Bassam Saleh - contropiano
Non
c’è stato nessun attentato all’ambasciata israeliana in Giordania. E
nessuno ha tentato di accoltellare la guardia della sede diplomatica ad
Amman. Lo riferiscono giornali locali e i familiari di una delle vittime
giordane, Bashar Hmarneh, medico ortopedico di fama appartenente ad una
famiglia che conta nel tessuto sociale giordano. Colpito da vicino
mentre cercava di soccorre l’altra vittima, Mohammed al Jauadeh, falegname freddato per un semplice sospetto dalla sicurezza israeliana.
La storia, raccontata da testimoni, rivela che Mohammed si trovava in quel luogo in quanto, contattato dal medico, era andato a montare una camera da letto in un appartamento che si trova nello stesso palazzo dove c’è la residenza dell’ambasciatore israeliano.
Mohammed non sapeva di essere vicino alla residenza diplomatica. Terminato il suo lavoro ha chiamato il padre, dicendogli di aver finito e che quindi sarebbe tornato a casa. All’uscita è sorpreso di vedere un addetto alla sicurezza, il quale, armato, lo fissa negli occhi e gli chiede cosa avesse nella cassetta degli attrezzi. Nasce un battibecco fra i due e l’uomo della sicurezza spara due colpi e lo uccide. Il medico, sentiti i colpi, corre verso Mohammed cercando di prestargli i primi soccorsi, e di nuovo la guardia spara anche contro il medico, il quale, ferito gravemente, muore in ospedale.
In seguito le forze dell’ordine giordane intervengono, assediano la sede diplomatica, chiedendo la consegna della guardia che ha sparato. La procura giordana apre un’inchiesta, sollecitata dalla pressione popolare, che rivendica giustizia per i due cittadini giordani.
Il primo ministro Netanyahu ha telefonato all’ambasciatrice israeliana e ai responsabili della sicurezza, rassicurando che l’agente non può essere interrogato in quanto gode dell’immunità stabilita dagli accordi reciproci stabiliti tra le parti.
Il responsabile della sicurezza israeliana si trova in queste ore ad Amman alla ricerca di un compromesso, che possa salvare capra e cavoli. Netanyahu, immerso nei suoi problemi personali con i tribunali israeliani per le accuse di corruzione e pressato dalla situazione incandescente a Gerusalemme, si trova ad affrontare proprio ora una difficile situazione con la Giordania, che ha la tutela sui luoghi sacri dell’islam in Gerusalemme.
Il Re della Giordania, Abdallah II, anche lui preso tra due fuochi, cioè la pressione popolare da una parte e la sovranità dello Stato dall’altra, non può permettersi che la sicurezza israeliana possa aprire il fuoco per un semplice sospetto uccidendo due suoi cittadini. Ovviamente non può e non vuole rompere le relazioni con Israele. Si troverà un compromesso?
mentre cercava di soccorre l’altra vittima, Mohammed al Jauadeh, falegname freddato per un semplice sospetto dalla sicurezza israeliana.
La storia, raccontata da testimoni, rivela che Mohammed si trovava in quel luogo in quanto, contattato dal medico, era andato a montare una camera da letto in un appartamento che si trova nello stesso palazzo dove c’è la residenza dell’ambasciatore israeliano.
Mohammed non sapeva di essere vicino alla residenza diplomatica. Terminato il suo lavoro ha chiamato il padre, dicendogli di aver finito e che quindi sarebbe tornato a casa. All’uscita è sorpreso di vedere un addetto alla sicurezza, il quale, armato, lo fissa negli occhi e gli chiede cosa avesse nella cassetta degli attrezzi. Nasce un battibecco fra i due e l’uomo della sicurezza spara due colpi e lo uccide. Il medico, sentiti i colpi, corre verso Mohammed cercando di prestargli i primi soccorsi, e di nuovo la guardia spara anche contro il medico, il quale, ferito gravemente, muore in ospedale.
In seguito le forze dell’ordine giordane intervengono, assediano la sede diplomatica, chiedendo la consegna della guardia che ha sparato. La procura giordana apre un’inchiesta, sollecitata dalla pressione popolare, che rivendica giustizia per i due cittadini giordani.
Il primo ministro Netanyahu ha telefonato all’ambasciatrice israeliana e ai responsabili della sicurezza, rassicurando che l’agente non può essere interrogato in quanto gode dell’immunità stabilita dagli accordi reciproci stabiliti tra le parti.
Il responsabile della sicurezza israeliana si trova in queste ore ad Amman alla ricerca di un compromesso, che possa salvare capra e cavoli. Netanyahu, immerso nei suoi problemi personali con i tribunali israeliani per le accuse di corruzione e pressato dalla situazione incandescente a Gerusalemme, si trova ad affrontare proprio ora una difficile situazione con la Giordania, che ha la tutela sui luoghi sacri dell’islam in Gerusalemme.
Il Re della Giordania, Abdallah II, anche lui preso tra due fuochi, cioè la pressione popolare da una parte e la sovranità dello Stato dall’altra, non può permettersi che la sicurezza israeliana possa aprire il fuoco per un semplice sospetto uccidendo due suoi cittadini. Ovviamente non può e non vuole rompere le relazioni con Israele. Si troverà un compromesso?
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