martedì 25 luglio 2017

pc 25 luglio - I sindaci di destra e di "sinistra", da Sesto a Napoli, applicano i decreti Minniti. Declinazione Daspo Urbano

Daspo urbano, Sesto San Giovanni vara la linea dura: stop a mendicanti e clochard per strada
Il nuovo sindaco di Forza Italia firma un provvedimento con multe e allontanamenti anche per chi consuma alcol per strada e per i venditori abusivi
di ORIANA LISO

24 luglio 2017
Vietato chiedere l'elemosina, bivaccare nei giardini e nelle strade, consumare alcol all'aperto, fare commercio abusivo per strada, espletare i propri bisogni fisiologici a cielo aperto: il Daspo urbano arriva a Sesto San Giovanni (Milano), con multe e provvedimenti che arrivano all'allontanamento dal territorio comunale. Era chiamata la 'Stalingrado d'Italia' perché, dal Dopoguerra in poi, era stata governata soltanto da giunte di centrosinistra. Ma a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, il neoeletto sindaco di Forza Italia Roberto Di Stefano ha deciso di cambiare subito tutto: così, dopo aver fermato il progetto per la costruzione di una moschea di cui si parlava da anni (e su cui la precedente amministrazione stava lavorando concretamente), dopo aver annunciato di non voler pagare "neanche un euro" per il deposito della salma di Anis Amri, il terrorista della strage di Berlino, presso l'obitorio di Milano, ha firmato l'ordinanza, che nasce dal decreto Minniti sulla sicurezza che tante polemiche ha creato in questi mesi e che già altri comuni lombardi hanno adottato. Milano, per esempio, ha adottato il Daspo urbano solo per i venditori abusivi di birra in vetro sui Navigli e alla Darsena.
"Era necessario agire in maniera chiara e puntuale verso tre fenomeni, quelli del commercio abusivo, dell'accattonaggio e dei bivacchi, che per quanto ci riguarda riteniamo inaccettabili e irrispettosi verso i cittadini di Sesto San Giovanni". 



Napoli: daspo urbano a due giovani transessuali
Il decreto Minniti continua a mostrarsi per quello che è: una legge fascista e razzista. Daspo Urbano a due transessuali che passeggiavano in centro a Napoli.
Non è la prima applicazione del Decreto Minniti a Napoli. Era già successo a un fioraio abusivo
durante un fermo della Polizia Municipale, sul quale si erano mobilitate le realtà sociali e di movimento napoletane. Anche il Sindaco di De Magistris aveva preso parola a riguardo contro l’applicazione del Decreto Minniti.
Pochi giorni fa due giovani transessuali che chiacchieravano nei pressi di Piazza Garibaldi, sono state fermate dalla Polizia. Sono state accusate di adescamento dagli agenti che le hanno sotttoposte al Daspo Urbano di 48 ore e a una multa di 100 euro. Non solo, anche una terza transessuale è stata fermata dalla Polizia mentre era al bar, prelevata e sottoposta ad un controllo.

L’associazione Transessuale Napoletana che ha diffuso la notizia racconta che le ragazze hanno paura ad uscire di casa per il rischio di dover subire altri controlli e fermi. Il Decreto Minniti sta disegnando un quadro molto chiaro lungo tutto lo stivale: chi può essere etichettato come “diverso”, chi è più povero ed escluso viene attaccato ed emarginato. Come a dire “portate i vostri problemi lontano da qua”. A chi decide di non abbassare la testa e di alzare la voce, arriva puntuale la sottrazione del diritto al dissenso. Denunce, multe, fogli di via. Lo si è visto nelle mobilitazioni contro i potenti del mondo a Roma e a Taormina, ma anche nella denuncia per “vilipendio alle istituzioni” all’attivista che aveva criticato il Decreto Minniti durante una mobilitazione al Pantheon. A Napoli l’applicazione del Decreto Minniti ha visto un salto, prevedibile e replicabile. L’attacco alle prostitute è accompagnato da una catalogazione discriminatoria. Se sei trans, aspettati di essere fermato dalla Polizia, perchè il tuo orientamento è associato alla prostituzione. Non è tanto diverso da quello che succede per i controlli anti-terrorismo quando i fermati sono sempre neri, o in generale etichettabili come stranieri. Il razzismo istituzionale mostra la sua vera faccia nei dispositivi securitari. Respingerli nella loro totalità e raccontare la vera complessità sociale che viene coperta e allontanata è la strada percorrere.

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