mercoledì 26 luglio 2017

pc 26 luglio - Ribelli G20 Amburgo - Roma Giovedì 27, libere/i tutti. Presidio all’ambasciata tedesca - pieno appoggio al presidio in Germania del 6 agosto


Alessandro, Emiliano, Orazio, Maria, Fabio, Riccardo sono ancora detenuti ad Amburgo. sono in carcere per aver manifestato contro il #G20, vittime di una UE sempre più securitaria e repressiva, e della folle gestione della Polizia di #Amburgo.
Giovedì 27 luglio alle 16 a Roma vi chiediamo di essere presenti al presidio – conferenza stampa che terremo davanti al Consolato #tedesco (via Solferino 40) per chiedere la loro liberazione.
Non ci fermeremo finché non saranno liber@ tutt@.
Se toccano un@ compagn@, toccano tutt@.
#liberitutti #liberetutte


APPELLO PER UNA CAMPAGNA DI LOTTA VERSO UNA MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE AD AMBURGO PER LA LIBERAZIONE DI TUTTE LE PRIGIONIERE E I PRIGIONIERI DETENUTI
A più di due settimane dal G20, i tempi di detenzione degli arrestati di Amburgo si allungano di
giorno in giorno. Non c’è alcuna intenzione da parte del tribunale ordinario di istruire i processi in tempi brevi – si parla di un massimo di sei mesi. La procura ha impedito ogni richiesta di rilascio su cauzione e di arresti domiciliari invocando il pericolo di fuga.
Pur reagendo con la solita, efferata violenza, il braccio armato del potere è stato mandato in tilt dalla coralità delle pratiche dei manifestanti durante le giornate antiG20. Per questo, la morsa della repressione ora si stringe attorno ai corpi degli arrestati.
In questi giorni sono giunte le prime lettere da parte dei detenuti. Alla prima, quella di Riccardo (https://ilmainasso.noblogs.or) è seguita la testimonianza di Maria, compagna feltrina arrestata nella mattinata del 7 luglio e detenuta a Billwerder.
La riportiamo qui sotto:
Venerdì 14 Luglio 2017
Oggi, due secoli fa, il popolo in armi espugnava la Bastiglia. Oggi, coloro che festeggiano questa data fondatrice delle attuali democrazie innalzano nuove Bastiglie ovunque. Nessuno deve più stare qui dentro. Mai più. È troppo per una persona sola. Ci sono minorenni, donne incinte, donne con neonati e donne che dovrebbero stare in ospedale, tutte nelle stesse tute grigie. So che state facendo tutto il possibile per tirarmi fuori e vi ringrazio. Mi dispiace farvi stare in pensiero. Ho qui il vostro telegramma, in realtà speravo di uscire oggi e di ringraziarvi a voce. E invece sono di nuovo qui, il ricorso non è stato accolto. Ma sicuramente ne saprete già di più quando vi arriverà questa lettera.
Eravamo in cinque nella stessa situazione qui nel mio braccio. Le due tedesche sono uscite mercoledì, oggi è uscita la ragazza del Venezuela, però con una cauzione di 10 000 euro. Sì, diecimila. Restiamo io ed una ragazza curda. È così forte lei. Sempre positiva, nonostante abbia due fratelli morti combattendo in Kurdistan. L’unica cosa positiva qui sono le relazioni che si creano. Sono tutte così gentile, altruiste. Tutte sono pronte a darti un abbraccio. Per il resto non ho più illusioni su nulla. L’altro giorno ci hanno fatto uscire in tre con la scusa di dover parlare con l’avvocato, in realtà volevano prelevarci il DNA. Bisogna aspettarsi sempre il peggio qui, e non è nella mia natura.
La prima prigione in cui ci avevano messi era un prefabbricato con queste stanzine di 10 metri quadri. Eravamo in 5 lì dentro, per 2 giorni, senza niente, senza finestre, dovendo chiedere per bere e per andare in bagno con la guardia che ti sorveglia. Praticamente senza mangiare. Qui è un po’ meglio, almeno ho un letto e un bagno.
Lo saprete già che sono finita dentro solo perché mi sono attardata ad aiutare una ragazza con un piede rotto. Rotto davvero, con l’osso fuori e il piede attaccato solo per metà. Non credo che me lo toglierò mai dalla mente. Insieme alla polizia che picchia a mani nude. E non credevo fosse possibile finire dentro per questo, per non aver fatto davvero nulla. Anche se tutte qui sono dentro per cose da nulla. Furti soprattutto.
Ragazzi, scrivete qualcosa su quello che sta succedendo per favore. Non state in silenzio. Se volete pubblicate quello che vi scrivo. Non so nulla di Fabio invece, gli ho scritto e non mi ha risposto. Dovrebbe essere nel mio stesso carcere. Se avete sue notizie scrivetemele e scrivetemi comunque. Se potete mettetemi dentro un francobollo per rispondere. Io almeno fino a mercoledì sarò qui. E poi non lo so.
Vi voglio un sacco di bene, a tutti voi. Un abbraccio, spero di tornare presto.
Maria
Maria non sa che Fabio è detenuto a Jork, trenta chilometri a est di Amburgo, che sta bene e che anche lui ha un buon rapporto con gli altri detenuti. Anche a lui il rilascio su cauzione è stato negato dalla procura di Amburgo dopo la proposta del tribunale.
Non sa che, a differenza loro, Alessandro, Orazio, Emiliano e Riccardo sono insieme nel braccio maschile del suo stesso carcere, Billwerder (questi ultimi due vicini di cella).
Queste sono invece le parole di un feltrino in contatto con le famiglie di Fabio e Maria, del 24 luglio:
“Oggi siamo arrivati ad Amburgo e abbiamo incontrato le loro mamme.
Sembrano abbastanza serene anche se la situazione non è cambiata. Fabio stamattina era più sereno di mercoledì scorso. Ci sono dei comitati che hanno fatto una dimostrazione in favore degli arrestati e che cercano di contrapporsi alla situazione. Gli avvocati si danno molto da fare ma la giustizia tedesca fa di tutto per rendere tutto molto difficile. Domani andremo in carcere per portare dei vestiti a Maria e cerchiamo di lasciare anche dei libri. Vediamo come andrà.”
È stato finora difficile consegnare ai detenuti libri, indumenti e altri effetti personali. È importante però scrivergli, usando gli indirizzi pubblicati per la campagna “Scrivimi”: (http://www.osservatoriorepres)
Tante le iniziative in corso: i presidi sotto le ambasciate tedesche in Italia (http://www.ondarossa.info/new), la solidarietà tra compagne e compagni vicini agli arrestati italiani, in contatto dai primissimi giorni, le informative sulle piattaforme radio. Diversi, inoltre, i presidi e le manifestazioni a sostegno dei prigionieri del G20 da Bilbao alle città tedesche; tra queste, una molto partecipata proprio ad Amburgo, nella zona del Rote Flora.
Il prossimo 6 agosto, invece, è previsto un nuovo presidio sotto il carcere di Billwerder.
Tutto questo è importante, ma non sufficiente.
Per questo ci rendiamo disponibili a raccogliere contributi, condivisioni, idee e proposte che portino a una grande manifestazione internazionale ad Amburgo per la liberazione di tutte e tutti. Perché nessuno venga lasciato solo, perché nessuno resti indietro.
TUTTE LIBERE! TUTTI LIBERI!
Compagne e compagni dello spazio autogestito PostaZ di Feltre
mail: postaz@bastardi.net

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