Sabato undici febbraio, a Genova – in un luogo
che non è ancora stato reso noto da quei cuor di leone che sono gli
organizzatori – si terrà un convegno di alcuni dei movimenti fascisti che
ammorbano con la loro immonda presenza il suolo europeo.
A dare retta alla pagina dell’evento, creata su
una nota rete sociale dal gruppo Forza Nuova Savona, dovrebbero essere presenti
alcuni degli esseri peggiori che calcano senza alcuna vergogna il suolo
continentale.
Sono preannunciati: Roberto Fiore, capo della
suddetta banda fascista italiana che ha sede a Roma, in via Alberto Cadlolo 90; Udo Voigt, suo omologo del Nationaldemokratische Partei Deutschlands; Yvan Benedetti, ultimo
presidente di Mission Française, sciolto d’autorità; Nick Griffin, leader del
British National Party.
In questi giorni stanno arrivando le reazioni del
mondo politico democratico che sostiene che si tratti di una provocazione ad una
città Medaglia d'Oro della Resistenza: tutte all'incirca con gli stessi accenti,
le varie formazioni più o meno antifasciste stigmatizzano la scelta della
località dove, si ricorderà, si svolse una epica battaglia - il 30 giugno 1960
- per scongiurare il pericolo che vi si tenesse il congresso del partito
fascista rifondato con la sigla Movimento Sociale Italiano.
Molto bene, un moto di sano sdegno verso quella
che è certamente una delle peggiori provocazioni che si possano immaginare non
può che essere salutare: ma, tra coloro che sono intervenuti per dimostrare la
propria contrarietà, ci sono personaggi che dovrebbero semplicemente tacere.
Il riferimento è al ‘signor’ Alessandro Terrile;
non tanto per lui in quanto persona – per quel che lo conosco, mi sembra un
antifascista sincero – quanto per chi ha la sventura di rappresentare: è,
infatti, il segretario provinciale del Partito (sedicente) Democratico.
In città, questa accozzaglia di personaggi non
proprio limpidissimi è stata capace di atti di vero e proprio revisionismo
storico volto a sdoganare gli epigoni del Puzzone: clamorosa è stata la
decisione, presa dal Comune anche e soprattutto a causa loro, di intitolare una
via a tale Ugo Venturini.
Costui era un militante fascista che è passato
alla storia come la prima vittima degli anni di piombo: il 1° maggio 1970 si
trovava nei giardini prospicenti la stazione ferroviaria di Genova Brignole per
ascoltare un comizio del boia Giorgio Almirante, quando fu colpito dal lancio di
una bottiglia che ne provocò il decesso.
Chi ne ha propugnato la santificazione, in nome
di una presunta pacificazione che mai potrà accadere, non ha nessun diritto di
ergersi a paladino dell’antifascismo: tanto meno se ciò avviene solo ed
esclusivamente per raccattare voti in campagna elettorale.
Genova, 1° febbraio 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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