Dire ipocrisia è davvero poco!
Dire arroganza lo è altrettanto! La ministra Fedeli, “nuova” paladina della “buona scuola”, quella dell’alternanza scuola-lavoro dove i porci padroni che sfruttano
gratis gli studenti per i loro profitti, se si tratta di studentesse si
arrogano anche la pretesa di molestarle e violentarle! o quella dei Dirigenti Scolastici sceriffi e
maschilisti che, in caso di assunzione diretta di docenti “femmine”, le hanno
sottoposte ad osceni colloqui provando a non assumerle perché in stato di
gravidanza, come successo l’anno
scorso, si permette ora di parlare di “violenza
sulle donne” e di come oggi si deve combattere, “sin dai banchi di scuola", come afferma in un comunicato
recente in bella mostra sul sito del Miur.
“Una violenza di genere” che la ministra è costretta a definire,
alla luce di quanto accade ogni giorno e su cui la borghesia non può fare finta
di non vedere “quattro donne
assassinate nelle ultimissime ore… non è un fenomeno
di natura episodica, né emergenziale. È un problema strutturale. Dobbiamo esserne
tutte e tutti consapevoli”. STRUTTURALE, appunto! Cioè insita
nell’attuale società in cui viviamo? parte
integrante di essa, che scaturisce da essa? che emana ogni giorno da questa società capitalista e imperialista, che è violenta sin dalle sue radici, violenta nel suo dna più profondo… ? Se è così allora parliamo della violenza fino agli odiosi femminicidi inevitabile in questa società, finchè non sarà spazzata via definitivamente, perché per la sua stessa esistenza è una società fondata sulla violenza dello sfruttamento e oppressione di classe che per la maggioranza delle donne si intreccia con l’oppressione di genere…
integrante di essa, che scaturisce da essa? che emana ogni giorno da questa società capitalista e imperialista, che è violenta sin dalle sue radici, violenta nel suo dna più profondo… ? Se è così allora parliamo della violenza fino agli odiosi femminicidi inevitabile in questa società, finchè non sarà spazzata via definitivamente, perché per la sua stessa esistenza è una società fondata sulla violenza dello sfruttamento e oppressione di classe che per la maggioranza delle donne si intreccia con l’oppressione di genere…
Ma la ministra Fedeli tutto questo non lo dice perché non lo puo’ dire, essendo degna rappresentante “ consapevole”
della classe borghese al potere, che
ogni giorno ideologicamente, politicamente, praticamente opprime doppiamente la
maggioranza delle donne e cioè le lavoratrici, le precarie, le disoccupate, le
madri, le casalinghe, le giovani, le studentesse, le immigrate, con leggi come la buona scuola che ha danneggiato la condizione di lavoro e di vita
di migliaia appunto di lavoratrici, costrette a rinunciare al lavoro dopo anni
di precarietà perché impossibilitate a trasferirsi lontano dalla loro città,
rimaste fuori dalle supplenze per via di logiche sempre più mirate ai tagli ai
posti di lavoro per non parlare dei vergonosi casi citati sopra…, leggi come il Jobs
Act, che ha attaccato pesantemente le lavoratrici aumentandone precarietà,
sancendo per i padroni la libertà di licenziarle più facilmente, riducendo le
tutele per le lavoratrici madri, con le campagne
ideologiche come quelle in stile fascista che considerano le donne solo
mere macchine riproduttrici per gli interessi
dello Stato e della “patria” borghese, campagne che attaccano il diritto di aborto e di libera scelta delle
donne sulla loro vita, che propagandano la conciliazione lavoro/famiglia per
cui in particolare le donne devono fare da paravento e da paracadute nel lavoro
di cura ad uno Stato sempre più assente in termini di servizi sociali e
sanitari pubblici tagliati e insufficienti, con le campagne e conseguenti
politiche sempre più razziste contro i migranti che per le donne immigrate
diventano fonte ancora più odiosa di oppressione, con la comunicazione
mediatica sessista e maschilista che si diffonde sempre più a larghe mani…Tutto
questo pone ogni giorno le donne in una condizione di oggettiva subalternità e semina dall’alto un humus reazionario e
maschilista che raccolto a livello di massa si traduce sempre più spesso nella
legittimazione dell’ odiosa violenza fino ai femminicidi contro le donne che
non si devono permettere di uscire fuori da certi schemi che il sistema sociale
impone “madri, mogli, sante o puttane..”
e non devono ribellarsi.
la Fedeli bloccata al comune di Palermo dalla precarie
Coop Sociali servizi nelle scuole licenziate
Sono queste le misure e le “politiche di contrasto e prevenzione della violenza che vadano di pari passo
con misure per il raggiungimento della piena eguaglianza tra i sessi e per
l’empowerment di donne e bambine. Politiche educative e sociali..” di cui si riempie la bocca la Fedeli?
“La parità tra bambine e bambini,
ragazze e ragazzi, donne e uomini non è solo un diritto umano fondamentale, è
la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. In
questa battaglia il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
intende giocare un ruolo centrale: il sistema educativo deve essere sempre di
più un luogo attivo di prevenzione, emersione e contrasto delle violenze”.
La vera parità tra le donne e gli uomini in questa società capitalista, storicamente
determinata, non può esistere ne’ se ne puo’ parlare in termini generici perché
essa è una società divisa in classi e fondata sull’oppressione di una classe
dominante, la borghesia, sull’altra oppressa, il proletariato.
Se l’oppressione di genere assume aspetti trasversali
che investe le donne di classi diverse (anche le donne borghesi o piccolo
borghesi subiscono discriminazioni di genere e violenza in questa società
impregnata di sessismo e maschilismo, manifestazioni dell’ideologia borghese
dominante), le donne non sono però tutte
uguali né i loro interessi sono uguali, e questo investe anche ciò che riguarda
la questione di come combattere la violenza di genere per arrivare alla
conquista della vera “parità tra.. donne
e uomini, non solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria
per un mondo prospero, sostenibile e in pace” di cui straparla la borghese Fedeli
che, alla difesa di un sistema sociale che deve essere fatto passare come l’unico
possibile e immutabile, pone come via da intraprendere e come “soluzione” del
problema della violenza di genere quella dello “sviluppo di una cultura delle pari opportunità e del rispetto
dell’altro, e educazione alla cittadinanza, che include la parità di genere” e
la scuola in questo deve fare la sua parte sin da quando i bambini iniziano a
frequentare dalla tenera età.
Appositi programmi scolastici volti alla convivenza
civile, all’educazione di genere, alla riappropriazione dei passaggi storici che
hanno visto in campo le lotte delle donne per la conquista di diritti negati al
fine della parità tra i generi, l’eliminazione di contenuti sessisti dai testi
scolastici… sono misure che dovrebbero comunque essere scontate a prescindere per personaggi come la Fedeli che parlano
peraltro sempre di una società “civile”, ma pensare che solo con questo si possa risolvere la violenza sulla donne è illudere e ingannare le masse così come lo è quello di considerare la scuola
come un mondo a parte separato dalla vera realtà della società (esemplare il
caso di una bambina Rom in una scuola di Palermo che non capiva il perchè,
mentre in classe si parlava di integrazione e non violenza, della violenza
della polizia contro la madre portata via a forza con altre donne a Roma in un
Cie per essere espulsa, mentre nel campo tutti i bambini erano terrorizzati dai
mitra spianati dai poliziotti); come abbiamo scritto più volte, significa cercare
di ripulire solo la superficie di un terreno che resta marcio in profondità, la
stessa scuola della Fedeli che vorrebbe mettere in atto “questa cultura verso la parità di genere” è in realtà una scuola al
servizio dei padroni, come parte di quella “sovrastruttura” (l’insieme dei rapporti
ideologici, filosofici, politici, giuridici, artistici…) che si eleva appunto dalla
struttura economica della società
capitalista perché essa si perpetui… e ritorniamo al caso dell’alternanza
scuola-lavoro fortissimamente voluta dai padroni dove le studentesse non solo vengono
sfruttate come richiede “il mercato” ma sono pure stuprate.
La questione della violenza sulle donne non è un problema di sola cultura,
ma è innanzitutto un problema sociale in cui si incorpora il problema culturale…
per la maggioranza delle donne oppresse, pertanto, combattere “la violenza di genere strutturale” per arrivare ad una vera
parità sociale tra uomini e donne significa innanzitutto combattere contro la struttura sociale che
alimenta la cultura di questa violenza, cioè organizzarsi nella lotta
rivoluzionaria in ogni ambito per rovesciare questa società capitalista.
Mfpr Palermo
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