In contemporanea all'accordo fascista tra Italia e Libia (leggi articolo: pc 3 febbraio - LA "SVOLTA" DELL'ACCORDO TRA IL GOVERNO ITALIANO E IL GOVERNO LIBICO... UN NUOVO ATTACCO PESANTE FASCISTA E RAZZISTA CONTRO I MIGRANTI CON IL PLAUSO DELL'UE), ecco che Alfano l'ancia il fondo per l'Africa (appoggiato sempre da l'UE) di ben 200 milioni di euro che verranno dati a Libia, Nigeria e Tunisia per diminuire l'immigrazione, (dicono loro) "aiutandoli" nel loro paese.
Ma sappiamo bene che questa è solo una scusa del governo italiano per fare la sua parte come stato imperialista, sfruttando quei territori. Qui entrano in gioco le due contraddizioni principali di questo sistema, quella tra stati imperialisti e popoli oppressi e quella tra stati interimperialisti dove soffiano venti di guerra. Nella prima lo stato Italiano vuole impedire il fenomeno naturale dell'immigrazione dei popoli oppressi dall'imperialismo, costringendoli a morire nelle loro terre tra guerra e sfruttamento che li porta alla fame, ma nella seconda, all'interno dei contrasti interimperialisti, ecco che l'Italia si avvia all'obbiettivo di conquista dell'Africa per accaparrarsi una fetta della torta che già in gran parte ha la Cina e dove tutti gli stati imperialisti vogliono mettere mano, tra cui gli USA con Trump. Con la scusa dell'immigrazione, vuole impiantare le proprie multinazionali sfruttando il territorio, sfruttando in maniera selvaggia la classe proletaria di quei paesi, quindi per fare profitto. Con i soldi che danno in cambio chiedono che gli stati di questi paesi si attrezzino meglio per reprimere chi vuole partite verso l'Europa, bloccandoli nelle frontiere, con una manovra fascista di militarizzazione del territorio. Come dice in forme più "gentili", nell'articolo che di seguito alleghiamo, «Noi diamo una mano nel finanziare sviluppo e attività di controllo, ma in cambio chiediamo una mano per diminuire le partenze».
Di seguito, alleghiamo l'articolo di EDDYBURG
Alfano lancia il Fondo per l’Africa, 200 milioni per fermare i migranti
«Libia, Niger e Tunisia i primi paesi a beneficiare dei soldi: Ma in cambio frontiere sicure». L'obiettivo del governo renzista (e dell'UE) è obbligare chi vive nell'inferno provocato dallo "sviluppo". a morire là dove si trova. il manifesto, 2 febbraio 2017
Mezzi, tecnologie e addestramento delle forze di sicurezza di Libia, Niger e
Tunisia in cambio dell’impegno da parte dei tre paesi africani a fermare le partenze dei migranti. La logica del «do ut des», avviata con l’accordo firmato un anno fa tra Unione europea e Turchia, comincia a estendersi concretamente anche in Africa. L’iniziativa, però, questa volta è del governo italiano che pur di riuscire a mettere un argine agli sbarchi di migranti sulle nostre coste ha creato un nuovo Fondo per l’Africa nel quale per ora sono stati stanziati 200 milioni di euro, soldi che vanno a sommarsi ai 430 milioni già previsti per la Cooperazione.
Ad annunciare l’iniziativa è sotto ieri Angelino Alfano «Noi diamo una mano nel finanziare sviluppo e attività di controllo, ma in cambio chiediamo una mano per diminuire le partenze» ha spiegato il ministro degli Esteri annunciando l’intenzione di arrivare in futuro ad accordi simili anche con Nigeria, Senegal, Egitto ed Etiopia.
Per il governo Gentiloni è sempre più urgente riuscire chiudere la rotta del Mediterraneo centrale attraversata dai migranti. Per questo i tre paesi africani destinatari dei finanziamenti risultano fondamentali. Dalla Tunisia partono molti dei barconi diretti in Sicilia, mentre il Niger è uno snodo centrale per chiunque tenti di imbarcarsi dalla Libia. Chiudere le frontiere di questi Stati significa creare un grosso ostacolo ai migranti. Come poi i governi locali adempiranno allo scopo è qualcosa che non sembra interessare Roma. «Loro dovranno dirci di cosa hanno bisogno e noi lo finanzieremo, gli daremo una mano nel controllo delle frontiere», ha aggiunto Alfano.
Certo, sulla carta il rispetto di diritti umani di quanti fuggono da dittature o miseria continua a essere fondamentale ma difficilmente eventuali controlli, sempre ammesso che ci saranno, metteranno in luce violazioni che già oggi sono all’ordine del giorno.
L’iniziativa della Farnesina arriva quando mancano ormai poche ore al vertice dei capi di stato e di governo che si terrà domani a Malta e durante il quale verranno decise le strategie europee per fermare il flusso di migranti. «Non c’è una soluzione tutta italiana al problema dei flussi migratori irregolari, occorre fare squadra con l’Unione europea, le agenzie specializzate dell’Onu e le Ong», ha proseguito Alfano.
Mezzi, tecnologie e addestramento delle forze di sicurezza di Libia, Niger e
Tunisia in cambio dell’impegno da parte dei tre paesi africani a fermare le partenze dei migranti. La logica del «do ut des», avviata con l’accordo firmato un anno fa tra Unione europea e Turchia, comincia a estendersi concretamente anche in Africa. L’iniziativa, però, questa volta è del governo italiano che pur di riuscire a mettere un argine agli sbarchi di migranti sulle nostre coste ha creato un nuovo Fondo per l’Africa nel quale per ora sono stati stanziati 200 milioni di euro, soldi che vanno a sommarsi ai 430 milioni già previsti per la Cooperazione.
Ad annunciare l’iniziativa è sotto ieri Angelino Alfano «Noi diamo una mano nel finanziare sviluppo e attività di controllo, ma in cambio chiediamo una mano per diminuire le partenze» ha spiegato il ministro degli Esteri annunciando l’intenzione di arrivare in futuro ad accordi simili anche con Nigeria, Senegal, Egitto ed Etiopia.
Per il governo Gentiloni è sempre più urgente riuscire chiudere la rotta del Mediterraneo centrale attraversata dai migranti. Per questo i tre paesi africani destinatari dei finanziamenti risultano fondamentali. Dalla Tunisia partono molti dei barconi diretti in Sicilia, mentre il Niger è uno snodo centrale per chiunque tenti di imbarcarsi dalla Libia. Chiudere le frontiere di questi Stati significa creare un grosso ostacolo ai migranti. Come poi i governi locali adempiranno allo scopo è qualcosa che non sembra interessare Roma. «Loro dovranno dirci di cosa hanno bisogno e noi lo finanzieremo, gli daremo una mano nel controllo delle frontiere», ha aggiunto Alfano.
Certo, sulla carta il rispetto di diritti umani di quanti fuggono da dittature o miseria continua a essere fondamentale ma difficilmente eventuali controlli, sempre ammesso che ci saranno, metteranno in luce violazioni che già oggi sono all’ordine del giorno.
L’iniziativa della Farnesina arriva quando mancano ormai poche ore al vertice dei capi di stato e di governo che si terrà domani a Malta e durante il quale verranno decise le strategie europee per fermare il flusso di migranti. «Non c’è una soluzione tutta italiana al problema dei flussi migratori irregolari, occorre fare squadra con l’Unione europea, le agenzie specializzate dell’Onu e le Ong», ha proseguito Alfano.
Per Bruxelles come per Roma l’obiettivo è lo stesso: coinvolgere – sempre in cambio di soldi e attrezzature – il governo libico di Fayez al Serraj nel contrasto all’immigrazione. Nelle scorse settimane il ministro degli Interni Marco Minniti si è recato in Libia per parlare con Serraj annunciando subito dopo di aver raggiunto un accordo che ora l’Unione europea vorrebbe replicare. Peccato, però, che da Tripoli non sia finora arrivata nessuna conferma dell’esistenza di una simile intesa e che solo due giorni fa la stessa Marina libica si è detta contraria a operazioni nelle proprie acque territoriali per fermare e portare indietro i barconi dopo la loro partenza. «Noi non siamo i gendarmi dell’Europa nel Mediterraneo», ha detto un portavoce, il generale Ayoub Omar Qassem.
Serraj, da ieri a Bruxelles, incontrerà oggi la rappresentante della politica estera della Ue Federica Mogherini per chiarire la fattibilità del piano europeo. E’ possibile che il leader libico si limiti a chiedere maggiori finanziamenti, visto che per ora l’Ue ha stanziato 200 milioni di euro. Oppure, ed è più probabile, sul tavolo c’è la fragilità del governo Serraj e di conseguenza l’impossibilità – al di là di inutili proclami – di garantire la fattibilità del piano di contrasto dei migranti. Così come, al di là delle rassicurazioni, è impossibile garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti in un paese dove pestaggi, stupri e violenze sono all’ordine del giorno.
Serraj, da ieri a Bruxelles, incontrerà oggi la rappresentante della politica estera della Ue Federica Mogherini per chiarire la fattibilità del piano europeo. E’ possibile che il leader libico si limiti a chiedere maggiori finanziamenti, visto che per ora l’Ue ha stanziato 200 milioni di euro. Oppure, ed è più probabile, sul tavolo c’è la fragilità del governo Serraj e di conseguenza l’impossibilità – al di là di inutili proclami – di garantire la fattibilità del piano di contrasto dei migranti. Così come, al di là delle rassicurazioni, è impossibile garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti in un paese dove pestaggi, stupri e violenze sono all’ordine del giorno.
Nessun commento:
Posta un commento