L’accusa: «Hanno chiesto le dimissioni del prefetto e intonato alcuni canti tipici della lotta partigiana»
Ora a Prato ci si interroga: quei due ci sono o ci fanno? Per certo nel telex «urgente» al Viminale, inviato dal questore Alessio Cesareo, c’è scritto così: «Si comunica che, nel corso delle celebrazioni per la Liberazione, un gruppo di soggetti appartenenti all’Anpi ha contestato con cori e cartelli, poi acquisiti dai poliziotti, il prefetto Scialla e il questore Cesareo». Quanto ai cori, «sono consistiti nel chiedere le dimissioni del prefetto, e nell’intonare alcuni canti tipici della lotta partigiana».
I CARTELLI invece erano critici «nei confronti del Prefetto e del Questore», ricordando «l’autorizzazione concessa lo scorso 23 marzo». Quella che aveva permesso a 150 camerati di Fn di sfilare per il centro, dopo una manifestazione dove la presenza di poliziotti, carabinieri e giornalisti era stata ben più corposa di quella dei neofascisti.
Mentre a poca distanza, accanto al Castello dell’Imperatore, almeno 5.000 antifascisti manifestavano nella più grande iniziativa di piazza degli ultimi vent’anni.
Anche se il telex si fosse interrotto qui, ci sarebbe materiale a sufficienza per gli artisti della satira
scritta, parlata e visuale. Invece nel comunicato si precisa che la Digos e la scientifica hanno fatto delle riprese, «acquisendo alcune cartelli con frasi considerate non rispondenti alla solennità della manifestazione». Grazie a queste pezze d’appoggio, il questore Cesareo conclude: «I soggetti ritenuti responsabili di questi comportamenti, che sono in corso di identificazione, saranno segnalati all’autorità giudiziaria».
PER LA CRONACA, nel corso della cerimonia, quando lo speaker ha nominato la prefetta Rosalba Scialla, una cinquantina fra i presenti, raccolti intorno allo striscione dell’Anpi, l’hanno fischiata. Ecco i cartelli: «Prefetto vai via», «Prefetto e questore, per il 23 marzo avete preso la decisione sbagliata, noi quella giusta. Prato è antifascista», e «Prefetto e questore, questa città si merita di meglio: dimissioni». Quanto ai cori, vale ricordare ancora l’irresistibile telex al Viminale, oggi guidato da Matteo Salvini: «Sono consistiti nel chiedere le dimissioni del prefetto, e nell’intonare alcuni canti tipici della lotta partigiana».
IL PROCURATORE Giuseppe Nicolosi ha confermato ai cronisti del Corriere Fiorentino la segnalazione dalla questura. «Stiamo valutando se ci sono le basi per aprire un fascicolo di indagine – ha spiegato – nel caso si ipotizzerebbe il reato di vilipendio». È l’articolo 290 codice penale («Vilipendio della Repubblica»), che recita: «Chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l’ordine giudiziario, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La stessa pena si applica a chi pubblicamente vilipende le forze armate dello Stato o quelle della liberazione».
Da Nicolosi, che con l’amico Gabriele Chelazzi ha indagato con successo, fra le tante, sulle stragi mafiose (e non solo) del 1993-94, anche la precisazione che si fa riferimento a una contestazione con cori e fischi, ma senza insulti.
Nel mentre sono iniziati a piovere i commenti. Da Firenze, dove hanno presentato le liste della Sinistra per le europee, ecco Nicola Fratoianni e Roberta Fantozzi: «Siamo ormai alla farsa – ha detto il primo – chiederemo ancora la rimozione di questi due funzionari. E chiedo anche al M5S se sia d’accordo con noi».
«LA NOSTRA COSTITUZIONE vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista – ha proseguito la seconda – e sancisce invece la libertà di manifestazione ed espressione del proprio pensiero. Il questore si dimetta».
Secco il commento dell’Anpi pratese, con Angela Riviello: «Se dovessero concretizzarsi le presunte denunce, ridicole e intimidatorie, risponderemmo difendendo l’immagine e i diritti dell’Anpi in ogni sede, nonché i cittadini, iscritti o no all’associazione, che risultassero identificati».
La miglior battuta arriva comunque dall’ex sindaco dem pratese Antonello Giacomelli, che con il collega parlamentare Gabriele Toccafondi presenterà a sua volta una interrogazione: «Ho sinceramente sperato che la notizia fosse falsa».
Riccardo Chiari
da il manifesto
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