giovedì 27 luglio 2017

pc 27 luglio - In merito alla "violenza di genere strutturale" di cui parla la ministra Fedeli/Miur

Dire ipocrisia è davvero poco! Dire arroganza lo è altrettanto! La ministra Fedeli, “nuova” paladina della “buona scuola”, quella dell’alternanza scuola-lavoro dove i porci padroni che sfruttano gratis gli studenti per i loro profitti, se si tratta di studentesse si arrogano anche la pretesa di molestarle e violentarle! o quella dei Dirigenti Scolastici sceriffi e maschilisti che, in caso di assunzione diretta di docenti “femmine”, le hanno sottoposte ad osceni colloqui provando a non assumerle perché in stato di gravidanza,  come successo l’anno scorso, si permette ora di parlare di “violenza sulle donne” e di come oggi si deve combattere, “sin dai banchi di scuola", come afferma in un comunicato recente in bella mostra sul sito del Miur.

Una violenza di genere” che la ministra è costretta a definire, alla luce di quanto accade ogni giorno e su cui la borghesia non può fare finta di non vedere  “quattro donne assassinate nelle ultimissime orenon è un fenomeno di natura episodica, né emergenziale. È un problema strutturale. Dobbiamo esserne tutte e tutti consapevoli”. STRUTTURALE, appunto! Cioè insita nell’attuale società in cui viviamo? parte
integrante di essa, che scaturisce da essa? che emana ogni giorno da questa  società capitalista e imperialista, che è violenta sin dalle sue radici, violenta nel suo dna più profondo… ? Se è così allora parliamo della violenza fino agli odiosi femminicidi inevitabile in questa società, finchè non sarà spazzata via definitivamente,   perché per la sua stessa esistenza è una società fondata sulla violenza dello  sfruttamento e oppressione di classe che per la maggioranza delle donne si intreccia con l’oppressione di genere…

Ma la ministra Fedeli tutto questo non lo dice perché non lo puo’ dire, essendo degna rappresentante “ consapevole” della classe borghese al potere,  che ogni giorno ideologicamente, politicamente, praticamente opprime doppiamente la maggioranza delle donne e cioè le lavoratrici, le precarie, le disoccupate, le madri, le casalinghe, le giovani, le studentesse, le immigrate, con leggi come la buona scuola che ha danneggiato la condizione di lavoro e di vita di migliaia appunto di lavoratrici, costrette a rinunciare al lavoro dopo anni di precarietà perché impossibilitate a trasferirsi lontano dalla loro città, rimaste fuori dalle supplenze per via di logiche sempre più mirate ai tagli ai posti di lavoro per non parlare dei vergonosi casi citati sopra…, leggi come il Jobs Act, che ha attaccato pesantemente le lavoratrici aumentandone precarietà, sancendo per i padroni la libertà di licenziarle più facilmente, riducendo le tutele per le lavoratrici madri, con le campagne ideologiche come quelle in stile fascista che considerano le donne solo mere macchine riproduttrici per gli interessi  dello Stato e della “patria” borghese,  campagne che attaccano  il diritto di aborto e di libera scelta delle donne sulla loro vita, che propagandano la conciliazione lavoro/famiglia per cui in particolare le donne devono fare da paravento e da paracadute nel lavoro di cura ad uno Stato sempre più assente in termini di servizi sociali e sanitari pubblici tagliati e insufficienti, con le campagne e conseguenti politiche sempre più razziste contro i migranti che per le donne immigrate diventano fonte ancora più odiosa di oppressione, con la comunicazione mediatica sessista e maschilista che si diffonde sempre più a larghe mani…Tutto questo pone ogni giorno le donne in una condizione di oggettiva subalternità  e semina dall’alto un humus reazionario e maschilista che raccolto a livello di massa si traduce sempre più spesso nella legittimazione dell’ odiosa violenza fino ai femminicidi contro le donne che non si devono permettere di uscire fuori da certi schemi che il sistema sociale impone “madri, mogli, sante o puttane..” e non devono ribellarsi.


 la Fedeli bloccata al comune di Palermo dalla precarie
 Coop Sociali servizi nelle scuole licenziate

Sono queste le misure e le politiche di contrasto e prevenzione della violenza che vadano di pari passo con misure per il raggiungimento della piena eguaglianza tra i sessi e per l’empowerment di donne e bambine. Politiche educative e sociali..” di cui si riempie la bocca la Fedeli?

La parità tra bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini non è solo un diritto umano fondamentale, è la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. In questa battaglia il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca intende giocare un ruolo centrale: il sistema educativo deve essere sempre di più un luogo attivo di prevenzione, emersione e contrasto delle violenze”.
La vera parità tra le donne e gli uomini in questa società capitalista, storicamente determinata, non può esistere ne’ se ne puo’ parlare in termini generici perché essa è una società divisa in classi e fondata sull’oppressione di una classe dominante, la borghesia, sull’altra oppressa, il proletariato.
Se l’oppressione di genere assume aspetti trasversali che investe le donne di classi diverse (anche le donne borghesi o piccolo borghesi subiscono discriminazioni di genere e violenza in questa società impregnata di sessismo e maschilismo, manifestazioni dell’ideologia borghese dominante), le donne non sono però tutte uguali né i loro interessi sono uguali, e questo investe anche ciò che riguarda la questione di come combattere la violenza di genere per arrivare alla conquista della vera “parità tra.. donne e uomini, non solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace” di cui straparla la borghese Fedeli che, alla difesa di un sistema sociale che deve essere fatto passare come l’unico possibile e immutabile, pone come via da intraprendere e come “soluzione” del problema della violenza di genere quella dello “sviluppo di una cultura delle pari opportunità e del rispetto dell’altro, e educazione alla cittadinanza, che include la parità di genere” e la scuola in questo deve fare la sua parte sin da quando i bambini iniziano a frequentare dalla tenera età.  

Appositi programmi scolastici volti alla convivenza civile, all’educazione di genere, alla riappropriazione dei passaggi storici che hanno visto in campo le lotte delle donne per la conquista di diritti negati al fine della parità tra i generi, l’eliminazione di contenuti sessisti dai testi scolastici… sono misure che dovrebbero comunque essere scontate a prescindere  per personaggi come la Fedeli che parlano peraltro sempre di una società “civile”,  ma pensare che solo con questo si possa risolvere la  violenza sulla donne è illudere e ingannare le masse  così come lo è quello di considerare la scuola come un mondo a parte separato dalla vera realtà della società (esemplare il caso di una bambina Rom in una scuola di Palermo che non capiva il perchè, mentre in classe si parlava di integrazione e non violenza, della violenza della polizia contro la madre portata via a forza con altre donne a Roma in un Cie per essere espulsa, mentre nel campo tutti i bambini erano terrorizzati dai mitra spianati dai poliziotti); come abbiamo scritto più volte, significa cercare di ripulire solo la superficie di un terreno che resta marcio in profondità, la stessa scuola della Fedeli che vorrebbe mettere in atto “questa cultura verso la parità di genere” è in realtà una scuola al servizio dei padroni, come parte di quella “sovrastruttura” (l’insieme dei rapporti ideologici, filosofici, politici, giuridici, artistici…) che si eleva appunto dalla  struttura economica della società capitalista perché essa si perpetui… e ritorniamo al caso dell’alternanza scuola-lavoro fortissimamente voluta dai padroni dove le studentesse non solo vengono sfruttate come richiede “il mercato” ma sono pure stuprate.

La questione della violenza sulle donne non è un problema di sola cultura, ma è innanzitutto un problema sociale in cui si incorpora il problema culturale… per la maggioranza delle donne oppresse, pertanto, combattere “la violenza di genere strutturale” per arrivare ad una vera parità sociale tra uomini e donne significa innanzitutto combattere contro la struttura sociale che alimenta la cultura di questa violenza, cioè organizzarsi nella lotta rivoluzionaria in ogni ambito per rovesciare questa società capitalista.

Mfpr Palermo 

Nessun commento:

Posta un commento