venerdì 28 luglio 2017

pc 28 luglio - DESCALZI/ENI: PAROLE DI "CLASSE"

Dall'intervista su Sole 24 Ore del 22 luglio 2017

I LAMENTI SULLA "SPECULAZIONE FINANZIARIA", A DIFESA DEL PROFITTO

«Greggio ostaggio della speculazione: è l’Africa che paga la crisi dei prezzi»: «Non credo che sarà possibile raggiungere un accordo che possa rilanciare i prezzi del greggio con ulteriori tagli - ha detto il top manager dell’Eni - e non credo neppure che Paesi come l’Arabia Saudita possano agire unilateralmente con tagli produttivi consistenti».

...sul settore petrolifero pesano non solo le gravi tensioni geopolitiche e l’eccesso di offerta dello shale oil americano, ma anche un’ondata speculativa senza precedenti sui futures del greggio e sulle azioni delle major petrolifere. «La speculazione finanziaria è talmente forte - dice l’ad dell’Eni - da aver trasformato in investitore a brevissimo termine anche chi aveva strategie di lungo periodo. Forse, sarebbe il caso di adottare anche nel settore petrolifero forme di regolazione e controllo del mercato come quelle decise per le banche...».

Descalzi, AD di una della più grandi multinazionali presente all'estero, e soprattutto in Africa, quindi si lamenta della "speculazione finanziaria" e chiede regole e controlli. Ma gli si dovrebbe dire: "Guardati allo specchio". La speculazione finanziare è figlia del capitale. Nell'imperialismo (come spieghiamo nel libro sulla Formazione Operaia) "...si parla e si critica il dominio dei finanzieri, lo strapotere delle Banche, così come il concetto di oligarchia finanziaria è abbastanza utilizzato, ma senza mai individuarlo come carattere essenziale del sistema dell’imperialismo... l’imperialismo è lo stadio in cui il capitale stacca-come scrive Lenin ne L’imperialismo - “il possesso del capitale dall’impiego del medesimo nella produzione”, stacca il “capitale liquido dal capitale industriale o produttivo... L’imperialismo, vale a dire l’egemonia del capitale finanziario, è quello stadio supremo del capitalismo, in cui tale separazione raggiunge dimensioni enormi”, e i profitti del capitale assumono in modo accentuato un carattere parassitario che opprime e contraddice lo sviluppo sociale".
Le "regole" che chiede Descalzi: aumento del prezzo del greggio e tagli alla produzione", sono momentanee soluzioni per i profitti del capitale, ma portano a pesanti conseguenze per le masse popolari sia dei paesi oppressi, produttori di petrolio che dei paesi imperialisti.

DESCALZI DIFENSORE "INTERESSATO" DEI PAESI DELL'AFRICA

Le conseguenze di questo lungo periodo di prezzi bassi, per Descalzi, sono drammatiche: soprattutto
in Africa per quei Paesi in via di sviluppo che basano la loro economia sul petrolio e sul gas. È un mercato non regolato, quello che descrive Descalzi, che ha provocato la perdita di 470mila posti di lavoro nell’industria energetica, trascinando milioni di persone nella povertà.
Quindi la povertà e i flussi migratori sono anche il risultato di questo meccanismo distorto?
Il momento è difficile, la speculazione è forte. Per esempio, se il prezzo del greggio sale a 52 dollari, e questo a prescindere dal livello delle scorte, allora tutti vendono subito perchè non si fidano di cosa succede. Se il prezzo torna a 46 dollari, lo ricomprano. In questo modo vi sono speculatori che stanno realizzando centinaia di milioni, forse miliardi di dollari...
L’Africa è in grande difficoltà anche per questo. La mancanza di diversificazione delle economie e l’assenza di una distribuzione della ricchezza, contribuiscono alla povertà ed ai flussi migratori. Questo sistema sofisticato deve essere regolato. In modo da evitare eccessi produttivi importanti se non vi sono ragioni geopolitiche che li giustifichino.
L’Africa, del resto, Descalzi la conosce bene...: «Un Paese in cui mancano cibo e benessere - ha spiegato l’ad - ma ci sono gas, petrolio e sole...»...

Il capitale, le sue leggi sono i veri responsabili di centinaia di licenziamenti e della povertà dei popoli dei pesi oppressi dall'imperialismo che è una delle cause principali delle migrazioni, ma, stravolgendo la realtà, Descalzi li addebita al "mercato", alla speculazione. Si potrebbe dire: quando serve alla lotta di concorrenza tra capitalisti e tra Stati imperialisti, i poveri "servono". E le "regole" nella guerra economica inevitabile tra imperialismi sono, come anche in questi giorni si sta dimostrando, solo le imposizioni del più forte sugli altri. 
L'Africa è sempre più effettivamente la "terra ambita" da tutti gli imperialisti, dall'Europa, alla Cina, ecc., che puntano a stravolgere la faccia di questo continente per farne fonte di superprofitti per i nuovi imperialismi, come di soluzione alla crisi per i vecchi imperialismi. Questo, che Descalzi presenta come risposta positiva anche alle "difficoltà dell'Africa"; è "positiva" solo perchè creerà una grandissima classe proletaria, che potrà trasformare i "sogni" in incubo per gli imperialisti.

Il settore del gas naturale rischia di assistere a un eccesso di offerta... gli Stati Uniti, grazie allo sviluppo delle infrastrutture per il gas naturale liquefatto (Lng), intendono divenire il secondo esportatore mondiale di Lng, puntando all’Europa e ai mercati asiatici...
Il presidente americano Donald Trump in Polonia ha offerto di vendere il gas naturale liquefatto americano. Tuttavia in questo settore raggiungere un accordo politico è difficile. Alla fine sono i prezzi che contano. Gli Stati Uniti hanno sicuramente molto gas da esportare. Temo tuttavia che incontreranno grandi difficoltà ad esportarlo in Europa a causa del divario, a loro svantaggio, tra i prezzi. In questo momento i loro carichi di Lng sono diretti in Sud America e in Medio Oriente.

Cosa c'è dietro gli scontri politici? Profitti; cosa c'è dietro i viaggi di Trump (più all'estero che a casa sua)? Profitti. 

L'ITALIA HUB PER L'EUROPA

La scoperta di nuovi giacimenti in Israele, Cipro e in Egitto, dove Eni sta lavorando nel campo di Zohr, potrebbe rendere il Mediterraneo orientale un grande hub per il gas naturale, ma anche per l’Lng, che vedrebbe coinvolta anche l’Italia.
Il gas ha funzionato da catalizzatore di un accordo geopolitico importante in quest’area...
L’Europa avrà sempre meno gas estratto nei suoi confini e dovrà importarne sempre di più. È dunque importante che crei un accesso molto diversificato. Sono convinto che l’Europa non possa fare a meno della Russia. È il paese con il gas meno caro e con le potenzialità maggiori. Sta fornendo oltre 170 miliardi di metri cubi l’anno, ma la capacità dei suoi gasdotti potrebbe arrivare a 250 miliardi di metri cubi. Oltretutto confina con l’Europa....
Dovremmo importare gas anche dal sud; dalla Libia, dall’Algeria, dal Mediterraneo orientale. Darà valore all’Italia, un Paese che importa il 92% del gas che consuma. L’Italia ha l’opportunità di diventare un hub per l’Europa, con una fortissima connessione con il Nord Africa e il Mediterraneo orientale...

Da qui, la politica dei governi italiani di fare delle nostre terre e dei nostri mari, con trivellazioni, distruzioni di territori, inquinamento, "la terra di passaggio", per difendere gli interessi e il ruolo dell'imperialismo italiano, come dichiara lo stesso Descalzi:
Domanda: Il sequestro del centro Oli di Viggiano e i ritardi sul progetto Tempa Rossa di Total: queste due esperienze vi destabilizzano o non mutano la vostra visione sull’attività estrattiva in Italia? Resterete in Basilicata? E, per quanto riguarda i processi di esplorazione nell’Adriatico, nello Ionio e nel Mar di Sicilia, c’è ancora la volontà di investire o ci sarà un rallentamento?...
Risposta: Non c’è nulla che ci destabilizza se i nostri errori... 

LA LIBIA L'ELDORADO...

...La Libia potrebbe essere definita un Eldorado del petrolio e del gas naturale. Possiede le prime riserve provate di greggio dell'Africa (49 miliardi di barili), buona parte del suo petrolio è di buona qualità (light)... e ha costi di produzione piuttosto bassi. Oltre ad avere parti molto estese di territorio, e del mare, promettenti ma ancora da esplorare...
….Siete impegnati anche a cercare di contribuire a stabilizzare il paese?
La Libia è il nostro primo paese in termini di produzione... abbiamo continuato – e stiamo continuando – a investire capitale a rischio in Libia, nell'offshore ma anche nel deserto per dare alle popolazioni l'energia che necessitano per far stare in piedi il Paese...
Eni non ha mai lasciato la Libia da sola. Avremmo potuto esportare oltre 10 miliardi di metri cubi in Italia. Invece abbiamo deciso di esportarne quattro e destinare il resto al mercato libico.
Ma così non si rischia di ridurre i profitti...?
Certo è una decisione che riduce i profitti nel breve termine, ma al contempo ha aumentato i valori e la sostenibilità della nostra strategia concentrandosi nella parte sociale e ambientale al fine di dare valore sul lungo termine...

Ecco tutto l'interesse e l'impegno dello Stato, del governo in Libia. Descalzi dice che la politica dell'Eni in Libia è "per dare alle popolazioni l'energia", ma subito dopo precisa che questa politica non è affatto a"fin di bene" per il popolo libico, ma a "fin di bene" per le tasche del capitale, che ridurrebbe solo momentaneamente i suoi profitti per farne di molto più alti in futuro. 

"IL MONDO E' GRANDE"...

La Total ha appena firmato un accordo per lo sfruttamento di un grande giacimento di gas in Iran...
Sono contento che la Total sia in Iran e onestamente spero che altre compagnie ci vadano. Il mondo è grandissimo, magari in futuro intraprenderemo nuovo progetti anche noi...
Siamo presenti già in moltissimi paesi. Siamo attivi in Africa, in Libia, in Egitto, in Nigeria, Angola, Congo, Ghana, Kenya e Mozambico, dove abbiamo scoperto il più grande giacimento di gas naturale degli ultimi 10 anni. Senza tralasciare il giacimento individuato in Messico, che per importanza e produzione forse si avvicina a quello egiziano di Zohr.

E' evidente, anche dai fatti di questi giorni, che l'immagine di una spartizione "pacifica" del mondo proposta da Descalzi, non è nella realtà e nelle dure leggi della spietata concorrenza imperialista: dietro lo scontro Francia/Italia vi è la difesa dei propri capitali, tra cui la Total...

CHIMICA VERDE UN FRONTE DA "AGGREDIRE"

Descalzi: «L’obiettivo Eni è diventare leader della chimica verde»: ...vogliamo puntare alla chimica verde per diventare il primo gruppo in questo settore. L’obiettivo è mantenerne comunque il controllo perché credo che la chimica italiana, gestita in modo imprenditoriale, anche con delle aggregazioni, ha delle potenzialità assolute che nascono dall’innovazione, dalla ricerca scientifica e dai prodotti innovativi....

Crede ancora in questo paese, dunque?
Assolutamente sì e, dopo tre anni, la visione che ho del contesto industriale italiano è che ci sono delle grandissime potenzialità. Credo onestamente moltissimo nell’Italia, lo dicono le scelte che stiamo facendo e penso, per esempio, che l’aggregazione di un polo forte della chimica verde abbia spazi incredibili non solo in Italia, su tutti i prodotti italiani, ma anche all’estero. Ci sono praterie verdi su questo versante perché nessuno ha fatto niente e quindi è un fronte che dobbiamo aggredire, ma dobbiamo avere certezze regolatorie e legislative. E siamo noi che dobbiamo spiegare: questo non significa fare lobbying, ma far capire appunto come possiamo fare le cose al meglio. Perciò, credo moltissimo in un agglomerato nella chimica verde.
...è fondamentale fermare il cambiamento climatico globale e dunque le emissioni in atmosfera; è necessario ridurre l’uso dell’inquinante carbone e puntare sulle energie rinnovabili;
«Io credo a un mondo meno inquinato... (MA) «prima che al cambiamento climatico dobbiamo pensare al cambiamento dei valori e dei rapporti sociali, oggi troppo aggressivi e tesi».


Queste ultime parole di "classe" le dedichiamo agli ambientalisti, propugnatori della chiusura delle fabbriche inquinanti per una produzione alternativa, verde, ma sempre nelle mani e nelle stesse "regole" del capitale, per cui i "buoni propositi ecologisti" vengono rapidamente meno quando si devono tagliare i costi "inutili", in primis quelli per la salute e la sicurezza. 
Per questo, come dice lo stesso Descalzi: prima che al cambiamento climatico dobbiamo pensare al cambiamento dei rapporti sociali troppo aggressivi... A voi la libera interpretazione...

MC 

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