Francia - 700 migranti evacuati dal Liceo occupato a Parigi. Rastrellamenti a Calais
Evacuazione all’alba con decine di poliziotti, i migranti sono stati trasferiti nei centri di alloggio d’emergenza che non sono in condizioni degne per l’accoglienza.
Mobilitazione cittadina permanente per la difesa dei diritti dei migranti per la libertà di circolazione.
Parigi - I CRS sono entrati nell’immobile, il Lycee Jean-Quarré nel 19° Arr.ment già presidiato da decine di furgoni delle forze dell’ordine, mentre i migranti si stavano organizzando per partire o
cercare rifugio altrove.
Una trentina di autobus sono stati messi a disposizione dalla Prefettura e i servizi del Comune hanno mandato degli agenti per convogliare i migranti nei diversi punti di "accoglienza", selezionare e ridistribuire le persone obbligandole ad accettare un alloggio indecente in luoghi insalubri e inadatti ad ospitare qualsiasi essere umano.
I migranti non conoscono le destinazioni prescelte ma sanno che entro pochissime ore o giorni si ritroveranno in strada, come 200 di loro che dalle 6 di stamattina, dopo i 12 sgomberi in una stagione, ritrovano anche l’unica identità permessa in Francia, quella di "espulso/a" che non ha altra scelta se non quella di tornare in uno degli accampamenti o costruirsi un riparo in qualche spazio offerto dal marciapiede.
I migranti sono usciti gridando "Papiers per tutti" e "Meno polizia più diritti". Si sono poi installati davanti all’Hôtel de Ville, il Comune di Parigi.
Il motivo dell’espulsione è "l"urgenza umanitaria". Come a Calais in queste ore con l’arrivo del Ministro dell’Interno Cazeneuve, che ha annunciato il "piano migranti": 200 tende riscaldate per donne e bambini e 1 poliziotto ogni 5 migranti.
A 30 km dalla frontiera inglese, le oltre 6.000 persone abitano la bidonville di Calais vivono sotto la minaccia di rastrellamenti: Se vengono arrestate sono obbligate a fornire le impronte digitali e a chiedere asilo in Francia.
Il governo vuole ridurre il numero di abitanti della bidonville grazie all’espulsione diretta, "invitando" i migranti con la forza - come nella primavera scorsa quando si doveva "liberare" il centro città di Calais dalle occupazioni e dalle ’Jungles’ - a chiedere asilo per poterli di fatto respingere impedendo loro di tentare il passaggio in Inghilterra. La strategia del governo francese usa la dissuasione e la minaccia, o la forza con controlli e arresti, oppure lacrimogeni, manganelli e aggressioni violente in prossimità dell’area portuale e del tunnel sotto la Manica.
Poi interviene il "trasferimento" cioè la deportazione nei vari Centri di detenzione amministrativa sparsi sul territorio, da nord a sud della Francia. Il Ministro ha dichiarato che "è il solo metodo per gestire la situazione a Calais". Questo può dare la misura della capacità e della consapevolezza che le autorità francesi hanno della situazione e del problema: il "piano migranti" non sarà mai si risolto dalle politiche d’emergenza in Europa, in Turchia o in altre zone di confine con i paesi europei.
Infatti, il piano governativo non è un piano migranti ma un piano sicuritario, non si parla mai delle persone che migrano ma di sicurezza dei confini, di controllo delle frontiere.
In queste ultime settimane centinaia di migranti arrivano a Calais dalla frontiera belga e le prospettive ministeriali annunciate sembrano surreali sapendo che i migranti percorrono migliaia di chilometri rischiando la vita per raggiungere la Gran Bretagna: i passaggi verso la costa inglese diventano più difficili e questo non fa che aumentare la popolazione nei campi, a Calais o a Dunkerque (da giugno, le presenza sono passate da un centinaio a un migliaio).
Alla vigilia della visita del Ministro dell’Interno a Calais, 800 intellettuali, artisti e figure del cosiddetto "mondo della cultura" hanno firmato un appello-petizione pubblicato dal quotidiano Libération per denunciare l’indecenza dell’accoglienza in Francia.
Marina Nebbiolo
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