Il
signore della guerra Haftar sembrava che stesse concludendo la sua
marcia trionfale della presa di Tripoli. Ma le cose non sono andate
come sperava. Nella strategica cittadina di Gharyan dove avevano il
loro quartiere generale hanno avuto una disfatta, una disfatta
inattesa anche secondo i principali analisti che pare originata,
oltre che dall’alleanza delle altre bande in guerra,
dall’intervento diretto con i droni della Turchia. Qui va
considerato sempre e comunque che i signori della guerra contano su
bande pronte a vendersi al migliore offerente e passare da una parte
all’altra secondo convenienze o secondo quello che appare il
“cavallo vincente”.
Questa
volta, a quanto pare, è proprio una parte delle bande schierate con
Haftar che sono passate di campo.
Come
ragionano con la logica da “banda” i signori della guerra, così
ragionano i loro padroni che altro non sono che predoni imperialisti
– e qui il predone in campo è la Russia di Putin, finora da sempre
al fianco di Haftar, mentre, a quanto pare, ora sembra cambiare
posizione; e non certo perché Haftar si è dimostrato il mercenario
macellaio ben noto ma proprio perché anche Putin ragiona come un
predone imperialista e in questi giorni Mosca sta concludendo una
partita decisiva in un altro scenario del Medio Oriente, la vendita
alla Turchia dei nuovi sistemi anti missili S400, in aperta sfida
all’amministrazione Trump e alla Nato, di cui comunque la Turchia
fa ancora parte.
Quindi,
per la Russia la Turchia è più importante della Libia e di Haftar.
Con l’ingresso diretto della Turchia sul piano militare lo scontro
non poteva diventare certo Russia/Turchia nel teatro libico.
Per
noi la situazione non cambia. Quella che si combatte in Libia è una
guerra per interposta persona. È un pantano che inghiotta tutte le
potenze imperialista e l’imperialismo italiano diventa sempre più
piccolo e oscillante in questo teatro e non gli rimane che giocare,
esso sì, la carta ricatto dei migranti.
La
Libia non è un porto sicuro, ma per l’Italia lo deve essere per
forza, per difendere Eni, profitti e presenza. E il cane, servo dei
servi, Salvini è questo il ruolo che svolge.
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