lunedì 29 aprile 2019

pc 29 aprile - Manduria - baby gang e senso comune in tempi di fasciopopulismo


E voi, imparate che occorre vedere
e non guardare in aria; occorre agire
e non parlare. Questo mostro stava
una volta per governare il mondo!
I popoli lo spensero, ma ora non
cantiam vittoria troppo presto
il grembo da cui nacque è ancora fecondo
“.
Bertolt Brecht
(La resistibile ascesa di Arturo Ui)


Antonio Stano, il 66enne di Manduria soccorso in casa dalla polizia il sei aprile scorso è morto in ospedale dopo circa 20 giorni di ricovero e due interventi. 14 ragazzi di cui 12 minorenni da anni picchiavano, seviziavano ed insultavano questo operaio pensionato che in paese era noto come “il pazzo” ma solo perché Antonio viveva isolato e abbandonato a se stesso. Antonio era terrorizzato e brutalizzato dai bulli che poi si scambiavano i video degli atroci maltrattamenti messi in atto nei confronti di Antonio su Whatsapp.
Ma perché succede questo? Perché è stato preso di mira proprio Antonio?
1. Antonio Stano era un uomo solo, non aveva famiglia né figli. Quella famiglia tradizionale che viene innalzata ora come un vessillo contro tutte le altre famiglie e/o forme di relazione e vs tutte le alterità tout court che vengono additate dalla nuova moderna reazione come devianze e perversioni che porterebbero all’autodistruzione dell’intera società;
2. Antonio Stano soffriva di disturbi mentali ma non era né assistito né supportato né aiutato da nessuna struttura. Mentre per Franco Basaglia la causa della malattia mentale risiedeva nella relazione tra individuo e società, per il nuovo/vecchio senso comune la malattia mentale ritorna ad essere una colpa atavica dell’individuo che pertanto deve essere punito, cancellato;
3. Antonio Stano era povero, viveva in una casa modestissima e la sua condizione psichica
ed esistenziale non lo indussero a curare le apparenze, le pubbliche virtù e le convenzioni del piccolo centro di provincia. Anche la povertà , per il nuovo senso comune, per di più se non nascosta, occultata e se, addirittura, ostentata, è una colpa atavica dell’individuo che “non si è dato da fare”, che è uno “sfigato” , un “barbone” ecc… Comunque nemico del nuovo “decoro” sussunto anche dalla sinistra come nuovo valore fondante. Un principio che non si applica ai ricchi i quali  non hanno bisogno di imporsi regole di decoro perchè il loro valore si manifesta nell’ostentazione del lusso  e di uno stile di vita che tradisce l’assoluta noncuranza verso i limiti imposti a tutti gli altri mortali. Anzi, per i ricchi l”indecenza” è snob mentre ai poveri il decoro è imposto aizzando un ceto medio impoverito e impaurito alla ricerca del riconoscimento di status perduto. Il decoro come arma che serve ai detentori del potere quale giustificazione per reprimere e schiacciare le proteste di chi è escluso e deprivato di ogni diritto.
Chi ha seminato questo nuovo-vecchio senso comune?

La sinistra, appunto, da quando ha abbandonato gli ideali di solidarietà ed uguaglianza per sposare quelli dell’ultraliberismo e della competizione globale abbandonando gli ultimi, i diseredati e gli sfruttati al loro destino. E così ha cominciato a parlare di ” decoro” come una qualsiasi destra conservatrice e ci ha fatto pure una legge ad hoc.
Dopo l’attuazione del Decreto Minniti  nei confronti dei migranti con la conseguente decisione di finanziare Stati dove i diritti umani sono quotidianamente violati, e dopo aver stabilito che i migranti non avevano diritto agli stessi gradi di giudizio degli italiani, la lotta contro i poveri e le persone colpite dalla crisi economica ( gli sfrattati, i licenziati, i disoccupati…) continuò, sempre nel 2017, con l’emanazione di un  nuovo Decreto sempre a firma del Ministro dell’interno Minniti che dava facoltà ai sindaci di “normalizzare” le città adottando provvedimenti repressivi sempre contro le fasce deboli colpite dalla crisi sociale ed economica.
All’indomani del Decreto arrivarono le ordinanze dei Sindaci per “preservare il Decoro Urbano dei centri storici e la tranquillità” delle persone “ricche” e dei turisti portatori di denari non alle città, ma essenzialmente ai commercianti.
Così a Dicembre a Como un Sindaco leghista emanò un’ordinanza che vietava alla cittadinanza di donare cibo, bevande e vestiti ai poveri  mentre la Polizia Locale arrivò al punto di impedire ai volontari della Caritas di fornire assistenza agli indigenti della città.
Così come al nord un Sindaco leghista utilizzò subito un decreto del ministro PD Minniti, così a Roma la giunta Cinque stelle si assoggettò tranquillamente all’ordine del governo PD, mandando i gruppi speciali della Polizia Locale a “bonificare” l’area vicino la stazione Termini dalla presenza di senza fissa dimora.
E la destra? La destra rappresentata dalla Lega Salviniana cui il M5S ha aperto autostrade( facendosi complice, fin qui, dei peggiori provvedimenti) mentre finge di ripristinare pezzi di welfare in caduta libera, alimenta la guerra tra poveri, semina odio razziale e si scaglia contro ogni differenza nel nome di una “identità” tradizionale che serve solo da premessa a giustificare derive autoritarie e repressive presenti e future.
Dunque, cosa c’era di meglio, in Italia, che ridare fiato ad un patriarcato in crisi profonda mentre si va a ripescare l’immagine di una donna sforna-figli ed angelo del focolare per “fermare la sostituzione etnica” e per ricondurre quest’ultima al “suo ruolo naturale”? 
Ecco, questi concetti, che credevamo sepolti dalla storia, sono riemersi e viaggiano nei talk come non mai nei social network,  forti di una nuova ri-leggittimazione dall’alto, che proviene direttamente da quei ministri della repubblica che godono pure del favore dei sondaggi. Almeno per ora non avranno uno sbocco legislativo ma stanno ri-seminando un nuovissimo-vecchissimo senso comune.
Nel deserto di idealità, progetti, utopie, la forza coesiva dell’odio e della paura, torna a fare da padrona e ci sgrava del peso della colpa e delle responsabilità, individuali e collettive. Si invoca una presunta “comunità” che ci restituisca l’ordine perduto.
Nelle fasi di crisi, in quelle economiche ma soprattutto in quelle di civiltà, lo straniero(ora il migrante), il diverso, il disadattato ed il “matto” sono tutti additati come portatori di dis-ordine che tuttavia ci possono confermare nell’ordine. È la loro dis-umanità che può confermare la nostra umanità.  Questo paradosso in tedesco è illuminato dalla parola Un-mensch: bruto, letteralmente non-uomo. In una pagina tragica del novecento si crearono non-uomini e sottouomini (Untermenschen): mostri e pericoli da internare in lager e manicomi.
Anche nel nostro nuovo mondo globale animato da questo nuovo-vecchissimo sentiment non c’è posto per quelli come Antonio al quale non è certo bastato non essere un “negro” per sopravvivere a questa ondata di cieco e sordo rancore per i diversi, per gli ultimi, per i poveri, per i più sfortunati e per i “matti”. 
In tal senso la baby bang di Manduria come tutti coloro che si sentono legittimati a commettere violenze nei confronto di immigrati( in primis i fascisti), omosessuali, diversamente abili, homeless e malati psichici coerentemente incarnano questo senso comune che è entrato di prepotenza nel discorso pubblico e che promana ormai da troppo tempo in quantità industriali da social, media mainstream e che pretende di occupare – ed occupa – spazi pubblici e pubbliche istituzioni.

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