Per il 1° maggio sono stata a Roma, a un corteo organizzato da classe contro classe.
Ero
preparata ad una piccola partecipazione e ho fatto solo 15 copie del
giornale, ma le ho date via tutte e pressoché tutti i compagni hanno
dato anche il doppio o il triplo del prezzo di copertina. Lo stesso per
il dossier 8 marzo, ne ho fatto 3 copie e non mi sono bastate.
Quindi, buona la
distribuzione e buono anche il corteo, che, anche se piccolo per una
città come questa, è stato realmente di classe e internazionalista:
almeno 200 persone hanno sfilato per Torpignattara, un quartiere molto
popolare e con larga presenza di immigrati, soprattutto del Bangladesh.
Nonostante la presenza di digos e polizia, il quartiere era molto vivo
anche oggi e guardava con simpatia i manifestanti, mentre non capiva
tutto quel dispiegamento di sbirri.
Vari gli slogans che
accompagnavano gli interventi al megafono: "il proletariato non ha
nazione, internazionalismo rivoluzione", "cosa vogliamo? vogliamo tutto,
lo stato borghese dev'essere distrutto" "se ci sono tanti disoccupati
la colpa è dei padroni e non degli immigrati", "aumenta il pane, aumenta
la benzina tutti i governi sono di rapina". Tra i canti, come "bella
ciao" e "l'Internazionale", non poteva mancare "su comunisti della
capitale".
Al termine del corteo, dopo un breve intervento di un
compagno che ha parlato dei presidi del 28 aprile a L'Aquila,
Tolmezzo e Ferrara, ho fatto un'intervento io su carcere, repressione e
41 bis, riportando la proposta di costruire per il 19 giugno, un
presidio nazionale a Roma davanti al ministero di giustizia.
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