Prima
Emiliano l'aveva chiamato "reddito sociale" e in concreto
non si era visto nulla, ora lo ripresenta come "reddito di
dignità", ma vorremmo questa volta che a cambio di parole si
accompagnassero anche i fatti.
Ma i veri problemi sono nel merito:
Primo.
Si tratta di una misura di reddito molto basso, che chiamarlo di
"dignità" sembra una provocazione: il massimo sarebbero 600 euro ma devi
essere una famiglia di 5 persone! Vale a dire poco più di 100 euro al
mese a persona, vale a dire che neanche ci mangi. Per le altre famiglie il "reddito di dignità" andrà proporzionalmente ridotto. E facendo un pò di conti a una famiglia con 2 persone andrebbero meno di 250 euro. Di quale "dignità" allora si parla?!
Secondo.
Viene ristretta enormemente la platea dei beneficiari: solo famiglie
che non superano i 3000 euro. Quindi, basta che un componente della
famiglia faccia dei lavoretti, che non si ha più diritto al reddito. In questo modo più che "reddito di dignità", si può chiamare di "elemosina".
Terzo.
Viene riferito alle "famiglie", non a tutti i disoccupati. Un
provvedimento, quindi, che da un lato si presenta di fatto
"ideologico-politico", in sintonia con la politica di governo, Chiesa di
affermazione della famiglia e della famiglia tradizionale con uomo,
donna, figli (chiaramente le famiglie di fatto, le coppie di
omossessuali, sarebbero escluse...); dall'altro è estremamente
penalizzante per giovani, donne che vogliono andare via dalla famiglia,
acquisire un'indipendenza.
Quindi, non è questa misura che serve, o che si avvicina alla rivendicazione dei movimenti dei disoccupati.
Occorre
un salario garantito per tutti i disoccupati, come diritto, senza
condizione e sbarramenti, per tutti coloro a cui viene negato il lavoro o
sono stati cacciati dal lavoro.
Che dice la Legge sul Reddito di Dignità in Puglia?
• Il ReD tende ad essere universalistico: assegnato a tutte le famiglie con risorse economiche inferiori alla soglia (ISEE < 3000 euro) e in condizioni di fragilità economica e sociale
• Dati i vincoli economici, si partirà dalle categorie in maggiore difficoltà (giovani e giovani coppie con figli minori, disoccupati, famiglie numerose)
• Il ReD si compone di: trasferimento economico +programma di inserimento sociale e lavorativo + accesso a opportunità formative
• Un meccanismo “a sportello” che si compone di:
• Un catalogo per i potenziali beneficiari, che presentano domanda ed esprimono le proprie preferenze rispetto al tirocinio, coerenti con le competenze e le aspirazioni
• Un catalogo per i soggetti ospitanti (soggetti pubblici, privati e del privato sociale), che presentano progetti di tirocinio ed esprimono fabbisogni di competenze e di formazione
• Una equipe multiprofessionale,
composta da personale dei Comuni (Ambiti territoriali) e dei Centri
per l’impiego pubblici, con il compito di valutare le domande, definire
il patto individuale, abbinare tirocinante e tirocinio, e monitorare lo
svolgimento
• Il trasferimento economico, pari a 600 euro mensili per una famiglia di 5 componenti, varia al variare
della composizione famigliare (scala di equivalenza ISEE) ma – in una
prima fase - non varia al variare del reddito disponibile;
successivamente potrà essere commisurato alla differenza tra la soglia e
il reddito disponibile.
• Il beneficiario stipula un patto di inserimento con l’ente territoriale. Il Patto è condizione per la fruizione del beneficio. La misura è sospesa dopo 12 mesi ma può riprendere dopo 6 mesi di interruzione.
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