febbraio 02,
2017
Dopo il danno (del sisma) anche la beffa.
In questo si riassume la storia assurda vissuta
dall’ultimo abitante di Pescara del Tronto, uno dei paesi nei quali si è
verificato il sisma del 24 Agosto scorso, che ha raso al suolo l’intera
località. Faceva parte di tutte le migliaia di persone che tragicamente hanno
perso la casa, era stato soccorso ed ospitato in una delle tende
della protezione civile, aveva aiutato nei soccorsi.
della protezione civile, aveva aiutato nei soccorsi.
Enzo Rendina, 58 anni, era tornato tra le
macerie della sua Pescara del Tronto e, con nuova voglia di ricominciare, aveva
dichiarato che non l’avrebbe lasciata perché troppo innamorato della sua terra.
In un primo periodo aveva continuato a dormire in tenda, ma a causa di una
forte nevicata aveva poi deciso di chiedere ospitalità ai vigili del fuoco. Era
così riuscito a trovare un nuovo riparo per resistere anche al freddo, peccato
che a metter fine alle sue azioni determinate ci abbia pensato la Procura di
Ascoli Piceno arrestandolo con l‘accusa di “interruzione di pubblico servizio”.
In un paese normale sarebbe a dir poco onorevole una Procura così solerte dopo
un sisma o un qualsiasi grande incidente, ma verso i responsabili di eventuali
crolli o di chi ne ha scatenato la causa e non certo contro chi è stato vittima
di una tale tragedia e ha visto perdere tutto davanti a sé. Verrebbe da
considerare questa vicenda un fatto assurdo. Osservando meglio però, è come se
ci fosse un filo che collega questa vicenda ad un disegno spietato più ampio,
in qualche modo la Procura sta giocando un ruolo di mera esecutoria dei voleri di
poteri più alti. Bisognerebbe considerare chi decide di evacuare, che cosa
e perché.
Ormai sembriamo abituati ad un paese che aspetta la
tragedia e gli stati di emergenza per sguinzagliare, magari con poteri
speciali, grandi task force di uomini, grandi risolutori, almeno presentati
così dalle tv e dai giornali, ultra stipendiati, il cui compito (lo vediamo da
l’Aquila ad oggi) è esclusivamente quello di sgomberare tutto e di obbedire
esclusivamente ad un apparato burocratico freddo e schematico che fa svolgere
quel compito come una legge matematica, senza la comprensione di fattori più
“umani”. Se il terremoto ha fatto sparire case ed edifici, loro fanno sparire
la popolazione: un ruolo da caterpillar. Di ricostruzione a L’Aquila non se ne
vede ancora traccia.
Ricordiamoci anche casi come Bertolaso, investito dal governo di poteri speciali, autore delle imponenti zone rosse, militari e polizia a difesa di interi paesi svuotati, gente lasciata in tende e lamierati ed a distanza di 7 anni niente è stato prodotto in termini di ricostruzione. L’orologio de L’Aquila batte ancora le 3.32, quello di Amatrice le 3.36 e se le prospettive son queste la vita non ripartirà ancora per molto, ecco perché gesti di sacrificio come quelli di Enzo racchiudono un gesto di dignità, voglia di non arrendersi e ricominciare. In molti sicuramente è racchiusa la paura dell’aver perso la propria terra per sempre, per questo per gente come lui rimaner lì, seppur in tenda e senza acqua calda, ha tutta una sensazione di “normalità”, quotidianità dei propri spazi, padronanza del proprio territorio: non voler accettare di sentirsi un alieno in una casa calda e sicura lontano però dalla propria.
Ricordiamoci anche casi come Bertolaso, investito dal governo di poteri speciali, autore delle imponenti zone rosse, militari e polizia a difesa di interi paesi svuotati, gente lasciata in tende e lamierati ed a distanza di 7 anni niente è stato prodotto in termini di ricostruzione. L’orologio de L’Aquila batte ancora le 3.32, quello di Amatrice le 3.36 e se le prospettive son queste la vita non ripartirà ancora per molto, ecco perché gesti di sacrificio come quelli di Enzo racchiudono un gesto di dignità, voglia di non arrendersi e ricominciare. In molti sicuramente è racchiusa la paura dell’aver perso la propria terra per sempre, per questo per gente come lui rimaner lì, seppur in tenda e senza acqua calda, ha tutta una sensazione di “normalità”, quotidianità dei propri spazi, padronanza del proprio territorio: non voler accettare di sentirsi un alieno in una casa calda e sicura lontano però dalla propria.
da InfoAut
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