Note dall'assemblea su
Ilva-processo-cordate nuovi padroni tenutasi presso la Libreria Gilgamesh il 27 gennaio dallo Slai
cobas sc, a cui è intervenuto il presidente di Peacelink, Marescotti.
I commissari dell'Ilva
stanno agendo peggio di Riva, e ancora peggiori saranno i nuovi
padroni. Chi acquisterà l'Ilva chiamerà ambientalizzazione questo
processo di ristrutturazione che invece punta a fare più acciaio con
meno operai, più sfruttati.
Sul fronte della
magistratura: qui siamo passati da una fase in cui la magistratura di
Taranto contrastava i piani dell'Ilva alla fase attuale, coincisa col
cambio del Procuratore, in cui la magistratura fa accordi per
favorire le società dei Riva e i Riva stessi.
Uno degli obiettivi del
patteggiamento è il dissequestro degli impianti (attualmente
sequestrati ma con facoltà d'uso), per venderli ai nuovi padroni.
Questo riporterebbe le lancette all'indietro. Il patteggiamento per
le Procure servirebbe a fare “cassa” e vendere la fabbrica ad una
delle due cordate. Il famoso 1,300 miliardi non transiterà più dal
Fondo unico di giustizia, ma, grazie ad un ememdamento della Legge di
stabilità, andrà direttamente nelle casse dell'Ilva – si dice per
“decontaminazione e completamento dell'Aia”, ma in realtà per
garantire la produzione e il suo incremento.
Attualmente la produzione
è a meno di 6 milioni di tonnellate annue, ma per far rientrare
dalle perdite si punta a raggiungere almeno 7 milioni di tonnellate
annue. Su questo spingono i sindacati confederali che vogliono
l'aumento a 8 milioni.
Ma perchè – ha detto
Marescotti - i padroni vogliono acquistare uno stabilimento in
perdita, in una situazione di crisi dell'acciaio, in cui la capacità
produttiva sovrasta la domanda? E' un'operazione di occupazione di
settori del mercato mondiale, o operazione finanziaria (vedi Del
Vecchio), fatta gratis (Riva almeno aveva pagato una miseria) o
peggio con i soldi della Cassa Depositi e Prestiti (che ci mette il
grosso: il 45%), cioè dello Stato, cioè nostri – ma questo non
scandalizza i sindacati, anzi, la Cgil dice che è decisivo il ruolo
attivo della CDP. Inoltre, chi acquista si troverebbe con “la dote
iniziale” di 1,300 miliardi. In più chi acquista l'Ilva, grazie al
decreto del governo, non è processabile per reati ambientali.
Peacelink denuncia che
questa destinazione alle casse dell'Ilva dei soldi non è corretta,
perchè si configurerebbe in realtà come “aiuti di Stato”.
Ma su questo lo Slai cobas
sc chiama a sgombrare il campo da un'illusione sulla Commissione
Europea, per tre motivi:
primo, in generale
l'industria europea, non solo quella italiana, è assistita, vedi la
stessa Germania;
secondo, la Commissione
Europea porta avanti un escamotage, sapendo bene quanto possa essere
falso, cioè lo Stato può dare soldi se servono alla
decontaminazione...;
terzo, la Commissione
europea non è certo al di sopra delle parti, è pur sempre
espressione del capitalismo europeo, in cui chiaramente detta legge
il più forte, in questo caso la Germania che ha interesse a
ridimensionare la siderurgia italiana a difesa della propria
siderurgia.
Ma chi sono i componenti
delle due cordate.
In una, Acciai Italia, c'è
Arvedi che nella sua città, Trieste, è indagato per inquinamento
ambientale – a Taranto invece per l'emendamento detto prima non
sarebbe indagato; a questo si aggiunga che è pieno di debiti.
Del Vecchio, ci mette solo
i soldi (una specie di operazione Alitalia, come ai tempi di Riva).
Ultimamente si è aggiunta
la Jindal (indiana) che ha bisogno di ingrandirsi a livello mondiale.
Ma questa azienda in India ha ridotto i salari dei suoi operai del
25%, porta avanti un'operazione di desertificazione di intere zone e
cacciata delle popolazioni adivasi; in Mozambico è incriminata per
violazione dei diritti umani e disastri ambientali, ecc., tanto che
un giornale indiano ha definito “scioccanti” le condizioni in cui
lavorano gli operai.
Nell'altra cordata, la
Marcegaglia ha 1,6 milioni di debiti.
Arcelor Mittal, a parte i
debiti, è interessata solo ai laminatoi. Ma la cosa più importante
è che questa multinazionale indiana è caratterizzata dal fatto che
acquista per chiudere; occupa fette di mercato in profonda crisi ma
per chiudere le aziende; ha tagliato 35mila posti di lavoro, ha
spento altoforni, e chiuso impianti in Francia, Belgio, Lussemburgo,
Spagna.
Noi, ha detto lo Slai
cobas sc, in questa battaglia dobbiamo avere obiettivi di resistenza
e di attacco.
Resistenza: no ai
licenziamenti; no alla new company che porta ad una perdita di
diritti e peggioramento dei salari; bonifiche in fabbrica con
utilizzo anche degli operai; contrastare i peggioramenti in materia
di sicurezza.
Attacco: lotta alla linea
di finta ambientalizzazione ma di vera ristrutturazione per il
profitto; riduzione dell'orario di lavoro, prepensionamenti – che
permetterebbero di contenere gli esuberi e sarebbero misure di difesa
della salute, gli operai devono stare meno tempo nei processi
produttivi dannosi.
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