Con un processo ininterrotto, fatto di piccole e grandi tappe, prosegue il percorso di evoluzione di Poste Italiane che, da carrozzone statale, parco giochi di politici di ogni risma, fondato sulla clientela e i finanziamenti pubblici, si avvia sempre più a diventare un’azienda di “mercato” in linea con i termini del sistema economico in auge.
Negli ultimi cinque anni questo processo ha avuto un’accelerazione; due i passaggi principali: la quotazione in borsa con la cessione di una consistente quota del capitale pubblico ai privati e la riorganizzazione dell’attività di recapito prima con Caio ed oggi con l’attuale AD.
Ci limitiamo ad indicare queste due tappe perchè significative per le implicazioni, anche ideologiche, oltre che per gli effetti reali che già hanno determinato, e ancor più determineranno, con maggior efficacia, nel futuro.
Dato a Cesare quel che è di Cesare, non possiamo esimerci però dal constatare come la matrice di questa azienda non sia affatto inerte, per cui l’abitudine di ricorrere all’aiuto di stato non si è mai spenta, oggi non più solo relativamente al finanziamento del servizio universale (così detto e oramai defunto!), ma anche per difendersi dalla concorrenza sul mercato postale.
Vecchio vizio del capitalismo italiano e dei suoi corifei, pronti a celebrare le meraviglie del sistema, la sua inevitabilità, la sua onnipotenza ed immanenza, garanzia di tutte le libertà .... ma quando devono competere con i loro pari, chiedono aiuto alla mamma.
E’ esattamente ciò che sta accadendo in questi tempi. Mentre già da tempo Poste lamenta un eccesso di concorrenza, dichiarata sleale, perchè basata fondamentalmente su minori costi del lavoro vivo (vedi audizione alla Camera del settembre scorso), in questi ultimi giorni Amazon ha ottenuto il riconoscimento come operatore postale da parte del MISE. Cosa comporterà questa novità sarà tutto da vedere (noi proviamo ad analizzare la questione in queste pagine), certo è che i soliti noti grandi sindacati (CISL) sono già corsi in soccorso di Poste rivendicando l’assoluta necessità di un contratto di settore (CdS) che tuteli Poste dai nemici cattivi. Era scontato che accadesse, fa parte della loro costituzione soccorrere il padrone al momento del bisogno, mistificando la loro azione in nome della difesa dei lavoratori, in realtà per garantire soprattutto la loro funzione ed i loro interessi di organizzazione e personali.
Niente di nuovo, ognuno ha i capitalisti e i sindacati che si merita.
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