L'Università non è un luogo a misura di studenti eppure è a misura di baroni, di truffe, di appalti truccati. Eppure è luogo di riciclo di soldi, investimenti, e posti di lavoro per governance universitaria e cittadine. A questo va detto basta, alla concezione che l’Università sia “il luogo di pochi, è sempre stato così e sempre sarà così”, come dichiara il rettore Basile, va messo un punto.
L’Università è di chi la vive, la attraversa, permette la sua crescita: questo è il momento di ribadirlo, e di dimostrarlo.
I
reati contestati, senza entrare nel tecnico, sono legati al aver messo
in piedi una fitta rete di scambi di favori, pilotaggi di bandi pubblici
(circa 27 negli ultimi 3 anni) e concorsi che vanno dalle borse di
studio, ai bandi per i dottorandi e per le cattedre ai bandi amministrativi. Altri 66 sono al momento gli indagati, appartenenti anche a diversi atenei italiani.
studio, ai bandi per i dottorandi e per le cattedre ai bandi amministrativi. Altri 66 sono al momento gli indagati, appartenenti anche a diversi atenei italiani.
Nessuno
di tutto il mondo accademico ha manifestato nessuna sorpresa per
l’accaduto: tanto gli studenti e le studentesse, quando i dipendenti e
il corpo docenti, avevano da sempre ben chiaro che i vari vertici del
potere dell'istituzione universitaria si spartiscono ruoli, favori e
quant'altro, tutto sulla pelle degli studenti, e di chi ogni giorno
attraversa l’Università.
Non
serviva un'inchiesta della Procura per mettere in luce la gestione
baronale degli atenei, per questo non ciò non costituisce alcuno
scandalo, a dispetto di come viene venduto dalla stampa e dalla stessa
amministrazione universitaria.
Sono
decenni che ci organizziamo e lottiamo contro il modo in cui viene
gestita l’Università, come modello e sistema che ci viene imposto. Per
questo come prima risposta e presa di posizione rispetto a quanto
accaduto si è svolta nella serata di ieri un’assemblea pubblica sotto il
Rettorato in cui centinaia tra studenti e studentesse, docenti e
dottorandi\e, hanno non solo espresso la rabbia su quanto accaduto ma
anche e soprattutto una volontà di rimettere al centro studentesse e
studenti, i loro Diritti, le loro esigenze e desideri, ben più
importanti dei giochetti di chi sta al potere.
Per
questo è stata chiamata per martedì un’ulteriore data di mobilitazione,
che vedrà tornare gli studenti e le studentesse al Rettorato, perché
prima che a Magistratura, Questura e Procura, deve esser dato conto e
ragione a chi ogni anno versa migliaia e migliaia di euro nelle tasche
di UniCt, perché venga garantito che nessun Diritto degli studenti verrà
intaccato a causa di questa inchiesta e perché questa non sia
l’ennesimo giochetto sulla nostra pelle.
L'Università
non è un luogo a misura di studenti eppure è a misura di baroni, di
truffe, di appalti truccati. Eppure è luogo di riciclo di soldi,
investimenti, e posti di lavoro per governance universitaria e
cittadine. A questo va detto basta, alla concezione che l’Università sia
“il luogo di pochi, è sempre stato così e sempre sarà così”, come
dichiara il rettore Basile, va messo un punto.
Concorsi truccati. Indagato anche Gaudio, il rettore de la Sapienza
Il
contrario della corruzione dei baroni non è la legalità. Il contrario
della corruzione dei baroni è l’università in cui gli studenti si
organizzano.
La
notizia è passata sotto traccia, nel silenzio di quasi tutta la stampa.
Si è parlato molto da dove questa inchiesta è partita, dall'università di Catania.
Ma sulle diramazioni poco si è detto. La fotografia che emerge del
funzionamento delle università è però simile in tutto il paese. Concorsi
pilotati per controllare borse, fondi, posti di ricerca e di
insegnamento. Controllare le università è un potere dal quale i baroni
non hanno alcuna intenzione di separarsi. Questa inchiesta non propone
nulla di nuovo. E' la realtà che vivono tutti i giorni migliaia di
studenti e di aspiranti borsisti, ricercatori e docenti.
Esce appunto la notizia che tra i 60 indagati della Procura di Catania ci sono, oltre a tutte le cariche di prestigio dell'università di Catania, anche i rettori de La Sapienza, Eugenio Gaudio e il rettore dell'Humanitas University di Rozzano. Ma è proprio su Gaudio e su la Sapienza che occorre aprire una finestra.
Nelle ultime settimane a Roma una feroce campagna mediatica di giornalisti e politici di estrema destra ha provato a criminalizzare le attività dei collettivi e degli studenti, strumentalizzando l'incidente che ha portato alla morte di un giovane ragazzo (sullo sciacallaggio avvenuto si è già parlato qui). Lo stesso rettore aveva assecondato le ricostruzioni assurde dei giornalisti che parlavano di business degli studenti dietro alle aule e alle iniziative autogestite. La realtà dei fatti è tutt'altra e parla di un tessuto sociale giovanile che risponde al soffocante degrado istituzionale.
Può sembrare sorprendente per chi si informa solo leggendo i media mainstream, ma ci sono tanti giovani che non sono fannulloni e che si rimboccano le maniche per cambiare le cose. Senza lucro e senza mettersi in tasca niente, solo migliorando le proprie condizioni di vita e quelle di tutta la comunità universitaria. Gli studenti sono decenni che provano ad autorganizzarsi e a costruire dal basso un'alternativa al controllo dei baroni sull'università.
Gli spazi di autonomia e di autogestione rappresentano proprio questo: una pratica diretta che sottrae potere ai baroni, mettendo al centro le necessità degli studenti.
La vergognosa campagna mediatica degli ultimi giorni dimostra come i tanti narratori di queste vicende vivano su un altro pianeta rispetto a quello dei giovani del nostro paese. La ricerca di pretesti per attaccare i collettivi e gli studenti rappresenta il tentativo dell'estrema destra in questo paese di soffocare le esperienze dei movimenti sociali. Ciò avviene in contesti estremamente diversi. L'esilio di Mimmo Lucano ne è, forse, l'esempio più calzante.
Resistere e sostenere le esperienze che propongono un'alternativa è la strada da percorrere. Sembra di soffocare nell'impotenza, ma le falsità e le ipocrisie cadono velocemente...
Esce appunto la notizia che tra i 60 indagati della Procura di Catania ci sono, oltre a tutte le cariche di prestigio dell'università di Catania, anche i rettori de La Sapienza, Eugenio Gaudio e il rettore dell'Humanitas University di Rozzano. Ma è proprio su Gaudio e su la Sapienza che occorre aprire una finestra.
Nelle ultime settimane a Roma una feroce campagna mediatica di giornalisti e politici di estrema destra ha provato a criminalizzare le attività dei collettivi e degli studenti, strumentalizzando l'incidente che ha portato alla morte di un giovane ragazzo (sullo sciacallaggio avvenuto si è già parlato qui). Lo stesso rettore aveva assecondato le ricostruzioni assurde dei giornalisti che parlavano di business degli studenti dietro alle aule e alle iniziative autogestite. La realtà dei fatti è tutt'altra e parla di un tessuto sociale giovanile che risponde al soffocante degrado istituzionale.
Può sembrare sorprendente per chi si informa solo leggendo i media mainstream, ma ci sono tanti giovani che non sono fannulloni e che si rimboccano le maniche per cambiare le cose. Senza lucro e senza mettersi in tasca niente, solo migliorando le proprie condizioni di vita e quelle di tutta la comunità universitaria. Gli studenti sono decenni che provano ad autorganizzarsi e a costruire dal basso un'alternativa al controllo dei baroni sull'università.
Gli spazi di autonomia e di autogestione rappresentano proprio questo: una pratica diretta che sottrae potere ai baroni, mettendo al centro le necessità degli studenti.
La vergognosa campagna mediatica degli ultimi giorni dimostra come i tanti narratori di queste vicende vivano su un altro pianeta rispetto a quello dei giovani del nostro paese. La ricerca di pretesti per attaccare i collettivi e gli studenti rappresenta il tentativo dell'estrema destra in questo paese di soffocare le esperienze dei movimenti sociali. Ciò avviene in contesti estremamente diversi. L'esilio di Mimmo Lucano ne è, forse, l'esempio più calzante.
Resistere e sostenere le esperienze che propongono un'alternativa è la strada da percorrere. Sembra di soffocare nell'impotenza, ma le falsità e le ipocrisie cadono velocemente...
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