giovedì 2 febbraio 2017

pc 2 febbraio - Sanità lombarda: ennesimo regalo a padron Rocca (Tenaris Dalmine)

Sanità Milano, scontro su vendita dello Ieo. No dei primari, la vedova di Veronesi: "Umberto l'avrebbe voluta"
Il tentativo di scalata dell'Istituto dei tumori e del cardiologico Monzino da parte dell'Humanitas e del gruppo San Donato. Favorevole anche il figlio dell'oncologo scomparso, ma i medici sono sul piede di guerra: "A rischio la nostra indipendenza"
di ALESSANDRA CORICA

01 febbraio 2017
La vedova e il figlio d'accordo. Contro, i primari dello Ieo, l'Istituto europeo dei tumori, creatura di Umberto Veronesi, al centro del tentativo di scalata insieme al cardiologico Monzino da parte dell'Humanitas di Gianfelice Rocca e del gruppo San Donato guidato da Paolo Rotelli. "La sinergia tra questi due poli - ha
detto oggi Sultana Razon, moglie dell'oncologo scomparso a novembre - creerebbe uno dei maggiori centri per la lotta al cancro a livello mondiale, aumentando le possibilità di vincere questa battaglia. Per queste ragioni sono convinta che mio marito guarderebbe con favore a un progetto come questo, a totale beneficio del paziente". Ma non la pensano così. Il primario dell'Istituto, compatti e pronti a fare muro. La manovra che ha come sponsor principale Intesa Sanpaolo (azionista Ieo con il 7,36 per cento) ha spostato dalla finanza alla sanità la contesa tra Intesa e Mediobanca per il controllo di Generali. Ed è stata percepita come ostile da via Ripamonti, il cui cda l'ha subito bollata come "né sollecitata, né concordata, né condivisa preventivamente". Il cda Ieo si riunirà il 17 febbraio, per la presentazione della manifestazione d'interesse, arrivata al presidente Carlo Buora il 17 gennaio.
Nell'attesa, però, i comitati di direzione dell'Istituto e del Monzino - in pratica, i primari e i direttori di divisione - hanno deciso di scendere in campo, stilando una lettera agli azionisti, votata 'all'unanimità', per dire no alla proposta. Che gode, invece, della benedizione di Paolo Veronesi: "Papà sarebbe stato felice", ha detto nei giorni scorsi l'erede del Professore, che oggi dirige la Senologia chirurgica dello Ieo. La posizione dei Veronesi non sembrerebbe infatti condivisa né dai primari, né dai direttori scientifici dei due istituti, Elena Tremoli e Roberto Orecchia. I medici, infatti, hanno espresso la loro "volontà di sostenere il modello attuale di istituzioni no-profit e indipendenti da altri gruppi ospedalieri, privati o pubblici, fondato su uno statuto unico in Italia, che prevede che i margini reddituali vengano destinati a programmi di ricerca". Il riferimento è allo statuto che caratterizza lo Ieo sin dalla sua fondazione, nel 1994 grazie al sodalizio tra Veronesi ed Enrico Cuccia, nume tutelare di Mediobanca, e che poi è stato esteso al Monzino, acquisito nel 2000. Ovvero, la decisione di non fatturare utili. E di investire tutti i ricavi nell'attività clinica e di ricerca. Tradotto: i soci del gruppo Ieo/Monzino (19, tra cui Mediobanca e Unipol che, insieme, arrivano a circa il 29 per cento delle azioni) non guadagnano nulla a fine anno. A differenza di Humanitas e San Donato, colossi sanitari e realtà imprenditoriali. "Gli esponenti dei comitati chiedono agli attuali soci - si legge così nel documento dei primari - di mantenere e anzi rafforzare il sostegno all'unicità del progetto Ieo e Monzino". "Quello dello Ieo - spiega Fausto Chiesa, in via Ripamonti sin dal 1994 e oggi a capo della formazione dei giovani medici - è un modello unico. Che consente di lavorare liberi da considerazioni di altro tipo: è una cosa che noi medici vogliamo difendere. Ne abbiamo parlato, in sala operatoria e in reparto, così come in comitato di direzione. E siamo tutti d'accordo". Lo conferma anche Cesare Fiorentini, cardiologo che al Monzino dirige lo Sviluppo dell'area clinica: "San Donato e Humanitas sono belle realtà, con colleghi eccellenti. Ma l'indipendenza di cui noi godiamo è una specificità di cui siamo molto fieri. Che ci dà un senso di appartenenza: è un patrimonio da non disperdere".

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