L’edizione telematica del quotidiano genovese
Il Secolo XIX di giovedì sei dicembre propone, a firma Tommaso
Fregatti, un articolo dal titolo: «Doppio blitz alla festa dei giovani della
Lega col viceministro Rixi: interviene la polizia».
Il riferimento è ad una visita, effettuata in due
momenti diversi della sera precedente, di altrettanti gruppi di persone – i
primi tre «molto probabilmente punkabbestia», gli altri «una ventina di
antagonisti» – al ristorante “Le Maschere” di via Ponte Calvi 2.
In quei momenti si consumava una fantomatica
festa del Movimento Giovani Padani susseguente ad una giornata in ricordo della
rivolta – capitanta da Giovanni Battista Perasso detto Balilla – del 1746, del
quartiere di Portoria contro i dominatori austriaci.
Qualche parolina dolce, una bandiera sottratta e
strappata, e niente più: tanto che il viceministro alle
infrastrutture, Edoardo Rixi, sostiene addirittura che lui ed i suoi commensali non si sarebbero «praticamente accorti di nulla».
infrastrutture, Edoardo Rixi, sostiene addirittura che lui ed i suoi commensali non si sarebbero «praticamente accorti di nulla».
Sarà anche vero, ma la reazione dei
coraggiosissimi leghisti è quella di far intervenire le “forze dell’ordine”, che
vengono costrette a perdere il loro tempo a cercare di identificare, peraltro
senza successo, i contestatori.
Quello che è certo è che la serata si conclude
con la fuga precipitosa del politicante più ignorante ed incompetente di tutta
la compagine governativa, superscortato dagli agenti intervenuti nella seconda
occasione.
Insomma, una ben magra figura quella rimediata
dagli organizzatori della serata, che non sono stati nemmeno capaci di garantire
un tranquillo svolgimento della stessa senza dover scomodare decine di divise
blu.
Intanto l’intervento delle “forze dell’ordine”
viene pagato dalla cittadinanza, mica da loro: lorsignori possono
tranquillamente, letteralmente, continuare a mangiare alle spalle degli
italiani, superprotetti dai loro organi repressivi.
Di seguito il comunicato dell’Aut Aut 357 di via
delle Fontane 5, ed un simpatico disegno collegato alle reazioni scomposte dei
nazisti alla visita di cortesia.
«Ieri sera, come ogni mercoledì, eravamo all’Aut
per l’aperitivo e la proiezione di un film – una delle tante iniziative che ogni
settimana animano il nostro spazio, dalle presentazioni di libri, al teatro, dai
dibattiti alla musica, sempre tutto gratuito in modo da rendere le serate
fruibili a chiunque, a prescindere dalla possibilità o meno di pagare e
consumare. Una scelta consapevole, che facciamo per essere parte del quartiere,
quello stesso quartiere dove abitiamo e lavoriamo (ahinoi!) e che vediamo ogni
giorno svuotarsi di servizi per gli abitanti e riempirsi di ronde di militari,
dove vediamo privatizzare lo spazio pubblico ad uso e consumo dei turisti e
restringere sempre di più gli spazi di socialità e aggregazione liberi dal
consumo.
Ad inizio serata tre abitanti del quartiere sono venuti a dirci che da lì a poco, in un ristorante vicino, ci sarebbe stata una cena della Lega, un fatto ancora oggi inusuale in una zona della città dove fino a qualche anno fa i leghisti non riuscivano nemmeno a fare una raccolta firme, contestati e allontanati dai residenti stessi. Una zona della città, a ridosso del ghetto, piena di contraddizioni, ma vissuta proprio da tutte quelle soggettività che oggi sono sotto attacco da parte dei provvedimenti dei governi di cui la Lega fa parte, dal Comune fino allo Stato passando per la Regione.
Nel corso della serata abbiamo ragionato sul da farsi, convint* che fosse giusto esprimere il nostro dissenso verso questo partito di governo, ma in qualche modo frenat* dal clima di apatia che sembra aver avvolto il paese e che sembra non lasciare spazio ad alcun tipo di opposizione. Al termine della proiezione del film abbiamo condiviso con i/le presenti quanto stava accadendo e abbiamo deciso collettivamente di muoverci verso il ristorante per dire pubblicamente che non possiamo accettare che nel nostro quartiere ci siano passerelle di chi ogni giorno lascia morire i migranti in mare, diffonde messaggi razzisti e sessisti, smantella i servizi sociali, vorrebbe relegare la donna al solo ruolo di madre e moglie, specula sui territori.
Sono bastati due cartelli improvvisati e la nostra presenza su un marciapiede nei pressi del ristorante per mettere in moto un dispositivo di sicurezza decisamente sproporzionato: decine di poliziotti, una manciata di alpini, sei volanti arrivate a sirene spiegate e una dozzina di digos sono accorsi per una tempestiva identificazione di tutte le persone presenti, nonostante all’esplicita domanda rispetto a quale tipo di reato stessimo commettendo nessuno sia stato in grado di rispondere. Malgrado non stessimo impedendo a nessuno di uscire, né minacciando chicchessia, le zelanti forze dell’ordine hanno deciso di fare un muro di automobili fra noi e il ristorante e fare uscire scortati a piccoli gruppi i leghisti.
Questa mattina, puntuali come le mestruazioni in vacanza, Il Secolo XIX e altre testate locali (senza che alcun giornalista fosse sul luogo) riportano la notizia della violenza dei centri sociali e di alcun* punkabbestia (sic!). Se è bastato così poco per suscitare queste reazioni, ci pare evidente che sia in atto un pericolosissimo restringimento della libertà di espressione, ma contemporaneamente ci sembra la prova che il governo ha paura che le persone possano tornare nelle piazze e prendere parola contro quanto sta avvenendo. Nonostante il contesto storico e politico che stiamo vivendo ci faccia coltivare una rabbia immensa, ieri sera abbiamo scelto lo scherno e l’ironia piuttosto che la violenza, cert* che ciò che abbiamo fatto non sia una risposta all’altezza dei tempi, ma possa essere un primo atto di resistenza, che vada moltiplicato – e moltiplicheremo – giorno dopo giorno, individualmente e collettivamente, in tutti i quartieri, contro la barbarie che avanza intorno a noi.
Ad inizio serata tre abitanti del quartiere sono venuti a dirci che da lì a poco, in un ristorante vicino, ci sarebbe stata una cena della Lega, un fatto ancora oggi inusuale in una zona della città dove fino a qualche anno fa i leghisti non riuscivano nemmeno a fare una raccolta firme, contestati e allontanati dai residenti stessi. Una zona della città, a ridosso del ghetto, piena di contraddizioni, ma vissuta proprio da tutte quelle soggettività che oggi sono sotto attacco da parte dei provvedimenti dei governi di cui la Lega fa parte, dal Comune fino allo Stato passando per la Regione.
Nel corso della serata abbiamo ragionato sul da farsi, convint* che fosse giusto esprimere il nostro dissenso verso questo partito di governo, ma in qualche modo frenat* dal clima di apatia che sembra aver avvolto il paese e che sembra non lasciare spazio ad alcun tipo di opposizione. Al termine della proiezione del film abbiamo condiviso con i/le presenti quanto stava accadendo e abbiamo deciso collettivamente di muoverci verso il ristorante per dire pubblicamente che non possiamo accettare che nel nostro quartiere ci siano passerelle di chi ogni giorno lascia morire i migranti in mare, diffonde messaggi razzisti e sessisti, smantella i servizi sociali, vorrebbe relegare la donna al solo ruolo di madre e moglie, specula sui territori.
Sono bastati due cartelli improvvisati e la nostra presenza su un marciapiede nei pressi del ristorante per mettere in moto un dispositivo di sicurezza decisamente sproporzionato: decine di poliziotti, una manciata di alpini, sei volanti arrivate a sirene spiegate e una dozzina di digos sono accorsi per una tempestiva identificazione di tutte le persone presenti, nonostante all’esplicita domanda rispetto a quale tipo di reato stessimo commettendo nessuno sia stato in grado di rispondere. Malgrado non stessimo impedendo a nessuno di uscire, né minacciando chicchessia, le zelanti forze dell’ordine hanno deciso di fare un muro di automobili fra noi e il ristorante e fare uscire scortati a piccoli gruppi i leghisti.
Questa mattina, puntuali come le mestruazioni in vacanza, Il Secolo XIX e altre testate locali (senza che alcun giornalista fosse sul luogo) riportano la notizia della violenza dei centri sociali e di alcun* punkabbestia (sic!). Se è bastato così poco per suscitare queste reazioni, ci pare evidente che sia in atto un pericolosissimo restringimento della libertà di espressione, ma contemporaneamente ci sembra la prova che il governo ha paura che le persone possano tornare nelle piazze e prendere parola contro quanto sta avvenendo. Nonostante il contesto storico e politico che stiamo vivendo ci faccia coltivare una rabbia immensa, ieri sera abbiamo scelto lo scherno e l’ironia piuttosto che la violenza, cert* che ciò che abbiamo fatto non sia una risposta all’altezza dei tempi, ma possa essere un primo atto di resistenza, che vada moltiplicato – e moltiplicheremo – giorno dopo giorno, individualmente e collettivamente, in tutti i quartieri, contro la barbarie che avanza intorno a noi.
Aut Aut 357»
Bosio (Al), 10 dicembre 2018
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
Nessun commento:
Posta un commento