martedì 2 luglio 2019

pc 2 luglio - SCIOPERO ALL'ARCELORMITTAL - MA CHE SUCCEDE TRA GLI OPERAI

L'incontro di ieri pomeriggio a Taranto tra ArcelorMittal e sindacati non ha sortito alcun effetto e alcun cambiamento. L'azienda fa partire unilateralmente la cassintegrazione per 1395 lavoratori. 
A questo punto i sindacati confederali non hanno potuto non indire uno sciopero - per il 4 luglio di 8 ore per turno - e l'Usb da parte sua ha confermato lo sciopero e il presidio al Mise a Roma per il 9 luglio. 
Lo Slai cobas sc aveva invece indicato e proposto lo sciopero fin dal 1° luglio; perchè ai ricatti della Mittal si deve rispondere subito con le armi dei lavoratori. 
MA CHE SUCCEDE 
TRA GLI OPERAI?

Ieri mattina alle 6 sia alla portineria D che alla portineria A dell'ArcelorMittal Taranto abbiamo discusso con loro questa situazione.
Gli operai denunciano prima di tutto l'assenza di informazione diretta da parte dei sindacati interni; i lavoratori vengono lasciati in attesa, fermi, senza alcunchè di indicazioni.
Da un lato non c'è sorpresa - lo "slogan": Mittal come Riva, peggio di Riva - detto per prima dallo Slai cobas - è diventato un commento comune tra gli operai; dall'altro c'è coscienza della necessità della lotta, di non far passare questi ricatti del padrone indiano, perchè ad ogni ricatto ne seguiranno altri. Ma sulla risposta di lotta
sorgono problemi. Pur essendo avanzata a livello di massa la denuncia della linea e azione attuale dei sindacati confederali, gli operai pensano che loro non possano pesare. Dicono giustamente che senza organizzazione gli operai non possono fare nulla, ma non c'è ancora fiducia, in sè e soprattutto nei loro compagni di lavoro, sulla possibilità che gli stessi operai costruiscano dal basso, a partire dagli operai più coscienti una nuova organizzazione/autorganizzazione.
Lo Slai cobas ha teso invece a portare soprattutto fiducia. Una fiducia non astratta ma concreta, che nasce dalla realtà di questa fabbrica.
Fiducia nella lotta - Dell'ArcelorMittal di Taranto - è stato detto - si è addirittura parlato nel vertice mondiale del G20 a Osaka, tra Conte e il capo del governo fascista indiano Modi (che ha detto che verrà in Italia a sostenere Mittal); tutti i padroni attraverso le loro associazioni Federmeccanica e Confindustria e i loro rappresentanti sono calati nei giorni scorsi a Taranto, per sostenere Mittal e per dire, allarmati e minacciosi, che anche le sorti delle loro fabbriche dipendono dalla fabbrica di Taranto.
Questo fa capire il peso a livello mondiale dell'ArcelorMittal di Taranto. E deve far capire agli operai che gli effetti di uno sciopero vero, un blocco degli impianti e della produzione a Taranto arriva fino in India, in Europa, ecc.; uno sciopero a Taranto mette in crisi tanti altri padroni e padroncini italiani; che quindi gli operai hanno un potenziale di forza, di contrattazione grande.
A ricatto della Mittal, "doppio ricatto" degli operai...
Fiducia nella possibilità di organizzazione - L'organizzazione dal basso in una fabbrica così grande non può che partire da un nucleo di operai più coscienti. Ma - è stato detto - se essi non si fermano, cominciano a fare le iniziative possibili, non si scoraggiano dopo un presidio, tengono nel tempo, allora diventano un riferimento per l'organizzazione di altri operai.

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