La dinamica è andata avanti nel silenzio
più totale sempre secondo lo stesso schema. Il comandante prometteva a
donne disoccupate o in situazione di difficoltà economica un posto di
lavoro in cambio di rapporti sessuali, poi faceva pressione su alcuni
esercenti perché le vittime fossero effettivamente assunte minacciando
controlli più approfonditi in caso di rifiuto. A quanto riferito dalle
vittime, la pratica andava avanti da diverso tempo. Federico Dati,
questo il nome del carabiniere, era allora a capo nucleo dell’arma che
affianca l’ispettorato del lavoro della città Toscana. Insomma il
direttore di un’unità che dovrebbe essere garante dei diritti di tutte
le lavoratrici e i lavoratori usava il suo potere per approfittare di
donne in situazione precarie avanzando pretese e minacce o facendo
intravedere la possibilità di migliorare la propria situazione.
Nonostante le testimonianze delle donne,
Dati è indagato dalla procura soltanto per concussione. Da notare che
per ora non è stato neanche sospeso dall’arma ma, come ben spesso
succede nei rari casi in cui saltano fuori abusi delle forze
dell’ordine, soltanto trasferito in una caserma fuori da Livorno.
Continuando così molto probabilmente a percepire stipendio pieno a casa
sua, dove si trova ora agli arresti domiciliari.
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