venerdì 3 maggio 2019

pc 3 maggio - Elezioni indiane - Modi prosegue nella demagogia smentita dai fatti

India: Modi, “sfido la corruzione, la politica dinastica e il terrorismo”

Nuova Delhi, 18 apr 16:50 - (Agenzia Nova) - Il primo ministro indiano uscente, Narendra Modi, in un’intervista al quotidiano “The Times of India”, si dice sicuro della vittoria e della prosecuzione del suo governo con un consenso ancora più ampio rispetto a cinque anni fa, quando il suo Partito del popolo indiano (Bjp) conquistò, il primo da trent’anni, la maggioranza assoluta alla Camera del popolo, la camera bassa del parlamento federale. Modi fa un bilancio positivo della legislatura, difende le sue riforme e i suoi programmi politici di punta, critica aspramente la principale forza di opposizione, il Congresso nazionale indiano (Inc), e si presenta ancora una volta come l’outsider. “Sono fiducioso che saremo ancora benedetti dal popolo con un mandato massiccio, con più seggi di prima, un governo più forte
di prima. In tutti gli Stati che ho visitato, ho visto un sostegno senza precedenti. La prima fase delle elezioni e la risposta del popolo hanno rafforzato la mia fiducia. Il 2014 è stato un’elezione combattuta dal Partito del popolo indiano, insieme ai suoi alleati nell’Alleanza democratica nazionale. Quella del 2019 è un’elezione combattuta dal Partito del popolo”, dichiara il premier indiano.

Riguardo al fatto di non essere lui lo sfidante questa volta, Modi afferma: “Non è vero. Sono uno sfidante che combatte contro cose che danneggiano l’India. La corruzione indebolisce il nostro paese dall’interno. lo la sto sfidando. La politica dinastica indebolisce la nostra democrazia. Io la sto sfidando. Il terrore minaccia l’esistenza stessa della nostra nazione. Io lo sto sfidando”. “Anche il popolo indiano è un combattente. Insieme a noi, sta combattendo partiti come il Congresso che vogliono riportare l’India nell’era della corruzione”, prosegue. Quindi aggiunge: “Chiunque veda la campagna o il manifesto del Congresso può facilmente capire che non sta combattendo per vincere le elezioni. Non hanno una visione per il paese”.

Valutando le differenze tra le ultime elezioni e quelle in corso, Modi osserva che quello di cinque anni fa fu “un mandato di speranza e aspirazione”, mentre quello di quest’anno riguarda “la fiducia e l’accelerazione”. Il primo ministro si sofferma poi sullo Stato dell’Uttar Pradesh, il più popoloso, che elegge 80 rappresentanti alla Camera del popolo ed è quindi decisivo per la formazione della maggioranza. “L’Uttar Pradesh sta assistendo al fenomeno della crescita a doppio motore. Il governo centrale e quello statale hanno lavorato in tandem (…) Le persone hanno visto la trasformazione che sta avvenendo”, premette, per concludere che “l’Uttar Pradesh voterà per la visione e non per la divisione. L’Uttar Pradesh voterà per le opportunità e non per l’opportunismo. L’Uttar Pradesh voterà per lo sviluppo e non per la dinastia. L’Uttar Pradesh voterà per quelli che mettono l’India al primo posto e non per quelli che mettono la famiglia al primo posto”.

Modi respinge le accuse di ipernazionalismo e di politicizzazione delle forze armate: “Parlando di questioni reali, come possiamo non considerare una questione reale decenni di terrorismo e morti dei nostri militari? Quelli che non hanno fatto assolutamente niente per la questione cruciale della sicurezza nazionale ora hanno problemi col fatto che la dottrina della sicurezza nazionale dell’India sia stata una svolta strategica”. Il premier difende il patriottismo, che a suo parere ha ispirato anche la lotta per la libertà del Mahatma Gandhi e quelle per l’emancipazione delle donne e dei poveri: “Il patriottismo non è una malattia. Proprio come l’ipersecolarismo è stato inventato per colpire alla radice la cultura e l’ethos dell’India, in modo simile la terminologia dell’ipernazionalismo è stata inventata per mettere in cattiva luce il patriottismo”. Comunque Modi respinge l’idea che si stia combattendo una battaglia ideologica, perché il Congresso non ha “alcuna ideologia” e ribadisce che i risultati dei cinque anni del suo governo parlano solo di sviluppo: “La nostra visione, missione e agenda sono chiare: sviluppo per tutti”, sintetizza. “Il benessere degli agricoltori è una priorità per noi e ci stiamo lavorando dal primo giorno”, aggiunge, ribadendo l’obiettivo di raddoppiare i redditi agricoli entro il 2022.

Quanto alla lettura di queste elezioni come un referendum su di lui, proposta da diversi osservatori, Modi non si sottrae a questa interpretazione: “In tutte le precedenti elezioni, i governi sotto il peso dei loro fallimenti e delle promesse non mantenute, avevano paura di chiedere voti in nome del loro leader (…) Nel 2014 l’Alleanza progressista unita ha persino chiesto al primo ministro Manmohan Singh di evitare di fare campagna. È un merito del Bjp che si presenti al popolo nel nome dei risultati del governo Modi degli ultimi cinque anni”. Quindi il primo ministro continua a sottolineare la distanza culturale dagli avversari: “Distruggere la cultura del Congresso è stata una sfida chiave (…) Quando parlo di cultura del Congresso mi riferisco alla paralisi politica, alla corruzione, al nepotismo, alla presenza di intermediari, ai dipartimenti che lavorano a compartimenti stagni, ai progetti ritardati… Negli ultimi cinque anni la nazione ha visto come lavora un governo efficiente e non corrotto”.

Il premier indiano rivendica i risultati del programma “Make in India”, volto a sostenere l’industria nazionale, citando ad esempio il numero di unità di produzione per la telefonia mobile, passato da due a 268, e ricordando che dal 2014 l’India ha attratto investimenti esteri diretti per 35 miliardi di dollari. Modi si sofferma poi sulle due principali riforme economiche: la demonetizzazione, ovvero la messa fuori coso, alla fine del 2016, delle banconote da 500 e 1.000 rupie per contrastare l’evasione fiscale e la contraffazione e incoraggiare i pagamenti senza contante, e l’introduzione dell’imposta centrale sui beni e i servizi (Gst), che dal luglio del 2017 ha sostituito l’Iva e altre tasse indirette applicate dai singoli Stati. “La demonetizzazione e l’imposta Gst sono state grandi riassestamenti strutturali. Quando avvengono cambiamenti di questa portata, è naturale una pausa temporanea della crescita”, dichiara Modi, per poi aggiungere che “la Gst sta evolvendo verso aliquote più basse” e che “già ora il 99 per cento degli articoli della gente comune è tassato in media alla metà dell’aliquota pre Gst”.

Modi parla poi del raid effettuato il 26 febbraio dall’Aeronautica militare indiana in Pakistan, per colpire postazioni di Jaish-e-Mohammed (Jem), l’organizzazione terroristica che ha rivendicato l’attentato di Pulwama, nel Jammu e Kashmir, del 14 febbraio, in cui sono morti 49 agenti della Forza di polizia centrale di riserva (Crpf). Il primo ministro confessa che non è stata una decisione difficile: “Sarebbe stato difficile per me se non avessi preso quella decisione”. Quindi precisa: “Queste decisioni non vengono prese a caldo. Queste decisioni vengono prese dopo aver consultato esperti, dopo aver ponderato i vari pro e contro. Quando non ci sono considerazioni personali o politiche, quando solo l’interesse nazionale è supremo e quando si è guidati solo dal patriottismo, nessuna decisione è difficile”. A proposito del Pakistan, il cui primo ministro, Imran Khan, ha recentemente dichiarato che una vittoria di Modi potrebbe rendere più probabile il dialogo e che invece il Congresso potrebbe aver paura di avviare questo processo, il leader indiano risponde: “Non dobbiamo dimenticare che Imran Khan è stato un giocatore di cricket e la sua recente dichiarazione è stato un tentativo di swing inverso per influenzare le elezioni indiane”.

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