venerdì 3 febbraio 2017

pc 3 febbraio - LA "SVOLTA" DELL'ACCORDO TRA IL GOVERNO ITALIANO E IL GOVERNO LIBICO... UN NUOVO ATTACCO PESANTE FASCISTA E RAZZISTA CONTRO I MIGRANTI CON IL PLAUSO DELLA UE

LA "SVOLTA" DI QUESTO INFAME ACCORDO TRA IL GOVERNO ITALIANO E IL GOVERNO LIBICO, A FIRMA GENTILONI-FAYEZ, E' SOLO UN ALTRO PESANTE ATTACCO CONTRO I MIGRANTI CUI SARA' IMPEDITO DI FUGGIRE DA GUERRE E MISERIA E CHE ANCOR DI PIU' DIVENTERANNO CARNE DA MACELLO BLOCCATI NELLE CARCERI LAGER LIBICHE.


UN ACCORDO FASCISTA E RAZZISTA CHE DIETRO LA SCUSA DEL "CONTRASTO AL TRAFFICO DI ESSERI UMANI..." IMPONE MISURE DI SEMPRE PIU' REPRESSIONE E OPPRESSIONE CONTRO I MIGRANTI, VEDI "IL RAFFORZAMENTO DELLE FORZE DI POLIZIA" SU CUI  IL GOVERNO ITALIANO SI VANTA CHE FARA' LA SUA PIENA PARTE,  SENZA NASCONDERE PIU' DI TANTO TUTTO IL PROPRIO INTERESSE ECONOMICO IMPERIALISTA IN QUELLA ZONA.

L'UE RESPONSABILE DI MIGLIAIA DI  MORTI DI MIGRANTI, VEDI L'ACCORDO CON IL FASCIO DITTATORE ERDOGAN/TURCHIA PER BLOCCARE I FLUSSI DEI MIGRANTI, NATURALMENTE APPLAUDE. 
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«Una giornata di svolta che autorizza speranza per il futuro della Libia». È questa la definizione utilizzata dal premier Paolo Gentiloni dopo la firma con il collega libico Fayez
al Serraj di un memorandum sul contrasto al traffico di esseri umani e all’immigrazione illegale e al rafforzamento delle frontiere, oggi a Roma, con il pieno plauso dell’Ue, che punta adesso a chiudere la rotta libica per ridurre drasticamente i flussi dal Nordafrica. 

Il leader del governo di unità nazionale libico è atterrato a sorpresa nel pomeriggio a Roma, dopo una due giorni a Bruxelles per chiedere il sostegno e «più soldi» alle istituzioni europee. Nella Capitale è stato fatto un passo concreto in questa direzione. Il memorandum, siglato con il collega Gentiloni a Palazzo Chigi, prevede una cooperazione più organica tra i due Paesi, soprattutto per rafforzare quella frontiera da cui ogni giorno partono tantissimi disperati. E l’impegno italiano per «rafforzare le istituzioni libiche», a partire dalla «polizia di frontiera», perché bisogna fermare «una piaga che colpisce la Libia, l’Italia, l’Europa e chi ne è vittima», ha spiegato il premier italiano. 

Tale intesa rappresenta un ulteriore tassello dello storico coinvolgimento in Libia dell’Italia, unico Paese occidentale ad aver riaperto finora la propria sede diplomatica a Tripoli, ha ricordato Gentiloni, sottolineando tuttavia che si tratta soltanto di «un pezzo del progetto che dobbiamo sviluppare». Adesso «serve un impegno economico dell’Unione Europea», ha avvertito il premier, che domani volerà a Malta per il vertice europeo informale dedicato proprio alla crisi migratoria. Per fare «l’ambasciatore di questo memorandum» e promuovere «ulteriori passi in avanti». 

Serraj, dal canto suo, ha riconosciuto il carattere «strategico» delle relazioni bilaterali, aggiungendo che sono in corso anche «trattative per accordi economici che rappresenteranno una soluzione quotidiana ai problemi dei nostri cittadini». Il punto fermo, però, è che la Libia «non farà intese che intacchino la propria sovranità», ha puntualizzato Serraj, chiudendo tra le altre cose all’ipotesi - emersa negli ultimi giorni - che l’operazione navale Ue possa entrare in acque libiche. Tripoli punta invece ad un «comando unico congiunto per ammodernare la flotta libica». 

L’accordo Roma-Tripoli ha ricevuto il plauso dell’Ue. Adesso l’obiettivo di «fermare i flussi di migranti irregolari è a portata di mano», ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, aggiungendo di aver concordato con Francois Hollande e Angela Merkel «di sostenere l’Italia in questa nuova cooperazione». 

Quasi un anno fa l’Ue si accordava con la Turchia per chiudere la rotta balcanica, e tale intesa ha abbattuto i flussi migratori del 98%. «Ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia» e «posso assicurare che possiamo riuscirci», ha affermato Tusk dopo aver «parlato a lungo ieri con Gentiloni» ed aver incontrato al Serraj oggi a Bruxelles, prima della tappa romana. 

Adesso i riflettori si spostano su La Valletta, dove i 28 dovranno trovare l’accordo politico sul da farsi, sapendo che le nuove regole per l’asilo europeo e le ricollocazioni dei rifugiati potranno sbloccarsi solo dopo che si sarà ripreso il controllo della frontiera esterna, pur mantenendo il difficile equilibrio con il principio del rispetto dello stato di diritto. I passi operativi della Ue saranno poi discussi nel Consiglio Esteri di lunedì.

ANSA

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