Nel numero del 12 febbraio di iMec, il giornale metalmeccanico della Fiom, vi è una interessante inchiesta sul gruppo dirigente territoriale - "Fiom: l'evoluzione della specie" di Eliana Como - che restituisce un quadro di come è questo gruppo dirigente, che è esemplificativo dello stato disastroso della Fiom, se si pensa, come dice l'articolo, che queste persone sono coloro che "fanno vivere, nei territori e nei luoghi di lavoro, la politica e le scelte di tutta l'organizzazione".
Ma chiaramente, di che meravigliarsi? E' la politica che guida l'organizzazione.
E se la politica sindacale è staccata dalla realtà della maggioranza dei lavoratori, se non ha nel suo Dna la lotta come aspetto principale, se si limita a chiedere piccole concessioni a fronte di un peggioramento rapido della realtà lavorativa, mentre in tanti territori, posti di lavoro, firma insieme a Fim e Uilm accordi di svendita, se la testa - Landini - fa (faceva) urlate denunce, ma nessuna reale azione per dare battaglia agli attacchi di padroni e governo, se il gruppo dirigente è espressione dell'aristocrazia operaia, viene di conseguenza che i dirigenti territoriali, sono quelli che sono, e spesso anche peggiori, più burocrati.
La mancanza di donne e i giovani sono lo specchio più emblematico di questo andazzo.
Diremmo: meno male! Almeno non sono invischiati in questa politica.
MA CHIARAMENTE OCCORRE ALTRO!
Riportiamo le parti più interessanti di questa inchiesta
"Il
gruppo dirigente territoriale della Fiom è l'insieme
dei componenti – uomini e donne – di tutti i direttivi
territoriali della categoria. Sono
in larga parte delegati e delegate, Rls ma anche funzionari o
semplici iscritti, perlopiù operai ma anche impiegati e,
soprattutto, sono coloro che discutono e fanno vivere, nei territori
e nei luoghi di lavoro, la politica e le scelte di tutta
l'organizzazione.
Senza
di loro non ci sarebbe la Fiom, come nessuna altra categoria della
Cgil...
Poche
donne e migranti, età media 47 anni
Il
primo elemento che salta agli occhi è che nel gruppo dirigente
territoriale della Fiom sono poche
le donne (soltanto il 15%, molto meno di quanto prescrive la norma
antidiscriminatoria della Cgil)
e pochissimi i migranti (appena il
5%, anche al nord dove si concentra la loro presenza nelle fabbriche...
5%, anche al nord dove si concentra la loro presenza nelle fabbriche...
Pochi
anche i giovani e molto alta l'età media: 47 anni... e quelli con
meno di 35 anni una rarità...
Un
terzo dei componenti dei direttivi è... iscritto alla Fiom da
meno di dieci anni, il 35% è delegato da meno di cinque, circa il
60% è entrato nel direttivo dopo il Congresso del 2010. Va ricordato
quando... si dà per scontato che
tutti conoscano i passaggi della nostra storia più o meno recente...
La
mancanza di giovani si misura... nella esperienza diretta della
precarietà: soltanto l'11% degli intervistati ha avuto contratti
precari per più di un anno prima di essere assunto (a ben guardare
comunque quasi il doppio tra le donne). Una percentuale che non
rispecchia di sicuro le trasformazioni che hanno attraversato il
mercato del lavoro negli ultimi decenni...
Bisogno
di formazione
Il
più evidente tra i punti di debolezza è la poca formazione
sindacale, soprattutto per i tanti che sono da meno tempo nella Fiom.
Quasi tutti ammettono, infatti, che c'è bisogno di più formazione
(95%) e tantissimi dichiarano di non aver mai partecipato ad alcun
corso...
A
conferma di ciò, un numero significativo di intervistati dichiara
che quello che sa sul sindacato lo ha imparato in modo più o meno
casuale e sporadico, detto in altro modo «arrangiandosi».
A
giudicare dalle risposte, quella della formazione è una pratica che
è diminuita negli anni...
Quello
che manca e su cui si chiede di aver più formazione non sono temi
più o meno accessori, al limite rinviabili, ma è l'Abc stesso del
sindacato, cioè la contrattazione, che è indicata come priorità
nella metà delle risposte possibili...
Il
bilancio sulla contrattazione aziendale non è sempre positivo. In
media, soltanto un delegato su due può dire di essere riuscito in
questi ultimi tre anni a portare avanti la contrattazione di secondo
livello nell'azienda in cui lavora (in particolare al nord e nelle
aziende di dimensioni medio grandi); molti, l'altra metà appunto,
non ci sono riusciti, perchè non ci sono state le condizioni, perchè
un contratto non c'è mai stato o, peggio, perché l'azienda lo ha
disdettato unilateralmente.
Il
punto non è poi soltanto se si è fatta contrattazione, ma anche se
essa ha determinato o meno migliori condizioni, cosa tutt'altro che
scontata visto che nel 23% dei casi sono persino peggiorate...
(Circa) l'utilizzo
degli strumenti di comunicazione e di informazione messi a
disposizione dalla Fiom... la stragrande maggioranza lo usa
poco (44%) o mai (oltre il 30%, considerando anche quelli che dicono
di non conoscerlo affatto).... ben il
32% (quasi un intervistato su 3) quelli che non lo conoscono nemmeno...
Resta da considerare come
coinvolgere il cosiddetto tipo C, cioè quelli che usano i social
network ma soltanto per uso privato e non per l'attività sindacale
(e sono, di nuovo, soprattutto i delegati e in particolare quelli
che hanno una storia più recente nella Fiom)
Bassa
è la partecipazione ad attività sociali e di volontariato, che
interessa un intervistato su
quattro
(26%), soprattutto al centro-nord, tra gli under 30 o over 55 (oltre
il 30%) e, anche in questo
caso,
tra gli «storici» (40% di chi è nel direttivo da prima del 2006) e
i funzionari (oltre il 50%)...
la più diffusa tra le associazioni cui sono iscritti i
componenti del gruppo dirigente della Fiom è l'Anpi (citata nelle
risposte circa 200 volte), la seconda è l'Avis (circa 100 risposte),
un impegno importante e di altissimo valore sociale ma non
necessariamente legato all'identità politica...
D'altra
parte, se la partecipazione politica e sociale è molto bassa,
altissimo invece è il tasso di partecipazione al voto e
l'astensionismo (10%) non è nemmeno lontanamente paragonabile al
dato medio nazionale...
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