittadini «sono stati catapultati violentemente catapultati nello stesso patema d’animo di allora, perché è tornato attualissimo e riscontrato il pericolo di danni da diossina». Il richiamo dei legali del comitato è ad una sentenza del tribunale di Monza del 2006, in virtù della quale «il danno morale dei cittadini colpiti dalla diossina è oggi risvegliato dall’opera di pedemontana». Per Carro, del Comitato 5D resta una battaglia combattuta «per i cittadini, abbandonati dalle istituzioni».
26 ottobre 2015

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