Sottolineiamo alcune parti di
questo articolo del Sole24Ore di oggi che puntualizza che sono scesi i livelli
produttivi, il “clima di fiducia dei consumatori” è peggiorato, le aspettative
di disoccupazione sono in aumento…!
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LA NOTA MENSILE
Istat: economia debole. Atteso
rallentamento nel secondo trimestre
L'economia italiana rimane
debole; e anche le previsioni per l'area Euro indicano un possibile rallentamento
nel secondo trimestre dell'anno.
Il fatto è che lo scenario a
breve termine continua a mostrare livelli produttivi piuttosto "fiacchi"
(l'indice della produzione industriale, ad aprile, del resto, ha segnato una
diminuzione per il secondo mese consecutivo, interrompendo la tendenza positiva
evidenziata a inizio 20l9); il clima di fiducia dei consumatori, a giugno, è
risultato in contrazione «diffusa»; e anche il sentiment delle aziende è indicato
in «peggioramento». In questo quadro, il mercato del lavoro sembra aver
reagito un po' meglio (come spesso
accaduto anche in passato), a maggio il tasso di occupazione ha raggiunto il
livello più elevato pari al 59%, e la percentuale di disoccupati è scesa al
9,9% (restiamo comunque distanti dal 7,5% registrato nell'Area euro e per
giovani e 35-49enni la situazione è tutt'altro che rosea). [Il mercato del
lavoro sembra aver reagito con qualche ridicola percentuale perché
al lavoro
oramai sono costretti a restare gli anziani che non possono andare in pensione!, ndr]. Anche il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, nel primo trimestre 2019, è migliorato, in un contesto caratterizzato da una sostanziale stazionarietà dei prezzi (il deflattore implicito dei consumi si è mantenuto sui livelli del trimestre precedente, determinando così un incremento del potere d'acquisto dei nuclei dello 0.9 per cento). [Appunto, il reddito delle famiglie sembra migliorato perché i prezzi delle merci, a causa della crisi, scendono. Ndr]
oramai sono costretti a restare gli anziani che non possono andare in pensione!, ndr]. Anche il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, nel primo trimestre 2019, è migliorato, in un contesto caratterizzato da una sostanziale stazionarietà dei prezzi (il deflattore implicito dei consumi si è mantenuto sui livelli del trimestre precedente, determinando così un incremento del potere d'acquisto dei nuclei dello 0.9 per cento). [Appunto, il reddito delle famiglie sembra migliorato perché i prezzi delle merci, a causa della crisi, scendono. Ndr]
L'indicatore anticipatore
dell'Istat, descritto nel consueto report mensile (giugno) sull’andamento dell’economia
italiana, pubblicato ieri, ha confermato uno scenario a breve termine di
debolezza di livelli produttivi: per le imprese manifatturiere, in particolare,
viene rilevato un peggioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle attese
sulla produzione mentre le scorte di magazzino sono aumentate. La flessione più
marcata della produzione industriale ha riguardato il settore dei beni strumentali;
[e cioè proprio quelli che vengono usati nella produzione, e questo è un
indicatore molto importante, ndr] è proseguito pure il calo della produzione
dei beni di consumo condizionata dall’andamento della componente dei beni
durevoli (meglio invece i beni energetici). Anche la fiducia delle aziende del
comparto industriale è in calo, con un vero e proprio picco negativo nelle
costruzioni. Nei servizi la riduzione è più contenuta, a differenza del
commercio al dettaglio dove le attese degli operatori sono risultate in salita.
Spostando lo sguardo sulla media
del trimestre febbraio-aprile, la produzione industriale è rimasta, nel
confronto congiunturale, positiva; segno più pure sul fatturato (anche se nel
mese di aprile c’è stata una discesa dovuta al marcato calo delle vendite sul mercato
estero e a una stazionarietà su quello interno). Negativi, anche sul trimestre
febbraio-aprile, gli ordini (-1,4 per cento). Il bicchiere mezzo vuoto è
confermato sul fronte lavoro, con le aspettative sulla disoccupazione in peggioramento.
L’Italia si confronta con un quadro
internazionale che non brilla: i segnali di ripresa all’estero sono
infatti “episodici”, è scritto nel report Istat; e nel complesso i dati hanno
evidenziato “tendenze meno positive rispetto alle attese sia nei paesi
emergenti sia in quelli avanzati”. Il commercio mondiale non ha poi
ripreso slancio: qui si scontano, soprattutto, gli shock negativi dovuti alle
perduranti politiche protezionistiche degli Stati Uniti (in parte bilanciate,
nei principali paesi avanzati, con politiche fiscali e monetarie di segno
espansivo).
Il Sole 24 Ore
6 luglio 2019
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