sabato 6 luglio 2019

pc 6 luglio - L’economia italiana continua ad essere in crisi… come quella mondiale. La produzione scende e la disoccupazione è in aumento…

L’Istat ha pubblicato il suo report mensile che conferma la profonda crisi economica sia in Italia che nel mondo. Salvini/Di Maio con il loro governo fasciopopulista fanno finta di non vedere, e di non sentire quello che ripete il ministro dell’economia Tria, che parla in nome e per conto della borghesia che vuole “tenere i conti in ordine”, alzando polveroni su tanto altro, ma nei fatti preparando la nuova manovra lacrime e sangue per il popolo.

Sottolineiamo alcune parti di questo articolo del Sole24Ore di oggi che puntualizza che sono scesi i livelli produttivi, il “clima di fiducia dei consumatori” è peggiorato, le aspettative di disoccupazione sono in aumento…!

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LA NOTA MENSILE
Istat: economia debole. Atteso rallentamento nel secondo trimestre
L'economia italiana rimane debole; e anche le previsioni per l'area Euro indicano un possibile rallentamento nel secondo trimestre dell'anno.              
Il fatto è che lo scenario a breve termine continua a mostrare livelli produttivi piuttosto "fiacchi" (l'indice della produzione industriale, ad aprile, del resto, ha segnato una diminuzione per il secondo mese consecutivo, interrompendo la tendenza positiva evidenziata a inizio 20l9); il clima di fiducia dei consumatori, a giugno, è risultato in contrazione «diffusa»; e anche il sentiment delle aziende è indicato in «peggioramento». In questo quadro, il mercato del lavoro sembra aver reagito un po' meglio   (come spesso accaduto anche in passato), a maggio il tasso di occupazione ha raggiunto il livello più elevato pari al 59%, e la percentuale di disoccupati è scesa al 9,9% (restiamo comunque distanti dal 7,5% registrato nell'Area euro e per giovani e 35-49enni la situazione è tutt'altro che rosea). [Il mercato del lavoro sembra aver reagito con qualche ridicola percentuale perché al lavoro
oramai sono costretti a restare gli anziani che non possono andare in pensione!, ndr]. Anche il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, nel primo trimestre 2019, è migliorato, in un contesto caratterizzato da una sostanziale stazionarietà dei prezzi (il deflattore implicito dei consumi si è mantenuto sui livelli del trimestre precedente, determinando così un incremento del potere d'acquisto dei nuclei dello 0.9 per cento). [Appunto, il reddito delle famiglie sembra migliorato perché i prezzi delle merci, a causa della crisi, scendono. Ndr]
  
L'indicatore anticipatore dell'Istat, descritto nel consueto report mensile (giugno) sull’andamento dell’economia italiana, pubblicato ieri, ha confermato uno scenario a breve termine di debolezza di livelli produttivi: per le imprese manifatturiere, in particolare, viene rilevato un peggioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle attese sulla produzione mentre le scorte di magazzino sono aumentate. La flessione più marcata della produzione industriale ha riguardato il settore dei beni strumentali; [e cioè proprio quelli che vengono usati nella produzione, e questo è un indicatore molto importante, ndr] è proseguito pure il calo della produzione dei beni di consumo condizionata dall’andamento della componente dei beni durevoli (meglio invece i beni energetici). Anche la fiducia delle aziende del comparto industriale è in calo, con un vero e proprio picco negativo nelle costruzioni. Nei servizi la riduzione è più contenuta, a differenza del commercio al dettaglio dove le attese degli operatori sono risultate in salita.
Spostando lo sguardo sulla media del trimestre febbraio-aprile, la produzione industriale è rimasta, nel confronto congiunturale, positiva; segno più pure sul fatturato (anche se nel mese di aprile c’è stata una discesa dovuta al marcato calo delle vendite sul mercato estero e a una stazionarietà su quello interno). Negativi, anche sul trimestre febbraio-aprile, gli ordini (-1,4 per cento). Il bicchiere mezzo vuoto è confermato sul fronte lavoro, con le aspettative sulla disoccupazione in peggioramento.
L’Italia si confronta con un quadro internazionale che non brilla: i segnali di ripresa all’estero sono infatti “episodici”, è scritto nel report Istat; e nel complesso i dati hanno evidenziato “tendenze meno positive rispetto alle attese sia nei paesi emergenti sia in quelli avanzati”. Il commercio mondiale non ha poi ripreso slancio: qui si scontano, soprattutto, gli shock negativi dovuti alle perduranti politiche protezionistiche degli Stati Uniti (in parte bilanciate, nei principali paesi avanzati, con politiche fiscali e monetarie di segno espansivo).
Il Sole 24 Ore
6 luglio 2019

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