solidarietà a tutte le persone colpite dalla repressione.
Soccorso rosso proletario srpitalia@gmail.com
Soccorso rosso proletario srpitalia@gmail.com
«Contro il coronavirus serve l’esercito». Questo è il mantra che
dall’inizio di marzo è entrato prepotentemente a far parte del dibattito
pubblico. Non bastavano gli inviti da parte di politici, attori,
sportivi, musicisti; per far rispettare il divieto a uscire servivano
misure più forti. Ma servivano davvero? E soprattutto in che misura si
possono ritenere efficaci e legittime?
Nelle prime settimane hanno
spadroneggiato i tanti sindaci in versione “sceriffo”. Sono stati loro a
scendere nelle strade, intimando i propri cittadini di restare a casa e
rispolverando retoriche ultra-paternaliste. All’inizio molti
sorridevano di questo atteggiamento. Sembrava essere partita la gara a
chi fosse più folkloristico, ma con il passare dei giorni questi sindaci
si sono attrezzati di droni, hanno cominciato a girare scortati dalla
polizia locale, hanno utilizzato elicotteri.
La questione ha
iniziato ad assumere dei contorni molti preoccupanti. Giorno dopo giorno
sono aumentati i casi di repressione poliziesca, di violenze
indiscriminate da nord a sud.
Nei primi giorni di aprile a Salerno
un uomo è stato fermato da due carabinieri. Non risultano chiari i
motivi del fermo, ma l’uomo si ribella e viene subito atterrato dai due
militari che iniziano a picchiarlo mentre l’uomo è ormai steso a terra,
disarmato. Arriva un terzo carabiniere e poi una seconda pattuglia. Alla
fine, in cinque lo circondano, quasi tutti gli tirano a turno calci e
manganellate.
Nei giorni scorsi a Torino due carabinieri hanno fermato un rider e
lo hanno multato di 4000 euro. A nulla sono servite le rimostranze del
giovane. Ha cercato in tutti i modi di dimostrare che era in giro per
lavorare, ma nonostante l’ovvietà della situazione i poliziotti hanno
deciso di procedere con la multa.
Un’altra inspiegabile sanzione è
stata comminata ieri a un libero professionista della salute, perché in
questo clima ormai ci si sente investiti di un potere sconfinato e – il
più delle volte – scriteriato. L’infermiere ha continuato
legittimamente a svolgere assistenza domiciliare nella città di Napoli
anche dopo le misure di lockdown. Un servizio che, mai come in
questo momento, assume un rilievo sociale notevole. Ieri è andato in
zona Vomero per assistere un paziente, ma è stato fermato da una volante
della polizia. Dopo aver riferito agli agenti il motivo del suo essere
in strada e aver mostrato il tesserino OPI da infermiere, gli agenti
hanno insistito con le domande dicendo che di domenica pomeriggio non si
vanno a svolgere prestazioni sanitarie. A un certo punto hanno spostato
l’attenzione sulla mancanza della mascherina. Ma nonostante
l’infermiere abbia fatto presente che si trovava da solo nell’abitacolo
della macchina, gli agenti non hanno voluto sentire ragioni e gli hanno
consegnato un verbale di 533,33 euro, ridotto del 30% se pagato entro 30
giorni.
Nell’ultimo weekend, oltre alle multe, i casi di abusi di polizia con violenza fisica sono aumentati in maniera preoccupante.
A
Sassari una donna e il suo compagno sono stati fermati dalla Polizia
Locale. Non si conoscono i motivi reali del fermo, probabilmente i due
non volevano mostrare i documenti per paura di essere multati. Dopo
alcune parole i due sono stati presi a calci e strattonati.
A
Catania sono servite 13 persone appartenenti alle forze dell’ordine per
fermare un uomo. Sei volanti della polizia e tre uomini dell’esercito
per bloccare il giovane che, secondo la ricostruzione dei fatti, sarebbe
salito senza il biglietto sull’autobus. Dopo che l’autista gli avrebbe
fatto notare la cosa il passeggero si sarebbe agitato, al punto di
convincere il conducente a chiamare la polizia. Per diversi minuti,
hanno tentato di “calmarlo” e immobilizzarlo. Nelle immagini che sui
social sono diventate virali si vede che i poliziotti intimano
l’utilizzo di un taser. L’uomo dopo essersi disteso si è alzato
nuovamente ed è a quel punto che hanno iniziato a volare i primi colpi
di manganello e alcuni calci. I cittadini, vedendo la scena, hanno
iniziato a gridare contro le forze dell’ordine. Lo sdegno, che è
tantissimo sui social, inizia quindi a riversarsi in strada.
Ieri
pomeriggio forse l’evento più eclatante: la polizia ha fermato una
persona in corso Giulio Cesare in Torino. diverse personeè scesa in strada,
tanti urlavano dai balconi di casa contro le forze dell’ordine per i
modi utilizzati durante l’arresto. Vista la quantità di gente scesa in
strada sono arrivate altre volanti di rinforzo e, dopo accesi diverbi,
quattro persone sono state ammanettate e portate via. Stamattina sono
stati trasferiti al Carcere delle Vallette di Torino.
Quanto
accaduto ieri in Corso Giulio Cesare potrebbe sembrare assurdo, ma si
inserisce perfettamente nelle azioni portante avanti negli ultimi di
mesi in alcuni quartieri di Torino, tra cui quello di Vanchiglia. Gli
annunciati progetti di "riqualificazione" sono stati accompagnati da
retate, incursioni, volanti in giro per il quartiere, repressione e
sgomberi da ben prima della pandemia COVID-19. Con il lockdown la situazione è peggiorata. Le forze dell'ordine sono le sole legittimate ad aggirarsi per le strade.
Nessun commento:
Posta un commento