"Carminati è imputato con Giulio Andreotti e il suo fedelissimo Claudio Vitalone, ex magistrato ed ex ministro; alla sbarra ci sono anche tre boss di cosa nostra, uno dei quali è il cassiere della mafia, Pippo Calò e un altro Gaetano Badalamenti, il padrino di Cinisi, lo stesso che aveva fatto ammazzare Peppino Impastato"
Perché per quarant’anni è rimasto
impunito
Massimo Carminati è stato coinvolto per quarant’anni nelle più misteriose vicende di stragi, omicidi, eversione nera servizi deviati e massoneria. Ma ne è uscito quasi sempre illeso.
- L’impunità comincia nell’aprile
del 1980, quando il suo amico Franco Giuseppucci avrebbe ordinato ai
neofascisti di togliere di mezzo “un infame”, un tabaccaio del quartiere
Prenestino a Roma. Il pentito Claudio
Sicilia racconta ai magistrati che l’autore del delitto è Carminati. Accusa ribadita
anche da un altro ex della banda, Antonio Mancini. Una volta iniziato il
processo, si scopre che un’impronta digitale su un vetro che avrebbe potuto
inchiodare l’imputato è alterata e non utilizzabile. Il pentito Sicilia dice di aver saputo che a distruggere la prova è
stato lo stesso terrorista dei Nar che era riuscito ad arrivare fino agli
uffici della Criminalpol. Ma non
ci sono riscontri e in assenza di prova Carminati è assolto.
ci sono riscontri e in assenza di prova Carminati è assolto.
- C’è poi la vicenda del
depistaggio dell’inchiesta sulla strage
alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, quando sul terno Taranto-Milano
fermo a bologna, viene trovata una valigia piena di armi ed esplosivo. Servizi deviati e P2 creano questo
diversivo per accreditare una pista terroristica internazionale e tirare fuori
dai guai lo psichiatra Aldo Semerari, indagato e arrestato nella retata dei
neofascisti accusati della strage. Semerari è l’ideologo della fusione tra
eversione nera e banda della Magliana. Uno dei mitra trovati sul treno,
secondo l’ex della banda Maurizio Abbatino, era custodito nell’armeria scoperta
al ministero della Sanità all’Eur usata da Carminati. Carminati viene
condannato a nove anni di reclusione in primo grado nel 2000, ma l’anno dopo
esce indenne dal processo d’appello, nonostante la testimonianza di Abbatino. E
la procura generale rinuncia a impugnare la sentenza. Più tardi, nel processo
alla banda della Magliana, per una serie di imputati tra cui il “cecato” nei
primi due gradi di giudizio viene riconosciuta l’aggravante mafiosa. In Cassazione,
però, l’impianto la mafia sparisce. Scrivono i giudici: “Non c’è stato a Roma
quel clima tipico di assoggettamento e di omertà e di paura diffusa derivante
dalla forza intimidatrice che si riscontra nelle società in cui domina la
mafia.” La condanna per Carminati fissata in appello a 10 anni viene ridotta
così a sei anni e sei mesi. Dopo qualche tempo gli viene concessa la libertà
vigilata.
- Un’altra storia oscura è quella
dell’omicidio di Mino Pecorelli,
giornalista, direttore del settimanale Op. Secondo Antonio Mancini, il pentito
della Magliana, “fu Carminati a sparare assieme a Michelangelo La Barbera. Il delitto
serviva alla banda per favorire la crescita del gruppo, favorendo entrature
negli ambienti giudiziari, finanziari, ossia negli ambienti che detenevano il
potere”. Carminati è imputato con Giulio
Andreotti e il suo fedelissimo Claudio Vitalone, ex magistrato ed ex ministro;
alla sbarra ci sono anche tre boss di cosa nostra, uno dei quali è il cassiere
della mafia, Pippo Calò e un altro Gaetano Badalamenti, il padrino di Cinisi,
lo stesso che aveva fatto ammazzare Peppino Impastato. I pm di Perugia
chiedono l’ergastolo per Carminati. Le indagini provano che il giornalista era
stato ucciso con l’uso di speciali pallottole francesi, rare sul mercato
italiano e dello stesso lotto di quelle sequestrate nell’arsenale scoperto al
ministero della Sanità. Carminati sembra incastrato dalle dichiarazioni di Tommaso
Buscetta e da tre pentiti della Magliana e invece viene assolto.
- Due mesi prima della sentenza
Pecorelli, nell’estate 1999, a Roma era successo un fatto clamoroso: “Il colpo del secolo”, scrivono i giornali. Il furto al caveau della Banca di Roma di
piazzale Clodio, dentro il tribunale. Da alcune cassette del caveau vengono
presi documenti riservati. Carminati ha in mano una lista precisa di cassette
da aprire. E riesce a svaligiare in tutta
clama il caveau della banca più sorvegliata d’Italia, senza sparare, senza
forzare neppure un lucchetto. E prende ciò che cerca. Quando Carminati nel
2010 viene condanno definitivamente. Come già gli è successo altre due volte,
si salva aggrappandosi al Parlamento. Alla condanna per furto e corruzione per
il colpo al caveau, viene applicato l’indulto. Nel 2011 il “cecato” passa all’affidamento
in prova che comporta l’estinzione della pena nell’anno successivo su queste
vicende processuali, il magistrato Otello Lupacchini, intervistato nel docufilm
“L’uomo nero” sul La7, dice: “Per Carminati si potrebbe dire che
processualmente ha avuto la grande sfortuna di essere stato tirato in mezzo in
vicende da cui poi in qualche modo è uscito, ed è stato coinvolto a torto. Oppure,
al contrario, ha avuto una grande fortuna di riuscire a trovare la chiave per
poterne uscire”.
L’Espresso 23/7/2017
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Mafia Capitale, Orlando revoca il 41bis a Carminati
Caduta accusa associazione mafia, Buzzi chiederà domiciliari
Redazione ANSA
24 luglio 201721:05NEWS
Prendendo atto della sentenza che non ha riconosciuto
l'associazione mafiosa il ministro ha revocato l'articolo 41bis a Massimo
Carminati, su conforme parere della Direzione Nazionale Antimafia e della
Direzione distrettuale antimafia di Roma.
Sarà presentato nel giro di qualche giorno il ricorso al
Tribunale del Riesame per la richiesta di arresti domiciliari per Salvatore
Buzzi, il ras delle cooperative romane condannato, in primo grado, a 19 anni di
reclusione a conclusione del processo sulla cosiddetta Mafia Capitale. La
richiesta si incentrerà sul fatto che la corte non ha riconosciuto l'accusa di
associazione mafiosa. L'avvocato Alessandro Diddi, dopo il rigetto della
richiesta fatta ai giudici della decima sezione del tribunale di Roma, sta
ultimando il ricorso. Questo, incentrato sulla caduta dell'accusa di
associazione mafiosa, sarà esaminato dalla sezione feriale del collegio
competente sulla legittimità delle misure restrittive.
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