domenica 30 giugno 2019

pc 30 giugno - Movimenti in corso nel pantano libico

L’inferno libico, dove Salvini, l’imperialismo italiano e i governi imperialisti europei vogliono ricacciare i migranti nel più totale gioco delle parti e disumana ipocrisia, è un inferno attraversato da una guerra senza fine, in cui bande di signori della guerra si combattono senza tregua per conto dei loro padroni che sono sempre gli stessi governi imperialisti francesi, italiani, americani, russi, ecc.
Il signore della guerra Haftar sembrava che stesse concludendo la sua marcia trionfale della presa di Tripoli. Ma le cose non sono andate come sperava. Nella strategica cittadina di Gharyan dove avevano il loro quartiere generale hanno avuto una disfatta, una disfatta inattesa anche secondo i principali analisti che pare originata, oltre che dall’alleanza delle altre bande in guerra, dall’intervento diretto con i droni della Turchia. Qui va considerato sempre e comunque che i signori della guerra contano su bande pronte a vendersi al migliore offerente e passare da una parte all’altra secondo convenienze o secondo quello che appare il “cavallo vincente”.
Questa volta, a quanto pare, è proprio una parte delle bande schierate con Haftar che sono passate di campo.
Come ragionano con la logica da “banda” i signori della guerra, così ragionano i loro padroni che altro non sono che predoni imperialisti – e qui il predone in campo è la Russia di Putin, finora da sempre al fianco di Haftar, mentre, a quanto pare, ora sembra cambiare posizione; e non certo perché Haftar si è dimostrato il mercenario macellaio ben noto ma proprio perché anche Putin ragiona come un predone imperialista e in questi giorni Mosca sta concludendo una partita decisiva in un altro scenario del Medio Oriente, la vendita alla Turchia dei nuovi sistemi anti missili S400, in aperta sfida all’amministrazione Trump e alla Nato, di cui comunque la Turchia fa ancora parte.
Quindi, per la Russia la Turchia è più importante della Libia e di Haftar. Con l’ingresso diretto della Turchia sul piano militare lo scontro non poteva diventare certo Russia/Turchia nel teatro libico.

Per noi la situazione non cambia. Quella che si combatte in Libia è una guerra per interposta persona. È un pantano che inghiotta tutte le potenze imperialista e l’imperialismo italiano diventa sempre più piccolo e oscillante in questo teatro e non gli rimane che giocare, esso sì, la carta ricatto dei migranti.
La Libia non è un porto sicuro, ma per l’Italia lo deve essere per forza, per difendere Eni, profitti e presenza. E il cane, servo dei servi, Salvini è questo il ruolo che svolge.

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