venerdì 24 gennaio 2020

pc 24 gennaio - Il grande movimento di lotta in India contro la legge sulla cittadinanza del regime fascista indù di Modi

Sul prossimo numero in uscita il 30 gennaio di proletari comunisti importante articolo 
sul gigantesco sciopero di 250 milioni di lavoratori in sciopero in India - richiedi a pcro.red@gmail.com


All’interno dell’immenso sciopero generale di 250 milioni di lavoratori che ha di fatto bloccato il Paese si è sviluppata anche la protesta contro la nuova legge sulla cittadinanza (CAA-Citizenship Amendment Act) che è di fatto una legge razzista che ha di mira essenzialmente la grande popolazione musulmana indiana.

Questa legge - CAA - impedisce esplicitamente ai musulmani (la più grande minoranza religiosa indiana che conta circa 140 milioni di persone) dai paesi vicini di acquisire la cittadinanza. Il NRC (National Registration Council – l’ufficio nazionale che si occupa di concedere la cittadinanza, ndr) ribalta tutte le precedenti leggi sulla cittadinanza, imponendo a tutti gli indiani di fornire un'ampia
documentazione per dimostrare la propria cittadinanza, cosa che sicuramente centinaia di milioni non saranno in grado di fare. Pertanto, dà a Modi e al suo partito di estrema destra Bharatiya Janata Party (BJP) la capacità di rimuovere la cittadinanza - e quindi praticamente tutti i diritti umani - da qualsiasi indiano esso desideri. Il governo ha già rimosso quasi due milioni di cittadini nello stato nord-orientale dell'Assam, circa la metà dei quali musulmani.

Il governo sta attualmente anche costruendo una rete di "centri di detenzione" simili a quelli utilizzati dall'ICE (Immigration and Customs Enforcement- Controllo immigrazione) negli Stati Uniti per ospitare la popolazione di "immigrati clandestini" recentemente criminalizzata. In molti casi, sta impiegando quelle stesse persone per costruire le proprie prigioni.

L’approvazione di questa legge, avvenuta l’11 dicembre scorso, ha scatenato nel paese prese di posizione di intellettuali, politici, studenti e masse popolari e una serie di manifestazioni di piazza dal nord al sud. La scrittrice e attivista progressista Arundhati Roy ha affermato che il previsto registro nazionale dei cittadini (NRC) è contro i musulmani del paese. "Gli attacchi ai musulmani stanno avvenendo nell'Uttar Pradesh. La polizia sta entrando nelle case e le saccheggia." ha detto.

Il Partito Comunista dell’India (maoista), che guida la guerra popolare in India, ha emesso un comunicato che dà il suo sostegno alle proteste, affiggendo anche striscioni e manifesti. Il comunicato dice: “In un paese come l'India, che detiene 1/7 della popolazione mondiale, che è profondamente sfruttato e oppresso dagli imperialisti, principalmente dall'imperialismo statunitense, che è attualmente colpito da una crisi economica molto grave ed è il paese in cui si sviluppa la guerra popolare più avanzata del mondo, tali proteste sono di grande importanza storica.”
“Il progetto, continua il comunicato, fa parte del movimento burocratico e fascista del governo Narendra Modi in carica, che nell'agosto di quest'anno ha spogliato lo stato a maggioranza musulmano di Jammu e Kashmir del loro status di stati autonomi, essenzialmente dando al vecchio stato un maggiore controllo sugli affari della regione. Nello stesso mese, il governo ha iniziato a costruire campi di concentramento per i poveri e la popolazione musulmana del paese, attraverso la ‘lista finale del registro nazionale dei cittadini’, che ha eliminato anche la cittadinanza di migliaia di indiani e musulmani bengalesi come indiani e poveri contadini indù, a cui mancava la vasta documentazione necessaria per dimostrare la propria cittadinanza.”
La risposta del governo alle proteste è stata feroce: il 15 dicembre la polizia ha fatto irruzione nel campus dell’università Jamia Millia Islamia di Delhi, sparando sui manifestanti e pestando gli studenti, e innescando un effetto domino nei campus delle università di tutta l’India, insorti a sostegno degli studenti della Jamia, contro la brutalità della polizia … La sera del 5 gennaio 2019, una cinquantina di persone appartenenti all’associazionismo studentesco di destra hanno fatto irruzione nel campus dell’Università Jawaharlal Nehru (JNU) di Delhi, una delle più prestigiose del Paese. A volto coperto, hanno malmenato gli studenti e i professori con spranghe e bastoni, ferendo 40 persone tra cui la presidentessa dell’unione degli studenti della JNU, Aishe Ghosh. La polizia, schierata fuori ai cancelli, è rimasta a guardare inerme: nessuno è stato arrestato per l’attacco durato tre ore, anzi, Ghosh è stata accusata di “vandalismo” in un copione già visto negli scontri tra fazioni universitarie … negli stati governati dal BJP (il Partito fascista indù guidato da Modi), la polizia ha avuto carta bianca per azioni punitive contro la minoranza musulmana. Il focolaio delle violenze per mano delle forze dell’ordine a fine dicembre si è spostato nello stato dell’Uttar Pradesh (UP), il più popoloso Stato indiano dove la comunità musulmana è molto più numerosa rispetto alla media nazionale (del 14,2 per cento) … il bilancio, per ora, è di 28 morti (di cui 19 in Uttar Pradesh) e migliaia di arresti in tutto il Paese.
Ma la risposta fascista del governo indù di Modi non riesce a fermare le proteste che continuano in tutto il Paese…  

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