giovedì 13 dicembre 2018

pc 13 dicembre - ARCELORMITTAL A PARIGI PRESENTA I SUOI PIANI PER TARANTO - GRANDE SPAZIO SUI MASS MEDIA - MA IL PROBLEMA SONO SEMPRE I FATTI, E COSA VOGLIONO DIRE LE PAROLE

RIPORTIAMO OGGI LE NOTIZIE USCITE SU VARI ORGANI DI STAMPA NAZIONALI E LOCALI, PER FORNIRE SOPRATTUTTO AGLI OPERAI E ALLA POPOLAZIONE DI TARANTO UN'INFORMAZIONE,
MA DICIAMO SUBITO CHE FINORA LA POLITICA DELLA ARCELORMITTAL, ANCHE SUL PIANO SICUREZZA, AMBIENTE, INCIDENTI IN FABBRICA, E' STATA COME AI TEMPI DI RIVA E DEI COMMISSARI. 
MENTRE NEL RAPPORTO CON GLI OPERAI LA MITTAL AGISCE CON UNA LOGICA E METODI DA "DITTATORE" CHE DECIDE TUTTO, IN MANIERA SEMPRE UNILATERALE, SCAVALCANDO ANCHE DIRITTI SINDACALI.

QUINDI, NESSUNA FACILE ILLUSIONE. SEMPRE PIU' OCCORRE AUTONOMIA DI CLASSE DEGLI OPERAI DI ANALISI, GIUDIZIO, AZIONE, E SOPRATTUTTO AUTONOMIA DI ORGANIZZAZIONE DAI SINDACATI FIRMATARI DELL'ACCORDO DEL 6 SETTEMBRE. 

La Mittal lega la decarbonizzazione a politiche governative che difendano i padroni in Italia e in Europa e penalizzino le altre multinazionali dell'acciaio di altre nazioni nel mondo.
Si tratta di una "normale" guerra commerciale, in cui i governi sono sempre dalla parte dei profitti dei capitalisti (e mai a difesa dei diritti e condizione degli operai, come l'accordo Ilva ha dimostrato); una guerra in cui, come si dice, "il più sano ha la rogna", e la Mittal non può certo darsi medaglie di difensore dell'ambiente come già dimostrato negli altri suoi stabilimenti, dove vi sono state lotte di operai anche su questo terreno della sicurezza e salute.
Si tratta, poi, del fatto che i governi dei paesi imperialisti, in questo caso il nostro, per aiutare i padroni come Mittal, scaricano i costi sui lavoratori e le masse popolari. 

CON QUESTA COMPRENSIONE DI CLASSE, DI PARTE, VEDIAMO LE COSE DETTE DA MITTAL:  

(Dalla stampa) - ArcelorMittal sceglie il media day di Parigi per presentare i suoi progetti sullo stabilimento siderurgico di Taranto - la più grande acciaieria a ciclo integrale d'Europa - e lanciare la sua sfida ambientale e produttiva allo stesso tempo. Certo, i tempi non saranno brevissimi (il termine per abbattere dell'80 per cento le emissioni da uso di carbone è quello del 2050) ma ci saranno step intermedi (-40% nel 2030) che aprono spiragli importanti anche e soprattutto per lo stabilimento tarantino, a patto, è stato ribadito, che ci siano incentivi pubblici alla decarbonizzazione, coerenti con la difficile sfida tecnologica ad esso legata.
La frontiera è la decarbonizzazione: imposta dai trattati internazionali, sollecitata dai disastri provocati dai cambiamenti climatici, suggerita dalle nuove tecnologie. Ma, per fare l'acciaio utilizzando poco carbone, occorrono politiche governative di sostegno e l'armonizzazione dei sistemi
di controllo alle frontiere per evitare che l'acciaio decarbonizzato - che avrà un costo anche del 30% superiore a quello realizzato con la tecnologia tradizionale - venga messo fuori mercato da quello proveniente da nazioni meno attente - per usare un eufemismo - alla tutela dell'ambiente.
«Stiamo lavorando per costruire un domani sostenibile per l'acciaio italiano, puntando su sostenibilità e reputazione, in particolare per l'ambiente, la salute e la sicurezza, la ricerca, con un investimento complessivo di 2 miliardi e 400 milioni di euro, con oltre un miliardo dedicato all'ambiente. Completeremo la copertura dei parchi dei minerali di ferro entro la fine di dicembre del 2019, 22 mesi prima della scadenza prevista dal piano ambientale con un investimento di 300 milioni di euro; la copertura dei depositi di carbone e coke sarà ultimata entro la fine di maggio 2020, 17 mesi prima del previsto. In anticipo sarà completata anche la depolverizzazione dell'impianto di sinterizzazione, usando la tecnologia con filtri ibridi con una spesa di 35 milioni di euro, e il trattamento dei gas di cokeria, con praticamente il rifacimento di tutto il reparto, con una spesa di 200 milioni di euro. Costruiremo inoltre un nuovo impianto per il trattamento delle acque reflue, applicando la tecnologia per la quale abbiamo depositato un nostro brevetto con uno stanziamento di 167 milioni di euro: investimenti che faranno di ArcelorMittal Italia sarà un punto di riferimento globale nel settore dell'acciaio. La decarbonizzazione a Taranto? La policy del gruppo è quello di andare in quella direzione, è evidente quindi che anche lo stabilimento di Taranto sarà interessato dalle nuove tecnologie per la produzione di acciaio anche se ora non sono nelle condizioni di indicare una data».

Jehl ha confermato che nel 2019 l'obiettivo è quello di produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio, quota che non veniva toccata da quattro anni. «Lo stabilimento di Taranto - ha spiegato Jehl - perde 20-25 milioni di euro al mese e noi investiamo mezzo milione di euro al giorno per rispettare il piano ambientale più ambizioso di sempre...

Come riporta il sito specializzato Siderweb, il maggior produttore siderurgico mondiale si è concentrato sulla presentazione delle ultime tecnologie per la trasformazione dell’anidride carbonica in materia prima per l’economia circolare. Sistemi che secondo quanto sostenuto dalla multinazionale, “abbatteranno drasticamente le emissioni” nella lunga fase di transizione verso l’affermazione di tecnologie più verdi: in particolare la conversione della CO2 in bioetanolo e la ri-trasformazione in carbonio per rialimentare il processo di riduzione del minerale di ferro in altoforno.

Il 2019 sarà anche l'anno del lancio del centro ricerche con il reclutamento di 15 persone entro marzo e altre 12 persone dopo le vacanze estive. Si iniziare inoltre a sviluppare la rete con le scuole di ingegneria e le università italiane. Acciaio, ambiente ma anche cultura: a gennaio sarà formalizzata una partnership con la Soprintendenza ai beni culturali di Taranto e le Università per utilizzare una postazione all'interno dello stabilimento di Taranto per esaminare e stoccare - per obiettivi di ricerca - le rovine dell'acquedotto romano del Triglio vicino al siderurgico che è crollato a novembre.

“Uno degli obiettivi dell’operazione è senza dubbio quello di consolidare la nostra presenza come produttore di acciaio nel secondo mercato siderurgico europeo – ha ribadito Jehl, come riportato dal sito Siderweb -. Le priorità del nostro piano sono tre: sostenibilità e reputazione, in primo luogo, poi performance e profittabilità e infine l’integrazione del sito all’interno del gruppo ArcelorMittal“.
“In questo processo di rilancio - ha aggiunto Jehl -, abbiamo ricostituito i rapporti di fiducia con i 130 fornitori del sito di Taranto garantendo la continuità dei pagamenti e dei contratti. Inoltre, stiamo lavorando anche sulle nuove partnership. Allo stesso modo dobbiamo garantire la continuità sia sull’approvvigionamento di materie prime sia sulla manutenzione degli impianti. Nelle prossime settimane sarà riavviato il laminatoio a caldo e il treno lamiere. Stiamo individuando reparto per reparto i vari step di rilancio per il turnaround, che punta a riportare la produzione a 6 milioni di tonnellate annue.

Ma... "ArcelorMittal ha chiesto che l’Europa introduca un aggiustamento “verde” alle frontiere affinché l’acciaio importato in Europa abbia gli stessi standard di Co2 di quello prodotto nel Continente ai sensi del sistema ETS. Questo aggiustamento richiede che qualsiasi deficit di Co2 venga compensato dall’importatore. Questa misura incentiverebbe la riduzione effettiva nelle emissioni di carbonio e impedirebbe l’erosione della competitività dell’industria europea dell’acciaio.
In seguito all’implementazione della fase 4 del sistema di scambio ETS i produttori di acciaio europei incorreranno infatti in costi che i competitor, che producono in altre zone del mondo e che importano in Europa, non sono obbligati a sostenere.
Le importazioni in Europa sono aumentate negli anni recenti di circa 26 milioni di tonnellate all’anno, come risultato della sovracapacità globale con importazioni che provengono da paesi con politiche ambientali non comparabili. Aditya Mittal, presidente e CFO di ArcelorMittal ha detto: “L’introduzione di un aggiustamento alle frontiere “verde” è critico per la creazione di regole del gioco paritarie dalle quali partire per raggiungere miglioramenti autentici.
L’Europa continuerà ad avere bisogno della stessa quantità di acciaio, ma è molto probabile che una maggiore quantità di questo acciaio proverrà da paesi che non hanno politiche ambientali comparabili a quelle Europee. Spero sinceramente che i politici Europei possano intravedere la logica di questa richiesta e vi pongano seria attenzione”.
ArcelorMittal ha anche messo in guardia sul fatto che siano necessari investimenti sia pubblici che privati per lo studio, l’adattamento e la commercializzazione di questi avanzamenti tecnologici come avvenuto per il settore dell’Energia Europea che in media ha ricevuto aiuti equivalenti a più di 50 euro per ogni tonnellata in emissioni risparmiate.
Quindi... "Per consentire il raggiungimento di questo obiettivo è importante e critico che i governi attuino politiche che stabiliscano parità di regole e l’accesso a energie rinnovabili a prezzo competitivo”.

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