saremmo nel migliore dei mondi possibili!
Ma davvero la Russia di Putin ha deciso di legalizzare la violenza domestica?
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Nei giorni scorsi è stata pubblicata da tutti i media, esattamente con le stesse parole, questo pseudo-scoop: la Russia depenalizza la violenza domestica su donne e bambini. Una scelta politica altamente incivile, praticamente infame, atta a sollevare l'indiginazione di ogni essere umano.
E’ quindi stato approvato un emendamento – promosso fra l’altro da una deputata donna – che equipara le pene: il marito che picchia sua moglie o il padre che tira una sberla al figlio subirà ora la stessa condanna di chi dà un pugno per strada alla moglie di un altro. Lo stesso varrà per chi maltratta un bambino. La legge russa dice ora che chi picchia una persona per la prima volta senza provocare lesioni dovrà pagare una multa di 30mila rubli e prestare un lavoro forzato di “pubblica utilità” per sei mesi. In caso di recidiva la multa sale a 40mila rubli e oltre ai lavori forzati va preso in considerazione l’arresto per tre mesi. Qualora invece il maltrattamento comporti lesioni alla vittima, il colpevole sarà condannato penalmente. Si può essere d’accordo o meno con questa riforma, certamente però non si tratta di “depenalizzare” alcunché!
Nei giorni scorsi è stata pubblicata da tutti i media, esattamente con le stesse parole, questo pseudo-scoop: la Russia depenalizza la violenza domestica su donne e bambini. Una scelta politica altamente incivile, praticamente infame, atta a sollevare l'indiginazione di ogni essere umano.
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Siamo tornati nella guerra fredda? Così
sembra osservando la campagna di disinformazione contro la Russia che il presidente russo Vladimir Putin
ha affermato chiaramente: “Non dobbiamo schiaffeggiare i bambini e
giustificarlo sulla base di alcune vecchie tradizioni (…)”. Eppure è lui
il mostro che promuoverebbe la violenza domestica. In realtà la
proposta di revisione della legge che chiede maggiore lassismo circa le
punizioni corporali in famiglia non arriva da Putin ma da un gruppo di
genitori spalleggiati dalla Chiesa Cristiano-Ortodossa.
In pratica la Duma di Stato, cioè il
parlamento russo, aveva votato una legge durissima contro le violenze
domestiche: chi in famiglia alzava le mani veniva severamente punito con
l’incarcerazione fino a due anni. Il problema è che le pene previste
erano superiori a quelle inflitte a chi avrebbe commesso lo stesso reato
fuori casa. In alcuni casi un genitore che sgridava suo figlio con uno
schiaffo veniva arrestato senza troppi complimenti. Mentre se il bambino
veniva schiaffeggiato dal vicino di casa, quest’ultimo se la cavava in
pratica solo con una multa.
E’ quindi stato approvato un emendamento – promosso fra l’altro da una deputata donna – che equipara le pene: il marito che picchia sua moglie o il padre che tira una sberla al figlio subirà ora la stessa condanna di chi dà un pugno per strada alla moglie di un altro. Lo stesso varrà per chi maltratta un bambino. La legge russa dice ora che chi picchia una persona per la prima volta senza provocare lesioni dovrà pagare una multa di 30mila rubli e prestare un lavoro forzato di “pubblica utilità” per sei mesi. In caso di recidiva la multa sale a 40mila rubli e oltre ai lavori forzati va preso in considerazione l’arresto per tre mesi. Qualora invece il maltrattamento comporti lesioni alla vittima, il colpevole sarà condannato penalmente. Si può essere d’accordo o meno con questa riforma, certamente però non si tratta di “depenalizzare” alcunché!
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