RIPORTIAMO OGGI LE NOTIZIE USCITE SU VARI ORGANI DI STAMPA
NAZIONALI E LOCALI, PER FORNIRE SOPRATTUTTO AGLI OPERAI E ALLA
POPOLAZIONE DI TARANTO UN'INFORMAZIONE,
MA DICIAMO SUBITO
CHE FINORA LA POLITICA DELLA ARCELORMITTAL, ANCHE SUL PIANO SICUREZZA,
AMBIENTE, INCIDENTI IN FABBRICA, E' STATA COME AI TEMPI DI RIVA E DEI
COMMISSARI.
MENTRE NEL RAPPORTO CON GLI OPERAI LA MITTAL
AGISCE CON UNA LOGICA E METODI DA "DITTATORE" CHE DECIDE TUTTO, IN
MANIERA SEMPRE UNILATERALE, SCAVALCANDO ANCHE DIRITTI SINDACALI.
QUINDI,
NESSUNA FACILE ILLUSIONE. SEMPRE PIU' OCCORRE AUTONOMIA DI CLASSE DEGLI
OPERAI DI ANALISI, GIUDIZIO, AZIONE, E SOPRATTUTTO AUTONOMIA DI
ORGANIZZAZIONE DAI SINDACATI FIRMATARI DELL'ACCORDO DEL 6 SETTEMBRE.
La
Mittal lega la decarbonizzazione a politiche governative che difendano i
padroni in Italia e in Europa e penalizzino le altre multinazionali
dell'acciaio di altre nazioni nel mondo.
Si tratta di una
"normale" guerra commerciale, in cui i governi sono sempre dalla parte
dei profitti dei capitalisti (e mai a difesa dei diritti e condizione
degli operai, come l'accordo Ilva ha dimostrato); una guerra in cui,
come si dice, "il più sano ha la rogna", e la Mittal non può certo darsi
medaglie di difensore dell'ambiente come già dimostrato negli altri
suoi stabilimenti, dove vi sono state lotte di operai anche su questo
terreno della sicurezza e salute.
Si tratta, poi, del fatto
che i governi dei paesi imperialisti, in questo caso il nostro, per
aiutare i padroni come Mittal, scaricano i costi sui lavoratori e le
masse popolari.
CON QUESTA COMPRENSIONE DI CLASSE, DI PARTE, VEDIAMO LE COSE DETTE DA MITTAL:
(Dalla stampa) -
ArcelorMittal sceglie il media day di Parigi per presentare i suoi
progetti sullo stabilimento siderurgico di Taranto - la più grande
acciaieria a ciclo integrale d'Europa - e lanciare la sua sfida
ambientale e produttiva allo stesso tempo. Certo, i tempi non saranno
brevissimi (il termine per abbattere dell'80 per cento le emissioni da
uso di carbone è quello del 2050) ma ci saranno step intermedi (-40% nel
2030) che aprono spiragli importanti anche e soprattutto per lo
stabilimento tarantino, a patto, è stato ribadito, che ci siano incentivi pubblici alla decarbonizzazione, coerenti con la difficile sfida tecnologica ad esso legata.
La frontiera è la decarbonizzazione: imposta dai trattati
internazionali, sollecitata dai disastri provocati dai cambiamenti
climatici, suggerita dalle nuove tecnologie. Ma, per fare l'acciaio
utilizzando poco carbone, occorrono politiche governative di sostegno e
l'armonizzazione dei sistemi
di controllo alle frontiere per evitare che
l'acciaio decarbonizzato - che avrà un costo anche del 30% superiore a
quello realizzato con la tecnologia tradizionale - venga messo fuori
mercato da quello proveniente da nazioni meno attente - per usare un
eufemismo - alla tutela dell'ambiente.
«Stiamo lavorando per
costruire un domani sostenibile per l'acciaio italiano, puntando su
sostenibilità e reputazione, in particolare per l'ambiente, la salute e
la sicurezza, la ricerca, con un investimento complessivo di 2 miliardi e
400 milioni di euro, con oltre un miliardo dedicato all'ambiente.
Completeremo la copertura dei parchi dei minerali di ferro entro la fine
di dicembre del 2019, 22 mesi prima della scadenza prevista dal piano
ambientale con un investimento di 300 milioni di euro; la copertura dei
depositi di carbone e coke sarà ultimata entro la fine di maggio 2020,
17 mesi prima del previsto. In anticipo sarà completata anche la
depolverizzazione dell'impianto di sinterizzazione, usando la tecnologia
con filtri ibridi con una spesa di 35 milioni di euro, e il trattamento
dei gas di cokeria, con praticamente il rifacimento di tutto il
reparto, con una spesa di 200 milioni di euro. Costruiremo inoltre un
nuovo impianto per il trattamento delle acque reflue, applicando la
tecnologia per la quale abbiamo depositato un nostro brevetto con uno
stanziamento di 167 milioni di euro: investimenti che faranno di
ArcelorMittal Italia sarà un punto di riferimento globale nel settore
dell'acciaio. La decarbonizzazione a Taranto? La policy del gruppo è
quello di andare in quella direzione, è evidente quindi che anche lo
stabilimento di Taranto sarà interessato dalle nuove tecnologie per la
produzione di acciaio anche se ora non sono nelle condizioni di indicare
una data».
Jehl ha confermato che nel 2019 l'obiettivo è quello
di produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio, quota che non veniva
toccata da quattro anni. «Lo stabilimento di Taranto - ha spiegato Jehl -
perde 20-25 milioni di euro al mese e noi investiamo mezzo milione di
euro al giorno per rispettare il piano ambientale più ambizioso di
sempre...
Come riporta il sito specializzato Siderweb, il maggior produttore
siderurgico mondiale si è concentrato sulla presentazione delle ultime
tecnologie per la trasformazione dell’anidride carbonica in materia
prima per l’economia circolare. Sistemi che secondo quanto sostenuto
dalla multinazionale, “abbatteranno drasticamente le emissioni” nella
lunga fase di transizione verso l’affermazione di tecnologie più verdi:
in particolare la conversione della CO2 in bioetanolo e la
ri-trasformazione in carbonio per rialimentare il processo di riduzione
del minerale di ferro in altoforno.
Il 2019 sarà anche l'anno del
lancio del centro ricerche con il reclutamento di 15 persone entro
marzo e altre 12 persone dopo le vacanze estive. Si iniziare inoltre a
sviluppare la rete con le scuole di ingegneria e le università italiane.
Acciaio, ambiente ma anche cultura: a gennaio sarà formalizzata una
partnership con la Soprintendenza ai beni culturali di Taranto e le
Università per utilizzare una postazione all'interno dello stabilimento
di Taranto per esaminare e stoccare - per obiettivi di ricerca - le
rovine dell'acquedotto romano del Triglio vicino al siderurgico che è
crollato a novembre.
“Uno degli obiettivi dell’operazione è
senza dubbio quello di consolidare la nostra presenza come produttore di
acciaio nel secondo mercato siderurgico europeo – ha ribadito Jehl,
come riportato dal sito Siderweb -. Le priorità del nostro piano sono
tre: sostenibilità e reputazione, in primo luogo, poi performance e
profittabilità e infine l’integrazione del sito all’interno del gruppo
ArcelorMittal“.
“In questo processo di rilancio - ha aggiunto Jehl
-, abbiamo ricostituito i rapporti di fiducia con i 130 fornitori del
sito di Taranto garantendo la continuità dei pagamenti e dei contratti.
Inoltre, stiamo lavorando anche sulle nuove partnership. Allo stesso
modo dobbiamo garantire la continuità sia sull’approvvigionamento di
materie prime sia sulla manutenzione degli impianti. Nelle prossime
settimane sarà riavviato il laminatoio a caldo e il treno lamiere.
Stiamo individuando reparto per reparto i vari step di rilancio per il
turnaround, che punta a riportare la produzione a 6 milioni di
tonnellate annue.
Ma... "ArcelorMittal ha chiesto che
l’Europa introduca un aggiustamento “verde” alle frontiere affinché
l’acciaio importato in Europa abbia gli stessi standard di Co2 di quello
prodotto nel Continente ai sensi del sistema ETS. Questo aggiustamento
richiede che qualsiasi deficit di Co2 venga compensato dall’importatore.
Questa misura incentiverebbe la riduzione effettiva nelle emissioni di
carbonio e impedirebbe l’erosione della competitività dell’industria
europea dell’acciaio.
In seguito all’implementazione della fase 4 del
sistema di scambio ETS i produttori di acciaio europei incorreranno
infatti in costi che i competitor, che producono in altre zone del mondo
e che importano in Europa, non sono obbligati a sostenere.
Le
importazioni in Europa sono aumentate negli anni recenti di circa 26
milioni di tonnellate all’anno, come risultato della sovracapacità
globale con importazioni che provengono da paesi con politiche
ambientali non comparabili. Aditya Mittal, presidente e CFO di
ArcelorMittal ha detto: “L’introduzione di un aggiustamento alle
frontiere “verde” è critico per la creazione di regole del gioco
paritarie dalle quali partire per raggiungere miglioramenti autentici.
L’Europa
continuerà ad avere bisogno della stessa quantità di acciaio, ma è
molto probabile che una maggiore quantità di questo acciaio proverrà da
paesi che non hanno politiche ambientali comparabili a quelle Europee.
Spero sinceramente che i politici Europei possano intravedere la logica
di questa richiesta e vi pongano seria attenzione”.
ArcelorMittal
ha anche messo in guardia sul fatto che siano necessari investimenti sia
pubblici che privati per lo studio, l’adattamento e la
commercializzazione di questi avanzamenti tecnologici come avvenuto per
il settore dell’Energia Europea che in media ha ricevuto aiuti
equivalenti a più di 50 euro per ogni tonnellata in emissioni
risparmiate.
Quindi... "Per consentire il raggiungimento di questo
obiettivo è importante e critico che i governi attuino politiche che
stabiliscano parità di regole e l’accesso a energie rinnovabili a prezzo
competitivo”.
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