I preparativi di guerra nel paese confinante, in particolare dopo l'ultimo raid americano nella cittadina libica di Sabratha (100 km dal confine tunisino) ha intensificato gli incontri tra l'apparato governativo e i dirigenti delle forze armate. Negli ultimi giorni si sono susseguite visite al confine, l'ultima due giorni fa da parte del ministro della difesa accompagnato da quello delle finanze. Al termine di tale visita il ministro assicura che la barriera di sabbia costruita per fronteggiare eventuali sconfinamenti da parte di gruppi armati indesiderati è sufficiente ma verrà rinforzata da apparecchiature elettroniche come scanner e videocamere (sic!).
Da un punto di vista degli equilibri di potere interni allo stato tunisino, dalla rivolta del 2010, la borghesia compradora sta spostando gradualmente il baricentro del potere in favore delle forze armate a "danno" di quelle di polizia (storicamente il pilastro del regime sin dai tempi di Bourguiba e
ancor più con Ben Ali). L'instabilità dei confini e l'intensificarsi di quella interna hanno facilitato questa decisione. L'esercito tunisino da sempre dotato di un numero ed equipaggiamento ridicolo, negli ultimi anni ha visto l'aumento del budget ad esso destinato con relativo aumento salariale dei militari. Questa contraddizione interna polizia-esercito, si è palesata la scorsa settimana quando centinaia di poliziotti hanno "assediato" la sede del primo ministro (in maniera illegale contravvenendo allo stato di emergenza!) chiedendo un aumento salariale. Come risposta il primo ministro Essid ha dichiarato di aver intentato una misura legale contro le organizzazioni sindacali di polizia che hanno organizzato tale protesta.
ancor più con Ben Ali). L'instabilità dei confini e l'intensificarsi di quella interna hanno facilitato questa decisione. L'esercito tunisino da sempre dotato di un numero ed equipaggiamento ridicolo, negli ultimi anni ha visto l'aumento del budget ad esso destinato con relativo aumento salariale dei militari. Questa contraddizione interna polizia-esercito, si è palesata la scorsa settimana quando centinaia di poliziotti hanno "assediato" la sede del primo ministro (in maniera illegale contravvenendo allo stato di emergenza!) chiedendo un aumento salariale. Come risposta il primo ministro Essid ha dichiarato di aver intentato una misura legale contro le organizzazioni sindacali di polizia che hanno organizzato tale protesta.
Contraddizione secondaria ma utile per capire come si ristruttura lo stato tunisino post-rivolta e a gestione bifronte (Ennahda-Nidaa Tounes).
Per quanto riguarda invece i rapporti con l'esterno, accanto a queste misure di facciata che con molta improbabilità fermeranno tale pericolo al confine, si intensificano i rapporti militari con paesi stranieri in particolare con Germania, Italia, Francia, Portogallo e USA.
I primi due paesi avevano già schierato uomini sul confine con lo sopo di "addestrare le forze armate tunisine" ma nei giorni scorsi la Germania ha annunciato un aumento di tale truppe, a cui si è aggiunto anche il Portogallo (paese che per i suoi passati coloniali solitamente rivolge i propri interessi ad altre aree) il paese ha infatti annunciato un intensificarsi dei rapporti bilaterali con la Tunisia che prevedono l'insegnamento della lingua portoghese nei licei tunisini dal prossimo anno come seconda lingua (alla pari di inglese, italiano e tedesco) e l'invio di truppe sul confine con lo stesso obiettivo dichiarato di Germania e Italia. Con Francia e USA permane una stretta "coordinazione politica e militare", leggi subordinazione neo e semi coloniale, così come avviene con gli altri paesi citati in precedenza.
Il governo tunisino inizialmente ha dichiarato di essere contrario a qualsiasi intervento militare e di prediligere una via pacifica della risoluzione del conflitto. Il governo teme nuovi disordini sociali non nuovi nei governatorati di confine molto poveri, in seguito alla presenza di nuovi profughi libici che già hanno incominciato a varcare la frontiera.
Quasi ogni settimana quindi il governo sforna "soluzioni" e misure "eccezionali" come la creazione di una brigata mista esercito-guardia nazionali-agenti doganieri per combattere il contrabbando in particolare quello di armi.
Intanto ieri altri 10 giovani sono "spariti" da un villaggio del governatorato di confine di Tataouine e si teme che abbiano varcato il confine verso la Libia per unirsi allo Stato Islamico ingrossando le file dei giovani tunisini che hanno l'intenzione di unirsi al jihad.
Entrambe le anime del governo (Nidaa Tounes più legata al governo libico filo egiziano e filo occidentale di Toubrouk ed Ennahdha più legata al governo islamista di Tripoli) si sono mantenuti fino alla settimana scorsa su questa posizione "pacifista". Ma dopo il raid americano, davanti il fatto compiuto, il governo ha modificato la propria posizione dichiarando di continuare ad "opporsi" ad un'invasione militare ma di condividere futuri "raid mirati", anche se pare che in quello in cui è stato ucciso Nourradine Chouchane, il dirigente tunisino dell'ISIS che avrebbe pianificato gli attentati del Bardo e di Sousse, ci sarebbero anche alcuni civili tra le oltre 40 vittime.
Intanto negli ultimi giorni il governo islamista di Tripoli ha estradato alcuni tunisini accusati di far parte dello Stato Islamico in Libia.
Inizia a crescere un'opposizione dal basso contro un'eventuale prossima aggressione imperialista in Libia, differenti partiti e organizzazioni si sono riunite la settimana scorsa nella capitale sottoscrivendo una dichiarazione comune contro la futura aggressione e a sostegno delle forze nazionaliste e anti-imperialiste libiche che respingeranno l'invasione.
Alcuni di questi partiti però hanno assunto la posizione ambigua di "essere contrari all'invasione della Libia" rivendicando di voler contribuire a rafforzare la posizione ufficiale del governo tunisino che come abbiamo visto aveva dichiarato in maniera formale e ambigua questa sua contrarietà.
E' necessario che l'opposizione anti-imperialista si demarchi senza ambiguità dalle posizioni governative e colpisca gli interessi dell'imperialismo in Tunisia.
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