Polemiche per la frase del premier turco Davutoglu a un comizio elettorale. L’Akp e il presidente Erdogan puntano a riconquistare la maggioranza assoluta, ma i sondaggi non li premiano (per ora)
«Avete un lavoro, un salario, il cibo – ha detto il premier turco Ahmet Davutoglu nel corso di un comizio a Sanliurfa, una delle zone più conservatrici del Paese - Che cosa vi manca? Una sposa. Il nostro partito vuole che le persone si riproducano sul suo territorio. Quando dite che volete una moglie, andate dai vostri genitori, e, speriamo, ne troveranno una appropriata. Se non ci riescono, venite da noi, vi daremo un lavoro, una casa e una sposa».
Parole destinate a lasciare uno strascico di polemiche fino al giorno del voto, il prossimo primo novembre. Da tempo l’Akp, il Partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Svilupo, al governo dal 2003 è accusato di aver letteralmente invaso la vita privata del popolo. L’attuale presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, è salito più volte agli onori delle cronache per le sue invettive contro l’aborto, ma soprattutto per gli inviti alle donne di fare almeno tre figli. Adesso il premier Davutoglu, in una delle zone più critiche del Paese, dove le donne fanno già fatica ad andare a scuola, ha pensato bene di trasformarsi in una improbabile agenzia matrimoniale.
Sono giorni molti delicati in Turchia, che fra poco più di una settimana andrà alle urne per la seconda volta in pochi mesi, dopo che, in seguito alle elezioni di giugno, i partiti non sono stati in grado di
formare un governo di coalizione. Dopo la strage di Ankara, che il governo imputa a Pkk Isis e servizi segreti siriani e una parte del Paese al Presidente Erdogan, l’allerta terrorismo rimane altissima. A Istanbul sono stati arrestati una decina di sospetti militanti nelle file del Califfato, ma il terrore è che vi siano in giro decine di persone pronte a prendere il loro posto, se non addirittura a compiere un nuovo attentato, come testimoniano i 2500 chili di esplosivo trovati a Gaziantep, sempre nel sud-est del Paese, insieme a 10 vestiti molti simili a quelli utilizzati di solito dai kamikaze.
L’Akp e soprattutto il presidente Erdogan puntano a conquistare nuovamente la maggioranza assoluta dei seggi come accaduto nelle ultime tre elezioni. Anche questa volta però, se il partito curdo dovesse passare la soglia del 10%, l’obiettivo rimarrebbe un sogno. Per questo, i toni della campagna elettorale si stanno rivelando particolarmente duri proprio contro l’Hdp, che per motivi di sicurezza, dopo la strage di Ankara, ha annullato tutti i comizi ed è stato accusato dal premier Davutoglu di essere un nemico della nazione.
Le dichiarazioni del primo ministro sul matrimonio sono arrivate a poca distanza da quelle di Van, dove Davutoglu ha detto che se l’Akp non conquisterà la maggioranza assoluta, allora nel Paese tornerà l’epoca delle Toros bianche, auto prodotte per la Turchia, usate dai membri dello Stato Profondo, un’organizzazione parallela ed eversiva che ha destabilizzato il Paese per anni.
I sondaggi sono più o meno tutti allineati: salvo imprevisti dell’ultimo momento, l’Akp non dovrebbe farcela a conquistare la maggioranza assoluta. Ma al voto mancano ancora 10 giorni e se c’è una lezione che la Mezzaluna ha imparato fin troppo bene, è che non si può mai dare niente per certo. Senza contare, e questo è il vero aspetto che preoccupa tutti, che, una volta dopo il voto, se non ci sarà nessun partito in grado di governare da solo, bisognerà trovare il modo di formare un governo di coalizione.
Marta Ottaviani
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