Nonostante incontri e Tavoli in corso - l'incontro coi sindacati di
questa mattina sulla Cigo è slittato al pomeriggio alle 15,30 -
ArcelorMittal non ha affatto sospeso la procedura di avvio della
cassintegrazione e ha già comunicato ai lavoratori coinvolti il numero
delle giornate di cassintegrazione, per 1011 operai, 106 intermedi e 278
tra impiegati e quadri.
Nello stesso tempo i sindacati
denunciano che mentre mette in cassintegrazione operai addetti alla
manutenzione centrale ordinaria e straordinaria degli impianti, appalta
ad aziende esterne questi stessi lavori.
MA CHE SUCCEDE TRA GLI OPERAI?
Questa mattina alle 6 sia alla portineria D che alla portineria A abbiamo discusso con loro questa situazione.
Gli
operai denunciano prima di tutto l'assenza di informazione diretta da
parte dei sindacati interni; i lavoratori vengono lasciati in attesa,
fermi, senza alcunchè di indicazioni.
Da un lato non c'è sorpresa -
lo "slogan": Mittal come Riva, peggio di Riva - detto per prima dallo
Slai cobas - è diventato un commento comune tra gli operai; dall'altro
c'è coscienza della necessità della lotta, di non far passare questi
ricatti del padrone indiano, perchè ad ogni ricatto ne seguiranno
altri.
Ma sulla risposta di lotta sorgono problemi. Pur essendo avanzata a
livello di massa la denuncia della linea e azione attuale dei sindacati
confederali, gli operai pensano che loro non possano pesare. Dicono
giustamente che senza organizzazione gli operai non possono fare nulla,
ma non c'è ancora fiducia, in sè e soprattutto nei loro compagni di
lavoro, sulla possibilità che gli stessi operai costruiscano dal basso, a
partire dagli operai più coscienti una nuova
organizzazione/autorganizzazione.
Lo Slai cobas ha teso invece a
portare soprattutto fiducia. Una fiducia non astratta ma concreta, che
nasce dalla realtà di questa fabbrica.
Fiducia nella lotta
- Dell'ArcelorMittal di Taranto - è stato detto - si è addirittura
parlato nel vertice mondiale del G20 a Osaka, tra Conte e il capo del
governo fascista indiano Modi (che ha detto che verrà in Italia a
sostenere Mittal); tutti i padroni attraverso le loro associazioni
Federmeccanica e Confindustria e i loro rappresentanti sono calati nei
giorni scorsi a Taranto, per sostenere Mittal e per dire, allarmati e
minacciosi, che anche le sorti delle loro fabbriche dipendono dalla
fabbrica di Taranto.
Questo fa capire il peso a livello mondiale
dell'ArcelorMittal di Taranto. E deve far capire agli operai che gli
effetti di uno sciopero vero, un blocco degli impianti e della
produzione a Taranto arriva fino in India, in Europa, ecc.; uno sciopero
a Taranto mette in crisi tanti altri padroni e padroncini italiani; che
quindi gli operai hanno un potenziale di forza, di contrattazione
grande.
A ricatto della Mittal, "doppio ricatto" degli operai...
Fiducia nella possibilità di organizzazione
- L'organizzazione dal basso in una fabbrica così grande non può che
partire da un nucleo di operai più coscienti. Ma - è stato detto - se
essi non si fermano, cominciano a fare le iniziative possibili, non si
scoraggiano dopo un presidio, tengono nel tempo, allora diventano un
riferimento per l'organizzazione di altri operai.
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