Da venerdì
diciassette a domenica diciannove febbraio si terrà a Roma il congresso di
fondazione della nuova formazione politica nascente dal connubio tra i
fuoriusciti ex sedicenti democratici, ed
una parte di ciò che resta di Sinistra Ecologia Libertà dopo il recente
suicidio; per preparare l'evento, due apposite Commissioni hanno licenziato
altrettanti documenti: uno - intitolato "C'è l'alternativa" - da coloro che si
sono occupati del Progetto, che è quello che qui interessa analizzare, l'altro è
lo Statuto provvisorio.
Si tratta
di uno scritto piuttosto corposo che consta di quindici capitoli, per un totale
di venticinque cartelle: la parte che maggiormente può interessare i lettori di
questo blog è certamente la prima, perché inquadra le generalità del pensiero di
coloro che intendono costruire qesto nuovo soggetto politico; a chi scrive
appare che chi ha redatto il documento abbia qualche problema di memoria dello
svolgimento della storia, e manchi proprio delle basi del pensiero marxiano che
deve fare da guida anche ad un qualsiasi partito abbia l'ambizione non di
sovvertire l'esistente, ma anche solo di riformarlo.
Nelle prime
righe si trova scritto: "Ci impegniamo attraverso l'attività politica a creare
le condizioni perché ciascuno possa realizzare i propri progetti di vita liberi
dal bisogno e da ogni forma di oppressione e di sfruttamento materiale e
intellettuale"; il problema è che tutto questo impegno lo mettono - a parole,
addirittura arrivando a prospettare, a pagina ventiquattro, una "lotta senza
quartiere, a denti scoperti, contro illegalità, evasione fiscale, criminalità,
mafie, contro il 'sovversivismo delle classi dirigenti' che ha infettato il
corpo della società italiana, inquina l’economia e devasta l’etica pubblica" -
ben sapendo che tutte queste cose possono avverarsi soltanto fuori dall'ambito
del regime capitalista.
Da questo
non può che discendere che non può certamente essere un soggetto
soialdemocratico ciò di cui vi è necessità; per giungere al traguardo auspicato
da Sinistra Italiana non può bastare "più giustizia sociale, redistribuire
reddito e ricchezza, liberare il lavoro dallo sfruttamento e dalla precarietà,
tutelare i beni comuni e l'ambiente, riaffermare i diritti sociali e civili come
strumento di emancipazione individuale e collettiva": un programma del genere
sarebbe sufficiente soltanto se la borghesia, ed il suo comitato di affari,
lasciasse volontariamente al proletariato la gestione della res publica, ma ciò
non è mai successo nella storia, e neppure mai accadrà visto che i borghesi non
molleranno mai di propria iniziativa i privilegi di cui godono.
Chiarito
quale sia l'abiettivo del nuovo soggetto politico, sembra utile spendere due
parole per capire a chi si rivolgono i suoi promotori; per fare questo ci
appoggiamo ad una parte del capitolo quarto che, dopo aver criticato la così
detta 'sinistra radicale' per la sua marginaizzazione dovuta all'accettazione
acritica dell'ideologia, sostiene quanto segue: "Esistono, nella nostra società,
maggioranze sociali: sui temi del lavoro, delle pensioni, della casa, del
reddito, dei beni comuni (pensiamo al referendum sull’acqua del 2011). .... di cui c’è bisogno è il lavoro politico di trasformazione di quelle
maggioranze sociali in una forza popolare coesa, in grado di lanciare una
proposta per il governo del paese e la trasformazione della nostra società.
Bisogna organizzare i perdenti della globalizzazione per costruirne una nuova
che unisca l’azione locale al pensiero globale".
Chi siano,
poi, i soggetti evocati lo si legge più avanti, a pagina diciotto: "la
catastrofe storico-politica e culturale del pensiero socialista nel suo
complesso (socialdemocrazie e partiti comunisti travolti dal blairismo e dai
suoi epigoni), arresosi alla contro-rivoluzione neoliberista, ha prima
depotenziato e poi definitivamente cancellato gli ideali di uguaglianza sociale
che furono il motore dell’utopia emancipativa della sinistra novecentesca".
.. chiarisce la cosa una intervista
rilasciata a Daniela Preziosi, e da questa pubblicata sul Manifesto di
martedì ventiquattro gennaio - asserisce che occorre dar vita ad una "sinistra
antiliberista" con il resto delle formazioni socialdemocratiche presenti in
Italia; non sembra essere un caso che, nel proprio linguaggio, si sostituisca la parola "anticapitalista" con quella assai più
blanda di "antiliberista": essere contrari al liberismo non significa lavorare
per abbattere il capitalismo, ma al massimo per renderlo più "umano".
Genova, 30 gennaio 2017
Stefano Ghio
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