La società capitalistica, considerata nelle sue condizioni di sviluppo
più favorevoli, ci offre nella repubblica democratica una democrazia più
o meno completa. Ma questa democrazia è sempre limitata nel ristretto
quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una
democrazia per la minoranza, per le sole classi possidenti, per i soli
ricchi. La libertà, nella società capitalistica, rimane sempre più o
meno quella che fu nelle repubbliche dell'antica Grecia: la libertà per i
proprietari di schiavi. Gli odierni schiavi salariati. in conseguenza
dello sfruttamento capitalistico, sono talmente soffocati dal bisogno e
dalla miseria, che "hanno altro pel capo che la democrazia", "che la
politica", sicchè, nel corso ordinario e pacifico degli avvenimenti, la
maggioranza della popolazione si trova tagliata fuori dalla vita
politica e sociale.
L'esattezza di questa affermazione è confermata. forse con la maggiore
evidenza, dall'esempio della Germania, perchè è proprio in questo paese che la legalità costituzionale si mantenne, per quasi mezzo secolo (1871-1914), con una costanza e una durata sorprendenti. e durante questo periodo la socialdemocrazia seppe, molto più che negli altri paesi, "usufruire della legalità" e organizzare in un partito politico una parte di operai molto più grande che in qualsiasi altro paese del mondo.
evidenza, dall'esempio della Germania, perchè è proprio in questo paese che la legalità costituzionale si mantenne, per quasi mezzo secolo (1871-1914), con una costanza e una durata sorprendenti. e durante questo periodo la socialdemocrazia seppe, molto più che negli altri paesi, "usufruire della legalità" e organizzare in un partito politico una parte di operai molto più grande che in qualsiasi altro paese del mondo.
Quale è dunque questa parte - la più elevata fra quelle che si osservano
nella società capitalistica - degli schiavi salariati politicamente
coscienti e attivi? Un milione di membri del partito socialdemocratico
su 15 milioni di operai salariati! Tre milioni di operai organizzati nei
sindacati su 15 milioni di operai!
Democrazia per un'infima minoranza, democrazia per i ricchi: questo è il
sistema democratico della società capitalistica. Se osserviamo più da
vicino il meccanismo della democrazia capitalistica, si vedranno sempre
dovunque - sia nei "piccoli" (i pretesi piccoli) particolari della
legislazione elettorale (durata della residenza, esclusione delle donne,
ecc.), sia nel funzionamento delle istituzioni rappresentative, sia
negli ostacoli di fatto al diritto di riunione (gli edifici pubblici non
sono per i "poveri"!), sia nell'organizzazione puramente capitalistica
della stampa quotidiana, ecc. - si vedranno restrizioni su restrizioni
al sistema democratico. Queste restrizioni, eliminazioni, esclusioni,
intralci per i poveri sembrano piccoli soprattutto a coloro che non
hanno mai conosciuto il bisogno e non hanno mai avvicinato le classi
oppresse né la vita delle masse che le costituiscono (e sono i nove
decimi, se non i novantanove centesimi dei pubblicisti e degli uomini
politici borghesi), ma, sommate, queste restrizioni escludono i poveri
dalla politica e dalla partecipazione attiva alla democrazia.
Marx afferrò perfettamente questa caratteristica essenziale
della democrazia capitalistica, quando, nella sua analisi
dell'esperienza della Comune, disse: agli oppressi è permesso di
decidere, una volta ogni qualche anno, quale fra i rappresentanti della
classe dominante li rappresenterà e li opprimerà in Parlamento!
Ma l'evoluzione da questa democrazia capitalistica - inevitabilmente
ristretta, che respinge in modo dissimulato i poveri, e quindi
profondamente ipocrita e bugiarda - "a una democrazia sempre più
perfetta", non avviene così semplicemente, direttamente e senza scosse
come immaginano i professori liberali e gli opportunisti
piccolo-borghesi. No. Lo sviluppo progressivo, cioè l'evoluzione verso
il comunismo, avviene passando per la dittatura del proletariato e non
può avvenire altrimenti, poichè non v'è nessun'altra classe e nessun
altro mezzo che possa spezzare la resistenza dei capitalisti sfruttatori.
Ora, la dittatura del proletariato, vale a dire l'organizzazione
dell'avanguardia degli oppressi in classe dominante per reprimere gli
oppressori, non può limitarsi a un puro e semplice allargamento della
democrazia. Insieme a un grandissimo allargamento della democrazia, divenuta per la prima volta
una democrazia per i poveri, per il popolo, e non una democrazia per i
ricchi, la dittatura del proletariato apporta una serie di restrizioni
alla libertà degli oppressori, degli sfruttatori, dei capitalisti.
Costoro noi li dobbiamo reprimere, per liberare l'umanità dalla
schiavitù salariata; si deve spezzare con la forza la loro resistenza;
ed è chiaro che dove c'è repressione, dove c'è violenza, non c'è
libertà, non c'è democrazia.
Engels lo ha espresso in modo mirabile nella sua lettera a Bebel
scrivendo, come il lettore ricorda, che "finchè il proletariato ha
ancora bisogno dello Stato, ne ha bisogno non nell'interesse della
libertà, ma nell'interesse dell'assoggettamento dei suoi avversari, e
quando diventa possibile parlare di libertà, allora lo Stato come tale
cessa di esistere".
Democrazia per l'immensa maggioranza del popolo e repressione con la
forza, vale a dire esclusione dalla democrazia, per gli sfruttatori, gli
oppressori del popolo: tale è la trasformazione che subisce la
democrazia nella transizione dal capitalismo al comunismo.
Soltanto nella società comunista, quando la resistenza dei capitalisti è
definitivamente spezzata, quando i capitalisti sono scomparsi e non
esistono più classi (non v'è cioè più distinzione fra i membri della
società secondo i loro rapporti coi mezzi sociali di produzione), soltanto allora "lo Stato cessa di esistere e diventa possibile parlare di libertà".
Soltanto allora diventa possibile e si attua una democrazia realmente
completa, realmente senza alcuna eccezione. Soltanto allora la
democrazia comincia a estinguersi, per la semplice ragione che,
liberati dalla schiavitù capitalistica, dagli innumerevoli orrori,
barbarie, assurdità, ignominie dello sfruttamento capitalistico, gli
uomini si abituano a poco a poco a osservare le regole
elementari della convivenza sociale, da tutti conosciute da secoli,
ripetute da millenni in tutti i comandamenti, a osservarle senza
violenza, senza costrizione, senza sottomissione, senza quello speciale apparato di costrizione che si chiama Stato.
L'espressione: "lo Stato si estingue" è molto felice in quanto
esprime al tempo stesso la gradualità del processo e la sua spontaneità.
Soltanto l'abitudine può produrre un tale effetto, e senza dubbio lo
produrrà, poichè noi osserviamo attorno a noi milioni di volte con quale
facilità gli uomini si abituano a osservare le regole per loro
indispensabili della convivenza sociale, quando non vi è sfruttamento e
quando nulla provoca l'indignazione, la protesta, la rivolta e rende
necessaria la repressione.
La società capitalistica non ci offre dunque che una democrazia tronca,
miserabile, falsificata, una democrazia per i soli ricchi, per la sola
minoranza. La dittatura del proletariato, periodo di transizione verso
il comunismo, istituirà per la prima volta una democrazia per il popolo,
per la maggioranza, accanto alla repressione necessaria della
minoranza, degli sfruttatori. Solo il comunismo è in grado di dare una
democrazia realmente completa; e quanto più sarà completa, tanto più
rapidamente diventerà superflua e si estinguerà da sé.
In altri termini: noi abbiamo, nel regime capitalistico, lo Stato nel
vero senso della parola, una macchina speciale per la repressione di una
classe da parte di un'altra e per di più della maggioranza da parte
della minoranza. Si comprende come per realizzare un simile compito - la
sistematica repressione della maggioranza degli sfruttati da parte di
una minoranza di sfruttatori - siano necessarie una crudeltà e una
ferocia di repressione estreme: fiumi di sangue attraverso cui l'umanità
prosegue il suo cammino, sotto il regime della schiavitù, della servitù
della gleba e del lavoro salariato.
In seguito, nel periodo di transizione dal capitalismo al comunismo, la repressione è ancora
necessaria, ma è già esercitata da una maggioranza di sfruttati contro
una minoranza di sfruttatori. Lo speciale apparato, la macchina speciale
di repressione, lo "Stato", è ancora necessario, ma è già uno
Stato transitorio, non più lo Stato propriamente detto, perchè la
repressione di una minoranza di sfruttatori da parte della maggioranza
degli schiavi salariati di ieri è cosa relativamente così
facile, semplice e naturale, che costerà molto meno sangue di quello che
è costata la repressione delle rivolte di schiavi, di servi e di operai
salariati, costerà molto meno caro all'umanità. Ed essa è compatibile
con una democrazia che abbraccia una maggioranza della popolazione così
grande che comincia a scomparire il bisogno di una macchina speciale
di repressione. Gli sfruttatori non sono naturalmente in grado di
reprimere il popolo senza una macchina molto complicata destinata a
questo compito; il popolo, invece, può reprimere gli
sfruttatori anche con una "macchina" molto semplice, quasi senza
"macchina", senza apparato speciale, mediante la semplice organizzazione delle masse in armi (come - diremo anticipando - i Soviet dei deputati operai e soldati).
Infine, solo il comunismo rende lo Stato completamente superfluo, perchè non c'è da reprimere nessuno, "nessuno" nel senso di classe,
nel senso di lotta sistematica contro una parte determinata della
popolazione. Noi non siamo utopisti e non escludiamo affatto che siano
possibili e inevitabili eccessi individuali, come non escludiamo la necessità di reprimere tali
eccessi. Ma anzitutto, per questo non c'è bisogno d'una macchina
speciale, di uno speciale apparato di repressione; lo stesso popolo
armato si incaricherà di questa faccenda con la stessa semplicità, con
la stessa facilità con cui una qualsiasi folla di persone civili, anche
nella società attuale, separa delle persone in rissa o non permette che
venga usata la violenza contro una donna. Sappiamo inoltre che la
principale causa sociale degli eccessi che costituiscono infrazioni alle
regole della convivenza sociale è lo sfruttamento delle masse, la loro
povertà, la loro miseria. Eliminata questa causa principale, gli eccessi
cominceranno infallibilmente a "estinguersi". Non sappiamo con quale ritmo e quale gradualità, ma sappiamo che si estingueranno. E con essi si estinguerà anche lo Stato.
Marx, senza abbandonarsi all'utopia, definì più in particolare ciò che è ora
possibile definire di questo avvenire, e precisamente ciò che distingue
la fase (gradino, tappa) inferiore dalla fase superiore della società
comunista.
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