7 ARRESTI E 10 OBBLIGHI DI FIRMA PER IL G7 DI VENARIA
FORZA E CORAGGIO COMPAGNE/I! TUTTE/I LIBERE/I!
Stamattina
è scattata una vasta operazione di polizia tra Modena, Venezia, Torino,
Firenze, Bari e la Val Susa. Diciotto le persone colpite da diverse
misure cautelari, tra cui sette arresti domiciliari e dieci obblighi di
firma.
Al
centro delle indagini, le frizzanti giornate di contestazione del G7 del
Lavoro voluto dal ministro Poletti, ultima tappa dell’infelice parabola
di governo renziana che sarebbe rovinosamente finita qualche mese dopo
tra fischi, sberleffi e proteste.
Era il settembre del 2017 e, a scanso di equivoci sul carattere decadente di una riunione di notabili degna dell’Ancien regime, i responsabili di jobs act e buona scuola si riunivano nella Reggia di Venaria per discutere di come continuare l’opera di taglio ai diritti dei lavoratori. Nel frattempo, per due giorni consecutivi, migliaia di manifestanti avevano invaso le strade di Torino prima e di Venaria poi, denunciando le responsabilità politiche di una classe dirigente che ha messo in ginocchio generazioni intere di giovani col ricatto della disoccupazione mentre toglieva le poche sicurezze rimaste a chi aveva già un lavoro. Simbolo della protesta, delle enormi brioche di gomma piuma brandite dai manifestanti non solo per ricordare la famosa frase di Maria Antonietta davanti al popolo affamato ma anche a monito dell’inevitabile destino dei potenti quando si fanno sordi alle rivendicazioni di vecchi e nuovi sans culottes.
Era il settembre del 2017 e, a scanso di equivoci sul carattere decadente di una riunione di notabili degna dell’Ancien regime, i responsabili di jobs act e buona scuola si riunivano nella Reggia di Venaria per discutere di come continuare l’opera di taglio ai diritti dei lavoratori. Nel frattempo, per due giorni consecutivi, migliaia di manifestanti avevano invaso le strade di Torino prima e di Venaria poi, denunciando le responsabilità politiche di una classe dirigente che ha messo in ginocchio generazioni intere di giovani col ricatto della disoccupazione mentre toglieva le poche sicurezze rimaste a chi aveva già un lavoro. Simbolo della protesta, delle enormi brioche di gomma piuma brandite dai manifestanti non solo per ricordare la famosa frase di Maria Antonietta davanti al popolo affamato ma anche a monito dell’inevitabile destino dei potenti quando si fanno sordi alle rivendicazioni di vecchi e nuovi sans culottes.
Al
centro dell’attenzione della DIGOS, evidentemente fino a oggi troppo
impegnata a rimuovere striscioni contro il ministro Salvini, c’è il
corteo studentesco del 29 settembre, l’assedio notturno al
lussuoso hotel NH di piazza Carlina dove speravano di dormire sonni tranquilli i ministri e il corteo del 30 settembre col suo tentativo di raggiungere la reggia durante la conferenza stampa finale di Poletti.
lussuoso hotel NH di piazza Carlina dove speravano di dormire sonni tranquilli i ministri e il corteo del 30 settembre col suo tentativo di raggiungere la reggia durante la conferenza stampa finale di Poletti.
Al
netto di un linguaggio guerresco degno di un war movie di serie B, la
procura di Torino contesta ai manifestanti quello che è effettivamente
al giorno d'oggi il peggiore dei delitti: aver fatto seguire alle parole
i fatti, disturbando “il regolare svolgimento del vertice”.
Nell’ordinanza
ritroviamo anche tutta la batteria di psicoreati contro i “facinorosi”
(cit.) che abitano le fantasie della polizia italiana. Un teatro in cui
recitano “istigatori e coordinatori” con veri e propri superpoteri.
Persone a cui non vengono neanche contestate singole “condotte
delittuose” ma che “con la loro semplice presenza” fungerebbero “da
avvallo” agli altri manifestanti “galvanizzando i materiali esecutori”.
Alcuni compagni sono accusati così di “concorso morale” semplicemente
per essere stati presenti in un corteo in cui ci sono stati scontri con
le forze dell’ordine, ad altri viene contestato l’aver parlato con
qualcuno che poi qualche minuto dopo sarebbe stato riconosciuto nel
tentativo di sfondare un cordone di polizia, altri ancora non si capisce
bene dove dovrebbero mettersi visto che quando si trovano “nelle
retrovie” lo fanno per svolgere “un’opera di supervisione e controllo”,
quando invece sono davanti si trovano lì “a mo di incitamento e
garanzia”.
Insomma,
un’operazione arraffazzonata e tutta politica per colpire il dissenso
sociale, in cui sono stati presi di mira diversi notav, che arriva a
quasi due anni dai fatti dl g7 ma, esattamente come l’anno scorso, a
pochi giorni dal festival alta felicità in Val di Susa in cui sono
annunciate nuove contestazioni contro il supertreno.
Il
tutto proprio nei giorni in cui la retorica della legalità si fa sempre
più traballante con lo scandalo delle nomine al CSM e le udienze sulla
cricca dei favori della procura di Torino, che vede al centro dello
scandalo proprio il PM Rinaudo, responsabile in questi anni di decine di
processi politici contro attivisti torinesi e valsusini
A
differenza dei PM impegnati nella loro consueta caccia ai fantasmi, noi
nelle giornate di contestazione al G7 abbiamo visto incarnarsi una
forza ben reale e collettiva, capace di esprimersi, indicare chiaramente
responsabilità e dare un’indicazione politica minima necessaria: basta
incontri a porte chiuse, basta decisioni prese sulla testa dei
lavoratori e delle lavoratrici.
Tantissimi giovanissimi, molti alla loro prima manifestazione, hanno preso parola a partire delle proprie condizioni di vita, parlando di un futuro negato e dell’angoscia davanti a un lavoro che nel nostro paese è ormai diventato semplicemente un ricatto senza alternative. Accanto a loro sindacalismo di base, facchini, lavoratrici dei servizi, persone intrappolate nel meccanismo delle false coop che hanno sfilato portando, per una volta, in piazza il proprio quotidiano sfruttamento.
Tantissimi giovanissimi, molti alla loro prima manifestazione, hanno preso parola a partire delle proprie condizioni di vita, parlando di un futuro negato e dell’angoscia davanti a un lavoro che nel nostro paese è ormai diventato semplicemente un ricatto senza alternative. Accanto a loro sindacalismo di base, facchini, lavoratrici dei servizi, persone intrappolate nel meccanismo delle false coop che hanno sfilato portando, per una volta, in piazza il proprio quotidiano sfruttamento.
Ci
sembra che sempre più persone se ne rendono conto oggi, disobbedire
alle leggi ingiuste è necessario, non si può abbassare la testa di
fronte ai soprusi dei potenti.
Come recitava uno degli striscioni, NOI GIGANTI VOI 7 NANI! FORZA E CORAGGIO COMPAGNE/I! TUTTE/I LIBERE/I!
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