Risarcimenti per il G8, scattano i pignoramenti sui conti dei ministeri
Il Tribunale Civile di Genova dà il via libera alle ingiunzioni in Banca d'Italia per prelevare le somme destinate alle vittime
Scattano i pignoramenti, anche per il G8. E la storia si ripete: come per i risarcimenti dell'alluvione del Fereggiano, peri quali il Tribunale Civile ha autorizzato prima il sequestro dei depositi bancari dei condannati (tra cui l'ex sindaco Marta Vincenzi), poi i sigilli ai conti correnti del Comune di Genova, condannato a pagare in solido.
La sentenza - meglio dire il dispositivo - sulle vittime della Diaz e di Bolzaneto porta la data del 20
giugno scorso ed "assegna a Tanja Weisse la somma di 142mila euro, oltre gli interessi sulla somma capitale di 70mila euro, più altri 55mila di interessi legali, per complessivi 260mila euro. Ancora, 11mila euro all'avvocato Carlo Malossi, del foro di Modena e suo difensore insieme a Antonluca Crovetto. Rappresenta il più alto risarcimento finora stabilito in sede civile per le violenze commesse dagli agenti.
La tedesca Weisse è una delle vittime dei pestaggi e delle umiliazioni durante il G8 del 2001, perpetrati dalla polizia all'interno della scuola Diaz, il luogo in cui decine di no-global erano state sorprese nel sonno e pestate senza motivo; e poi nella caserma del Reparto Mobile di Bolzaneto, dove i poliziotti e gli agenti penitenziari li avevano seviziati, umiliati e torturati.
Weisse all'epoca aveva 22 anni, e in merito il giudice genovese Paola Luisa Bozzo ha scritto che subì "condotte di vera e propria tortura" nonché la "lesione di diritti della persona a protezione costituzionale che non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione". Non basta. Precisa il magistrato: "Il collegio dei periti ha potuto accertare che Tanja ha riportato postumi permanenti. E che gli stessi sono derivati non tanto dalle percosse di cui la parte ha riferito nel dibattimento del processo Diaz, quanto soprattutto dalle gravi violenze alle quali ha direttamente assistito, rimanendo sconvolta". Sopratutto, "quando si trova a contatto con persone in divisa e quando qualcuno le si avvicina troppo...".
Ciò nonostante, da allora i ministri Angelino Alfano e il suo successore Marco Minniti hanno rifiutato di pagare il conto, aspettando la pronuncia dei giudici della Corte di Appello, ai quali il Governo si è rivolto appunto per bloccare i pagamenti. Se la procedura fosse regolare dal punto di vista giuridico, appare quantomeno poco elegante dal punto di vista politico e morale.
Sopratutto perché la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, sulla Diaz e su Bolzaneto, ha già condannato l'Italia per l'assenza di una legge sulla tortura. Anche se con l'ultima intervista rilasciata a Repubblica dal capo della polizia Franco Gabrielli, si ammetta che al G8 fu tortura e furono violate le libertà individuali. Fu una violenza studiata e sistemica, se ancora ci fosse bisogno di chiarirlo. Anche se il Dipartimento di Polizia si accinge a reintegrare in servizio alcuni funzionari condannati fino al terzo grado.
Tant'è. E però di fronte a tutto ciò, il ministro della Giustizia, il suo collega agli Interni, ed ancora Roberta Pinotti alla Difesa, non hanno ancora voluto saldare il debito con le vittime. Nonostante l'ormai ultradecennale sentenza penale di primo grado per il lager di Bolzaneto fissò delle provvisionali per le oltre duecento vittime di violenze, abusi, umiliazioni. Nonostante siano passati 16 anni.
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