Ilva, pm Milano chiedono fallimento Riva Fire: “Scatola vuota oberata dai debiti”
A spingere la Procura a chiedere l’istanza di fallimento i circa 429 milioni di patrimonio netto in negativo della holding che deteneva il 90% del gruppo Ilva. La differenza tra attivo e passivo è emersa dal bilancio al 31 dicembre 2014: secondo i pm erano le realtà industriali sottostanti ad alimentare la società, tra cui principalmente l’Ilva che tramite un contratto di servizi e assistenza versava circa 40 milioni l’anno alla Riva Fire. Una volta perso l’asset, e dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza dell’Ilva a gennaio dello scorso anno, la holding ha perso anche le sue principali fonti di guadagno, tra cui la Fire spa con partecipazione in Alitalia. Infine le attività non legate all’Ilva e cioè il settore tubi lunghi, tra i ‘business’ della famiglia Riva, che è stato scorporato dalla Riva Fire per essere trasferito in pancia alla Riva Forni Elettrici.
L’istanza di fallimento è stata notificata al liquidatore Andrea Rebolino, commercialista di Genova dove la Finanziaria Industriale Riva Emilio ha trasferito la sua sede.Inoltre le mosse fatte dalla famiglia per non portare i libri in Tribunale non convincono i due magistrati: da parte di Riva Forni Elettrici è stato promesso di rinviare la riscossione dei crediti per 317 milioni e un finanziamento di 93 milioni mentre la lussemburghese Utia ha assicurato di posticipare la richiesta di crediti per 19 milioni.
Per la Procura però si tratta di promesse e non di atti formali.
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