da operaicontro
Nessuno sciopero, nessuna iniziativa di lotta per la morte dell’operaio alla Sevel di Atessa, la FISMIC ha scelto di lanciare una colletta a favore della famiglia. E’ un modo di lavarsi la coscienza per aver coperto col silenzio le responsabilità della direzione FCA.
Il sindacato e gli adepti delle diverse parrocchie, quasi in ogni luogo di sfruttamento, ormai da tanto tempo non fanno altro che informare i lavoratori di quello che i padroni decidono di volta in volta. Possa essere l’aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro, l’aumento o la diminuzione della produzione, i fermi, la turnazione, i vari premi e gli aumenti salariali irrisori. Fra lo strato dei burocrati sindacali presente in fabbrica c’è una sorta di gara, la gara consiste in chi informa prima gli operai delledecisioni prese dal padrone, quello che conta di più per tantissimi operai è il sindacalista più vicino al padrone, quello che sa prima degli altri.
In realtà il padrone fa quel che vuole e questo strato sociale di
sindacalisti in cambio dei loro servigi non faticano, lavorano alle
dipendenze del padrone ma mantenuti da noi operai affinché la macchina
di sfruttamento continui a fruttare profitti per il padrone. Ognuno ha
il suo tornaconto. Il padrone si serve di loro per controllare gli
operai e sancire il prezzo più basso possibile della pelle degli operai e
i sindacalisti si servono degli operai per allontanarsi dalla linea di
montaggio, non faticare e sedersi ai tavoli insieme al padrone.
Mentre i padroni e i sindacalisti non faticano, noi operai dobbiamo sgobbare anche per loro e poiché bisogna essere per lor signori sempre più competitivi, cioè più produttivi, gli operai devono correre e lavorare di più. Ovviamente quando si corre e quando il padrone ti mette fretta perché questo aumenta i margini di profitto anche nelle fabbriche moderne, dove le tute blu sono sparite, sostituite da quelle bianche, noi operai possiamo lasciarci la pelle ed il rischio aumenta ulteriormente per il continuo risparmio che i padroni fanno sulle spese di manutenzione, compreso il fatto che le iniziative che dovrebbero in qualche modo garantire la sicurezza degli operai non devono in nessun modo, assolutamente frenare la produzione, altrimenti qualsiasi precauzione può essere messa da parte.
È successo alla Fca di Cassino, è successo in passato a Melfi, è successo in altre fabbriche del gruppo ex Fiat adesso FCA e l’ultima volta è successo alla Sevel di Atessa. Alla Sevel di Atessa dopo la morte dell’ennesimo operaio, il sindacato Fismic nel guardarsi bene dal mettere in atto ogni iniziativa di lotta e protesta, ha deciso di lanciare un appello e ha chiesto “a tutte le persone che si sono sentite emotivamente coinvolte nel tragico evento di esprimere vicinanza alla famiglia attraverso l’iniziativa di una ritenuta volontaria di alcune ore di lavoro”.
In sintonia con il padrone e come un buon servo diligente, la Fismic non poteva smentirsi e così invece di protestare e scioperare per l’ennesima morte di un operaio, ha cercato di nascondere le colpe che ha per il suo totale silenzio sulle questioni della sicurezza e dei carichi di lavoro. Nella speranza di fare bella figura con gli operai meno coscienti, ha congedato l’operaio morto con il manifesto funebre e l’iniziativa per eventuali opere di bene da parte di altri.
Non sappiamo quanti operai di Atessa hanno aderito all’iniziativa, di sicuro, però, il padrone non ci ha perso niente, in verità ha guadagnato anche con l’ora di lavoro degli operai che hanno aderito.
Un altro operaio è morto per garantire il profitto, il sindacato filo padronale ha fatto il suo lavoro, può continuare ad essere scelto dal padrone quale rappresentante “dei suoi lavoratori”.
Crocco, operaio di Melfi
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