La
nostra posizione è netta e chiara. Noi come organizzazione comunista e organizzazione d’avanguardia
proletaria e combattente contro il fascio-populismo appoggiamo il
movimento “aprire i porti, solidarietà e accoglienza”,
appoggiamo e diamo risalto agli atti di disobbedienza civile da
chiunque vengano rispetto al decreto sicurezza e all’azione
razzista e imperialista del governo, siamo quindi subito
per la liberazione di Carola e il sostegno a Ong,
associazioni che conducono azioni importanti di contrasto e che per
questo vengono perseguitate, criminalizzate, represse;
in
questo appoggio generale come partito proletario conduciamo un’azione
d’avanguardia soprattutto verso la nostra classe e secondo il nostro stile di lotta che non è alla coda del movimento
antirazzista.
Anche all'interno del movimento comunista e proletario dobbiamo condurre una lotta verso compagni e organismi davvero poco attivi e reattivi su questo fronte di lotta e questo è sbagliato e inaccettabile
Ogni
sede, ogni compagno, ogni organismo di lotta deve e può fare quanto è nelle sue
possibilità.
In questo importante
e prioritaria è l’azione e la posizione autonoma e di classe.
Noi
dobbiamo fare azioni d’avanguardia in prima persona secondo le
possibilità.
Dobbiamo
indicare l’esempio dei portuali di Genova, degli
operai e delegati che hanno firmato la mozione solidale da noi
pubblicata sul blog. All’interno delle fabbriche, dei posti di lavoro, del movimento di lotta sindacale e politico dei lavoratori dobbiamo lavorare per far schierare.
Noi dobbiamo portare la denuncia, la propaganda e l’agitazione là dove non arrivano l’antirazzismo e le associazioni, dove è difficile e contrastato il rapporto con settori proletari, sottoproletari, disagiati. In questo senso è importare seguire l’esempio di TARANTO che oltre che partecipare alle manifestazioni antirazziste per aprire i porti, con una squadra di compagni con un pulmino itinerante, porta gli striscioni, i volantini, fa comizi volanti nei quartieri, alle fabbriche.
Questa
prassi deve svilupparsi in forme semplici e creative.
Noi
dobbiamo fare la nostra parte, rivendicarla, farci conoscere e farci
riconoscere per questa impostazione.
Non
è un problema di numeri. Anche con due compagni si può fare ovunque –
certo, è sempre bene proporlo e associare il maggior numero di
attivisti e altri compagni di altre associazioni, gruppi, che però
vogliano fare questo lavoro difficile. Altre opportunità che vanno sfruttate sono le
manifestazioni sui luoghi del conflitto, e nei campeggi che abbiano uno
stile di lotta.
proletari comunisti/PCmItalia
2 luglio 2019
Nessun commento:
Posta un commento