Philippe Martinez, segretario generale della Cgt, ha esplicitamente invitato a scioperare per toccare le tasche del gran padronato – neanche sfiorate dalle misure annunciate lunedì sera da Macron – e poter conseguire un incremento del potere d’acquisto complessivo, come esplicitato nella composita rivendicazione, con cui ha la CGT ha chiamato a manifestare sia sabato 1 dicembre che oggi.
La pressione della base è forte, visto che alcuni militanti ed aderenti all’organizzazione si son uniti, a volte fin dal 17 novembre stesso, alle mobilitazioni dei GJ.
ma le direzioni sindacali giovedi hanno firmato - tranne Solidaires - un documento che condannava le violenze dei manifestanti, non faceva menzione di quelle delle forze dell’ordine e non prendeva in considerazione l’ipotesi di uno sciopero generale,
Su Libération è stato fatto circolare un appello di alcuni sindacalisti della CGT che
chiamava ad un impegno più organico nelle mobilitazioni al fianco dei GJ, considerando un’inchiesta successiva del giornale francese dove risulta la “doppia identità” di alcuni GJ, che hanno “la giarrettiera” della CGT per parafrasare un operaio intervistato.
chiamava ad un impegno più organico nelle mobilitazioni al fianco dei GJ, considerando un’inchiesta successiva del giornale francese dove risulta la “doppia identità” di alcuni GJ, che hanno “la giarrettiera” della CGT per parafrasare un operaio intervistato.
Interessante è stato lo sciopero e il blocco delle procure degli avvocati, che protestano contro una riforma che colpisce la giustizia, o la presa di posizione dei “medicins du monde” che si uniscono all’atto 5 della mobilitazione di questo sabato, con documento interessante che denuncia “l’abbandono degli ospedali pubblici, la sempre più frequente rinuncia alla cura, il disagio abitativo, la situazione di vulnerabilità dei rifugiati e il fatto che ‘le persone che vivono nelle zone agricole sono dimenticate’“.La conclusione : Medicins du Monde cura tutte le malattie, compresa l’ingiustizia, insieme chiediamo giustizia“.In alcune situazioni, le azioni e le mobilitazioni vedono studenti medi – in specie degli istituti più periferici e i professionali, particolarmente penalizzati dalla riforma scolastica della BAC e dalla piattaforma Parcoursup -, universitari che lottano contro l’aumento delle tasse d’iscrizione per gli studenti extra-UE dei corsi normali ed i master, membri del sindacato (come gli insegnanti nel caso di oggi o i portuali ieri a Le Havre) e Gilets Jaunes.
La repressione vede finora 3.300 persone fermate per essere interrogate, di cui 2.354 messe in “guarde à vue“, 1.200 portate di fronte ad un giudice e spesso processate per “direttissima” – private di fatto del diritto di costruzione di una difesa adeguata – e condannati a pene “esemplari”, non su fatti specifici commessi ma per avere voluto partecipare a delle mobilitazioni.
I feriti ufficiali, secondo i dati del Ministero dell’interno, sarebbero 1.052 – ma i GJ dicono che sono tre volte tanto – alcuni molto gravi, mentre un manifestante di Tolosa è da tempo in coma farmacologico e la cifra di morti legati alle azioni e hai blocchi è salita a sei, dopo il decesso di un GJ di ventitre anni ad Avignone, nella notte di mercoledì investito da un camionista polacco.
In questi giorni e settimane, con azioni e blitz, i GJ hanno preso di mira i simboli – e non solo – del grande padronato e degli istituti finanziari, spesso esentati dalla tassazione e non toccati dal peso fiscale della “transizione ecologica”. Questo giovedì, a Tolosa, hanno attaccato Amazon, l’8 dicembre a Caen i centri commerciali (Leclerc, Carrefour,…), il 5 lo stabilimento Nokia in Bretagna a Lannion, il deposito logistico di Airbus, la fabbrica della Monsanto, e poi Vuitton e Oreal… Sono alcuni degli “obbiettivi” praticati dalle giacche gialle, mentre continuano i presidi nelle rotonde e nei caselli autostradali.
Particolarmente eclatante è stato il blitz pacifico nella residenza dell’ex capo della confindustria francese, Pierre Gattaz, famoso per avere promesso “un milione di posti di lavoro” in cambio di una legge di defiscalizzazione approvata dal governo Hollande. Sono azioni, insieme a quelle condotte contro gli istituti di credito (SG, BNP), che segnano una maggiore identificazione dei “responsabili”; naturalmente i GJ fermano i mezzi pesanti e lasciano passare i lavoratori, ma di fatto rallentano o bloccano la produzione.
oggi sabato 15 ci sarà l’Atto Quinto della mobilitazione,
Nella capitale francese il dispositivo securitario si è particolarmente impegnato, sabato scorso, a non far arrivare questo importante spezzone ai Campi Elisi; composto dal Comitato Verità per Adama, il collettivo Rosa Parks, i ferrovieri di Sud-Rail e del coordinamento inter-gares, oltre alla componente anti-sessista e la rete antifascista della periferia parigina, tra gli altri…
A Marsiglia, la questione abitativa che ormai mette insieme gruppi sorti in differenti quartieri popolari – estendendosi oltre La Plaine e Noailes – sarà di nuovo uno degli assi della costante mobilitazione iniziata molto prima del 17 novembre, e ancora prima del crollo dei due edifici in rue Aubagne il 5 novembre, con la lotta anti-gentrificazione alla Plaine.
Il movimento dei medi, anche venerdì in piazza, è stato particolarmente forte ed impattante, e si è innestato in un clima di mobilitazione preesistente, portando a blocchi pressoché continui in gran parte degli istituti da lunedì scorso. Lione, Bordeaux, Tolosa, Lille, per non citare che alcune città sono stato teatro di mobilitazioni questa settimana.
i due partiti di destra – la LR di Laurent Wauquiez e il RN di Le Pen (ex-Front National) sembrano sfilarsi dal movimento. Il primo ha invitato esplicitamente a non partecipare alla protesta, mentre la Le Pen ha detto espressamente: “il migliore modo di cambiare la situazione, è con il voto. La rivoluzione si deve fare nelle urne”
fonte - contropiano
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