I dati sulle vendite di automobili in Cina preannunciano una crisi economica in arrivo?
F. William Engdahl | mondialisation.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
21/06/2019
Le vendite di auto nuove in Cina, ora il più grande mercato automobilistico del mondo, sono diminuite del 16,4% a maggio, il mese peggiore della storia dell'industria automobilistica cinese ancora relativamente nuova. Secondo l'associazione cinese dei produttori di automobili (CAAM), le vendite disastrose di maggio sono arrivate dopo le diminuzioni del 14,6% in aprile e del 5,2% in marzo. Ci si chiede se questa situazione sia attribuibile alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Il calo delle vendite di veicoli in Cina, tuttavia, ha un impatto significativo sui produttori stranieri, in particolare i produttori tedeschi. Questi dati sono i precursori di un'altra grave recessione economica globale o peggio?
I dati mostrano che la guerra commerciale sino-americana non è la causa principale, poiché maggio
2019 segna il 12° mese consecutivo di calo delle vendite di auto in Cina. Le transazioni tra case automobilistiche in Cina e concessionarie auto sono diminuite del 44%. Allo stesso modo, le vendite di auto a marchio cinese sono diminuite del 26% a maggio. Baojun, Dongfeng e Trumpchi sono marchi cinesi che hanno perso il 40% nell'anno. Solo i marchi giapponesi Honda e Toyota sono stati in grado di realizzare aumenti delle vendite. È chiaro che qualcosa di importante e di non buono sta accadendo in Cina, la seconda più grande economia del mondo.
Xu Haidong, vice segretario generale della CAAM, ha dato un suggerimento su quali sono le cause di questo declino. Secondo lui, "il calo del potere d'acquisto nei gruppi a basso e medio reddito e le aspettative del governo in merito agli incentivi all'acquisto" è una delle cause principali.
Questo significa che il "declino del potere d'acquisto nei gruppi a basso e medio reddito" è il punto preoccupante. Come ho menzionato in un precedente articolo, gli anni della prosperità cinese, come quelli dell'Occidente, sono stati contrassegnati da un facile credito, soprattutto dopo la crisi finanziaria globale del 2008.
Nel 2009, la Cina è diventata il paese con il maggior numero di auto al mondo. Molti sono marchi americani, giapponesi o europei con impianti di produzione cinesi. Nell'ultimo decennio, la sua produzione automobilistica ha superato quella degli Stati Uniti e del Giappone insieme, così come quella dell'intera UE. Nel 2010, la Cina ha prodotto circa 14 milioni di veicoli all'anno, la più grande produzione nella storia del paese e la maggior parte di essa per il suo mercato interno "a basso e medio reddito". I cinesi a reddito medio consideravano essenziale il possesso di un'auto e le banche, o piuttosto le parabanche o le banche ombra, erano ansiose di concedere prestiti. Nel 2009, il numero totale di auto, furgoni e camion registrati era di 62 milioni. Supererà i 200 milioni entro il 2020. Ciò significa che il mercato automobilistico, se non è saturo, ha almeno raggiunto i limiti della capacità di indebitamento delle famiglie.
Nell'ultimo decennio, un gran numero di giovani famiglie cinesi con redditi in aumento e un'auto, si sono rivolte all'acquisto di appartamenti o case. Nel 2018, l'esplosione del debito delle famiglie e di altri debiti, in gran parte non regolamentati, ha iniziato a mettere in allarme Pechino e la Banca Popolare Cinese. Si stima che siano in corso prestiti fuori bilancio o concessi da banche ombra per la cifra allarmante di 15 triliardi di dollari. Almeno 3,8 trilioni di dollari di questo denaro sono andati in fondi fiduciari che hanno permesso ai cittadini cinesi ordinari di investire in progetti di governo locale o di costruzione di alloggi. La Banca Mondiale stima che la quota delle banche ombra della Cina sia passata dal 7% del PIL nel 2005 al 31% nel 2016. Il BRI svizzero stima che circa 7 trilioni di dollari siano a pericolo di default.
L'attuale boom dei consumi è stato innescato dopo la crisi finanziaria globale del 2008, quando il governo di Pechino ha iniettato nell'economia ciò che molti consideravano un'infusione quasi in preda al panico di denaro a buon mercato, con l'obiettivo di mantenere in vita l'economia, nonchè salvaguardare occupazione e redditi in aumento. Quando gli organismi di regolazione hanno iniziato a cercare di controllare meglio il problema, milioni di famiglie cinesi a reddito medio si sono improvvisamente rese conto che il paradiso economico che sembrava esistere da due decenni stava diventando improvvisamente una prigione di debiti, i valori della proprietà avevano cessato di aumentare con saggi a due cifre. Una delle difficoltà è ottenere dati economici governativi di una certa affidabilità. Contrariamente ai dati ufficiali di crescita del 6% del PIL che sembrano irremovibili, alcuni economisti cinesi hanno suggerito che la crescita reale potrebbe essere intorno all'1%, o addirittura negativa.
In questa situazione, il recente calo delle vendite di auto cinesi si rivela più che allarmante. Ha implicazioni globali, specialmente in Germania. La VW tedesca prodotta in Cina è l'auto più venduta in questo paese, con oltre 3 milioni di unità nel 2017.
Negli ultimi mesi, l'industria automobilistica mondiale è entrata in una nuova fase di crisi, in gran parte a causa del costante calo delle vendite di auto in Cina. Questa non è una buona notizia per il settore se si prendono in considerazione problemi come lo scandalo delle emissioni di gasolio. Il Centro tedesco per la ricerca automobilistica stima che entro il 2019 la produzione automobilistica mondiale calerà di almeno 4 milioni di unità, un enorme shock. La maggior parte degli analisti occidentali non si aspettava questo forte calo delle vendite di auto in Cina.
A maggio, Dieter Zetsche, amministratore delegato tedesco di Daimler, ha dichiarato che "drastici tagli dei costi" sono in atto per prepararsi a quella che definisce una perturbazione "senza precedenti" del settore. I fornitori automobilistici tedeschi come Bosch e migliaia di piccole e medie imprese stanno parlando della loro peggiore crisi dagli shock petroliferi degli anni 1970. Nei primi sei mesi del 2019, le case automobilistiche di tutto il mondo, dalla Germania all'Italia, passando per gli Stati Uniti e la Cina, hanno tagliato circa 38.000 posti di lavoro in risposta alla recessione globale. L'analista automobilistico della Banca d'America Merrill Lynch, John Murphy, ha dichiarato: "L'industria sta affrontando quello che riteniamo essere un rallentamento significativo. Il ritmo del declino in Cina è una vera sorpresa. "
Per le case automobilistiche tedesche, il momento del crollo del mercato cinese non potrebbe essere peggiore. Mentre investono miliardi nello sviluppo di veicoli elettrici del futuro, i quali sono ancora considerati di difficile utilizzazione e molto più costosi degli attuali modelli a benzina o diesel, sono anche colpiti dalle richieste draconiane e arbitrarie dell'UE in materia di emissioni.
Se ora Washington imponesse nuove tariffe alle importazioni di auto tedesche ed altre auto dall'UE, le cose potrebbero andare economicamente male. La globalizzazione della produzione industriale dal 2000, che ha reso la Cina il laboratorio del mondo, sta iniziando a mostrare crepe tettoniche.
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