Eternit bis, l'ex patron Schmidheiny a giudizio per omicidio volontario: sfuma l'ipotesi prescrizione -
L'udienza sarà il 27 novembre.
Il
manager svizzero, già nella bufera per le sue frasi choc contro
l'Italia in una recente intervista, è accusato di avere provocato la
morte di 392 persone
Stephan
Schmidheiny è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario nel
filone cosiddetto Eternit bis per le morti di 392 persone di Casale
Monferrato, decedute per le conseguenze dell'esposizione
all'amianto. Lo ha deciso il gup di Vercelli che ha mandato davanti alla corte d'assise di Novara il magnate svizzero, ultimo titolare dell'Eternit. L'udienza sarà il 27 novembre.
Il giudice ha accolto l'impostazione dei pubblici ministeri Roberta Brera, Francesco Alvino e Gianfranco Colace, che avevano indicato come imputazione l'omicidio volontario: in questo modo il processo potrà continuare. Se invece il gup avesse deciso di derubricare il reato in omicidio colposo - come era accaduto per esempio al tribunale di Torino, dove Schmidheiny è stato condannato a 4 anni di carcere per le vittime della fabbrica di Cavagnolo - è verosimile pensare che il processo si sarebbe estinto con la prescrizione. La decisione di Vercelli si allinea invece a quanto avvenuto a Napoli, dove l'industriale è a dibattimento in Assise per omicidio volontario per le morti dello stabilimento di Bagnoli.
Quello affrontato oggi a Vercelli è uno dei quattro filoni in cui è stato spacchettato il processo Eternit bis, istruito dalla procura di Torino sui decessi che non erano entrati nel primo grande processo per le vittime dell'amianto, in cui si contestava il disastro doloso, e che poi era finito prescritto.
La decisione arriva nella giornata in cui hanno destato sconcerto le parole dello stesso Schmidheiny alla testata svizzera "Nzz am Sonntag". "Mi sono reso conto di provare dentro di me un odio per gli italiani", ha detto nell'intervista rilanciata in Italia nelle ultime ore. Ed ancora: "Quando oggi penso all'Italia provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito. Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall'interno.
all'amianto. Lo ha deciso il gup di Vercelli che ha mandato davanti alla corte d'assise di Novara il magnate svizzero, ultimo titolare dell'Eternit. L'udienza sarà il 27 novembre.
Il giudice ha accolto l'impostazione dei pubblici ministeri Roberta Brera, Francesco Alvino e Gianfranco Colace, che avevano indicato come imputazione l'omicidio volontario: in questo modo il processo potrà continuare. Se invece il gup avesse deciso di derubricare il reato in omicidio colposo - come era accaduto per esempio al tribunale di Torino, dove Schmidheiny è stato condannato a 4 anni di carcere per le vittime della fabbrica di Cavagnolo - è verosimile pensare che il processo si sarebbe estinto con la prescrizione. La decisione di Vercelli si allinea invece a quanto avvenuto a Napoli, dove l'industriale è a dibattimento in Assise per omicidio volontario per le morti dello stabilimento di Bagnoli.
Quello affrontato oggi a Vercelli è uno dei quattro filoni in cui è stato spacchettato il processo Eternit bis, istruito dalla procura di Torino sui decessi che non erano entrati nel primo grande processo per le vittime dell'amianto, in cui si contestava il disastro doloso, e che poi era finito prescritto.
La decisione arriva nella giornata in cui hanno destato sconcerto le parole dello stesso Schmidheiny alla testata svizzera "Nzz am Sonntag". "Mi sono reso conto di provare dentro di me un odio per gli italiani", ha detto nell'intervista rilanciata in Italia nelle ultime ore. Ed ancora: "Quando oggi penso all'Italia provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito. Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall'interno.
. «Stephan Schmidheiny, ancora oggi, dimostra
nessuna pietà verso le persone che sono morte a causa dell’amianto», ha
detto il pubblico ministero Gianfranco Colace nel suo intervento
dedicato alle repliche alle arringhe dei legali del magnate. Il
magistrato ha anche ricordato che «oggi si ammalano e muoiono le persone
che non hanno mai messo piede in quella fabbrica».
Stephan Schmidheiny deve rispondere della morte da amianto di 392 casalesi, di cui 62 ex lavoratori dello stabilimento Eternit di Casale,
il più antico e il più grande d’Italia (attivo dal 1907 al 1986) e 330
cittadini, semplicemente esposti alla contaminazione ambientale delle
fibre disperse nell’aria.Il fascicolo originario era stato formato dalla procura di Torino che
aveva chiesto il rinvio a giudizio per l’omicidio doloso di oltre 400
persone uccise dall’amianto a Casale, a Cavagnolo, a Bagnoli di Napoli e
a Rubiera dell’Emilia... a Torino per la morte di due persone di Cavagnolo (e qui
Schmidheiny è già stato condannato a 4 anni per omicidio colposo), a
Napoli (per otto morti di Bagnoli, e qui si va avanti per omicidio
doloso), a Reggio Emilia (per le vittime di Rubiera, ma la magistratura
emiliana non ha ancora deciso come procedere) e a Vercelli, per le
vittime casalesi.
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