I comitati: "Risposte precise sul rischio
amianto"
È il cantiere della
discordia, delle proteste e dell'amianto. Ovvero quello di Cravasco, per la
costruzione della prima galleria di servizio del Terzo valico: un'area dove non
si lavora da fine luglio, dal ritrovamento di rocce amiantifere, in attesa che
il costruttore Cociv presenti un piano per la sicurezza degli scavi secondo le
prescrizioni della Asl. Ebbene, oggi le pressioni su Cravasco
aumentano: da una parte il movimento No Tav Terzo Valico chiede la chiusura permanente del cantiere e mobilita la Valpolcevera per una fiaccolata, domani pomeriggio, da Pontedecimo e Campomorone; dall'altra i sindacati, che si presentano in Regione per chiedere più sicurezza per i lavorati e l'istituzione di un Osservatorio prefettizio sull'amianto.
«Le indagini sono partite dopo le nostre denunce e le nostre immagini sullo scorretto trattamento di quel materiale nei cantieri — spiega Lorenzo Torrielli del Gruppo Valverde NoTav, che ieri a Palazzo Ducale ha presentato l'iniziativa di domani — A questo punto si apre un problema: visto che l'amianto c'è, e siamo a 700 dei 35 mila metri di scavi previsti, vale la pena andare avanti? Che costi avrà lo smaltimento del materiale cancerogeno ritrovato? Perché ricordiamo che nei costi dell'opera, quelli di smaltimento e stoccaggio dell'amianto non sono stati previsti».
E allora domani pomeriggio tutti chiamati a raccolta alla fiaccolata, che partirà alle 17 dal piazzale delle piscine di Pontedecimo e arriverà a Campomorone, in piazza Marconi: per chiedere che quel cantiere venga chiuso a oltranza. «Non dovrebbe riaprire almeno finché non saranno accertate le responsabilità sull'impropria movimentazione dell'amianto, e si sarà nuovamente valutata l'opportunità dell'opera alla luce dei nuovi costi».
«Chiediamo anche più trasparenza — aggiunge Mauro Solari, ingegnere che supporta gli attivisti — Le notizie sull'amianto sono del 17 luglio, ma i primi dati sulle emissioni atmosferiche sono stati pubblicati solo il 3 agosto: i costruttori dovrebbero informare ogni giorno sulla qualità dell'aria, serve più limpidezza per la sicurezza di abitanti, bambini che frequentano le vicine scuole, lavoratori».
A proposito della tutela del lavoro: «È opportuno prevedere un protocollo sanitario ad hoc con visite specialistiche all'ingresso, all'uscita e durante il ciclo produttivo — spiegano i sindacati di categoria, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, dopo l'incontro in Regione con Cociv, Asl, Arpal, Vigili del Fuoco, Igiene Ambientale — per valutare lo stato di salute dei lavoratori che opereranno al fronte in galleria. È evidente che dovranno essere garantite risorse extra, necessarie a garantire la coerenza dell'opera con il rispetto della sicurezza e della salute dei lavoratori e delle comunità locali». Si chiede quindi, «prima del riavvio delle attività nel cantiere di Cravasco, la costituzione dell'Osservatorio prefettizio previsto dal vigente protocollo, nonché di adeguare la struttura pubblica di vigilanza Asl Arpal con estrema urgenza perché fornisca nel tempo più breve possibile mediante un sistema trasparente le risultanze delle analisi».
aumentano: da una parte il movimento No Tav Terzo Valico chiede la chiusura permanente del cantiere e mobilita la Valpolcevera per una fiaccolata, domani pomeriggio, da Pontedecimo e Campomorone; dall'altra i sindacati, che si presentano in Regione per chiedere più sicurezza per i lavorati e l'istituzione di un Osservatorio prefettizio sull'amianto.
«Le indagini sono partite dopo le nostre denunce e le nostre immagini sullo scorretto trattamento di quel materiale nei cantieri — spiega Lorenzo Torrielli del Gruppo Valverde NoTav, che ieri a Palazzo Ducale ha presentato l'iniziativa di domani — A questo punto si apre un problema: visto che l'amianto c'è, e siamo a 700 dei 35 mila metri di scavi previsti, vale la pena andare avanti? Che costi avrà lo smaltimento del materiale cancerogeno ritrovato? Perché ricordiamo che nei costi dell'opera, quelli di smaltimento e stoccaggio dell'amianto non sono stati previsti».
E allora domani pomeriggio tutti chiamati a raccolta alla fiaccolata, che partirà alle 17 dal piazzale delle piscine di Pontedecimo e arriverà a Campomorone, in piazza Marconi: per chiedere che quel cantiere venga chiuso a oltranza. «Non dovrebbe riaprire almeno finché non saranno accertate le responsabilità sull'impropria movimentazione dell'amianto, e si sarà nuovamente valutata l'opportunità dell'opera alla luce dei nuovi costi».
«Chiediamo anche più trasparenza — aggiunge Mauro Solari, ingegnere che supporta gli attivisti — Le notizie sull'amianto sono del 17 luglio, ma i primi dati sulle emissioni atmosferiche sono stati pubblicati solo il 3 agosto: i costruttori dovrebbero informare ogni giorno sulla qualità dell'aria, serve più limpidezza per la sicurezza di abitanti, bambini che frequentano le vicine scuole, lavoratori».
A proposito della tutela del lavoro: «È opportuno prevedere un protocollo sanitario ad hoc con visite specialistiche all'ingresso, all'uscita e durante il ciclo produttivo — spiegano i sindacati di categoria, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, dopo l'incontro in Regione con Cociv, Asl, Arpal, Vigili del Fuoco, Igiene Ambientale — per valutare lo stato di salute dei lavoratori che opereranno al fronte in galleria. È evidente che dovranno essere garantite risorse extra, necessarie a garantire la coerenza dell'opera con il rispetto della sicurezza e della salute dei lavoratori e delle comunità locali». Si chiede quindi, «prima del riavvio delle attività nel cantiere di Cravasco, la costituzione dell'Osservatorio prefettizio previsto dal vigente protocollo, nonché di adeguare la struttura pubblica di vigilanza Asl Arpal con estrema urgenza perché fornisca nel tempo più breve possibile mediante un sistema trasparente le risultanze delle analisi».
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