Cresce la fronda anti-preside
Dopo il caso dell’alunno fatto uscire da solo perché
aveva il pranzo portato da casa e altre contestazioni, arriva la proposta di
una petizione contro la dirigente
di Sara Bettoni
Una raccolta firme pronta per il lancio. Cresce la
protesta dei genitori contrari a Luisa Martiniello, preside dell’istituto
Calasanzio a San Siro. Dopo il caso dell’alunno fatto uscire da
solo dall’edificio scolastico per consumare il pasto portato da casa e altre contestazioni, arriva la
proposta di una petizione contro la dirigente. Destinatario: il provveditorato.
Intanto si alzano nuove voci, stavolta dalle famiglie della scuola primaria
Monte Baldo, una delle cinque che compongono il multiplesso guidato da
Martiniello. «Anche alle
elementari ci sono state irregolarità — racconta una madre che chiede l’anonimato —. Sono arrivati da poco i registri in classe, per mesi i nostri figli hanno fatto lezione senza. E a febbraio dell’anno scorso i colloqui con i docenti si sono tenuti senza pagelle». I genitori sottolineano anche la mancanza di disponibilità a incontri e chiarimenti della dirigente e parlano di ostruzionismo agli organi collegiali. «Non firma i verbali dei consigli di istituto e quando lo fa non li rende pubblici». In provveditorato è già arrivata anche la segnalazione, spedita da un avvocato, di una madre che afferma di essere stata spinta bruscamente fuori da scuola dalla preside, a giugno 2016. Il malcontento starebbe creando problemi anche alle iscrizioni per il prossimo anno. Molte famiglie dei bambini di quinta elementare starebbero valutando di iscrivere i figli in un altro istituto. A sostegno di Luisa Martiniello arriva il contributo di un consigliere di istituto che ha diffuso un comunicato rivolto alle scuole Paravia, Monte Baldo, Don Gnocchi e Negri. «Chiedo ai genitori di esprimere massima solidarietà alla preside con messaggi sui diari dei bimbi e mail». Milano Ristorazione invece, a proposito dell’alunno lasciato fuori da scuola con la «schiscetta», ribadisce la propria estraneità al fatto.
elementari ci sono state irregolarità — racconta una madre che chiede l’anonimato —. Sono arrivati da poco i registri in classe, per mesi i nostri figli hanno fatto lezione senza. E a febbraio dell’anno scorso i colloqui con i docenti si sono tenuti senza pagelle». I genitori sottolineano anche la mancanza di disponibilità a incontri e chiarimenti della dirigente e parlano di ostruzionismo agli organi collegiali. «Non firma i verbali dei consigli di istituto e quando lo fa non li rende pubblici». In provveditorato è già arrivata anche la segnalazione, spedita da un avvocato, di una madre che afferma di essere stata spinta bruscamente fuori da scuola dalla preside, a giugno 2016. Il malcontento starebbe creando problemi anche alle iscrizioni per il prossimo anno. Molte famiglie dei bambini di quinta elementare starebbero valutando di iscrivere i figli in un altro istituto. A sostegno di Luisa Martiniello arriva il contributo di un consigliere di istituto che ha diffuso un comunicato rivolto alle scuole Paravia, Monte Baldo, Don Gnocchi e Negri. «Chiedo ai genitori di esprimere massima solidarietà alla preside con messaggi sui diari dei bimbi e mail». Milano Ristorazione invece, a proposito dell’alunno lasciato fuori da scuola con la «schiscetta», ribadisce la propria estraneità al fatto.
31 gennaio
2017 | 09:28
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A scuola con
mestoli e cacciaviti I giovani che imparano un mestiere
Crescono i contratti fatti ai
ragazzi che scelgono la strada dell’apprendistato formativo. Il sottosegretario
Bobba: «Un percorso che rimotiva gli studenti e incentiva le aziende» di Elisabetta Soglio
Imparano un mestiere che li appassiona, riescono a
ottenere in tempi sorprendenti un contratto che molti laureati sospirano per
anni, avviano carriere. E, soprattutto, sono contenti di se stessi.
Centoquarantamila giovani in Italia frequentano i corsi di Formazione
professionale e il trend 2016 di chi riesce poi a inserirsi nel mondo del
lavoro fa segnare un aumento del 30 per cento. Sono elettricisti, falegnami,
cuoche, camerieri, estetiste, grafici, segretarie. Le loro storie di origine raccontano
percorsi scolastici difficili o, più semplicemente, poca attitudine allo
studio: «Preferivo andare a lavorare», sintetizzano schietti Lorenzo, Riccardo,
Francesco.
E così hanno scelto scuole dove per alcune materie invece di penne e
matite usi mestoli o chiavi inglesi e dove sono obbligatori gli stage che poi
si possono tramutare in apprendistato vero e proprio. «Lavorare mi ha
insegnato tante cose. Prima pensavo soltanto a giocare e non mi prendevo
responsabilità», ammette Francesco Riso che a Roma dopo il diploma di
elettricista ha cominciato l’apprendistato in una ditta in cui fa manutenzione
ordinaria e straordinaria a macchinari. Lorenzo Monti vive a Montesolaro e
nella sua Brianza ha trovato quello che cercava: la sorella maggiore è tutto il
giorno china sui libri, ma quella vita non fa per lui. Sceglie invece i corsi
dell’Enaip di Cantù, il secondo anno ottiene uno stage in un noto mobilificio
della zona ed è la svolta. Trentadue ore di lavoro alla settimana girando in
tutti i reparti: la lucidatura, la falegnameria, il montaggio e l’imballaggio.
L’azienda è contenta di lui, dell’impegno e dell’attitudine, lo assume come
dipendente apprendista, e con quello che guadagna «tra un po’ mi pagherò la
patente senza pesare sui miei. Ho imparato che essere autonomi è importante».
Ha optato per l’alternanza scuola-lavoro anche Riccardo Facco, veneto di
Piazzola sul Brenta: la passione per i motori lo porta a scegliere l’Enaip di
Cittadella dove prende l’attestato di meccanica. Nell’officina che lo ha assunto
come apprendista si occupa di manutenzione delle auto, dà una mano sui
tagliandi, controlla i freni «e ogni giorno imparo qualcosa di più e sono
sempre più contento di questa esperienza». Le storie di queste scuole sono
lunghe decenni. Proprio oggi viene presentato a Padova il volume Essere nel
Lavoro che racconta 65 anni di Enaip Veneto anche attraverso i successi di
alcuni ex alunni: Paride Contin aveva cominciato con i corsi di Elettronica
industriale e oggi lavora a Londra, service engineer alla McLaren. Paola Budel
è una chef che vanta, contitolare del ristorante Venissa, una stella Michelin,
mentre Mirko Sguerzoni ha sfruttato le lezioni seguite nelle aule di meccanica
per imparare tutto dei go-kart: adesso li produce con la società che ha fondato
insieme a un racing team plurititolato nelle competizioni nazionali e
internazionali. Il segreto, insomma, è ricominciare a credere in se stessi,
anche quando i voti sembrano bollarti come un giovane incapace e inconcludente.
Il sottosegretario al ministero del Lavoro Luigi Bobba riassume: «Contro la
dispersione scolastica c’è bisogno di percorsi formativi differenziati che
consentono di studiare e allo stesso tempo lavorare acquisendo competenze. Le
aziende hanno infatti bisogno di specializzazioni che spesso nel mercato del
lavoro non trovano». Il Governo ha stanziato 87 milioni anche per la
sperimentazione del sistema duale di apprendimento che offre alle aziende
diversi incentivi (non viene applicato il contributo di licenziamento, si sconta
l’aliquota contributiva, ci sono sgravi sui contributi ASpi). Conclude Bobba:
«Recuperiamo giovani che si sentivano demotivati, offriamo opportunità alle
imprese, diamo fiato all’occupazione». E questi giovani (ma anche i loro
genitori) sorridono.
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